Aviaria in Veneto: ancora una volta le nostre immagini in onda su Rai 3


Maria Mancuso
Web content editor

Nell’ultima puntata di Indovina chi viene a cena, la giornalista Sabrina Giannini ha affrontato molti temi, dalla carne sintetica all’ambiente passando per gli allevamenti intensivi, fino ad arrivare all’ultimo caso di influenza aviaria registrato nella provincia di Treviso pochi giorni fa.

Nella sua ultima inchiesta andata in onda qualche giorno fa su Indovina chi viene a cena, Rai 3, Sabrina Giannini si pone diverse domande: alla luce della crisi climatica in corso, cosa è meglio fare, rendere l’allevamento intensivo meno impattante o creare carne alternativa, sia di laboratorio che con proteine vegetali? E poi, può un allevamento essere sostenibile se è intensivo?

Questi quesiti non sono causali. Sono molte le start up che in questo momento stanno investendo nelle tecnologie destinate a produrre carne in laboratorio e le persone giovani che cercano di ridurre l’impatto della loro alimentazione sono sempre di più. Ma la questione è molto più ampia e va a toccare altri temi oltre a quello ambientale, come spiega Giannini. L’allevamento intensivo solleva anche questioni come il benessere degli animali e la salute dell’essere umano.

La giornalista Sabrina Giannini e Francesco Ceccarelli, il nostro responsabile investigazioni, mentre filmano con un drone l’allevamento colpito dall’influenza aviaria.
© Essere Animali

Aviaria: una minaccia per gli animali e gli esseri umani

Gli equilibri nel nostro sistema sono molto fragili, racconta e c’è la possibilità che si scatenino epidemie virali che provengono dagli animali, nel caso di polli e tacchini parliamo di epidemie di aviaria. Pochi giorni fa è stato infatti scoperto un focolaio di aviaria sottotipo H5N1 in un allevamento di polli broiler in provincia di Treviso, e come da prassi si è proceduto all’abbattimento degli animali.

Lo scorso gennaio era già successo, sempre in Veneto: la giornalista e il nostro responsabile del team investigativo Francesco Ceccarelli hanno filmato con un drone l’abbattimento di un focolaio di influenza aviaria che aveva colpito un grande allevamento di polli broiler in provincia di Vicenza contenente circa 300 mila animali. Come mostrano le immagini, i polli vengono raccolti con una ruspa e scaricati all’interno di grandi container, per poi essere gasati ancora vivi.


Non è un caso che il Veneto sia la regione italiana col più alto numero di focolai di aviaria negli allevamenti avicoli negli ultimi anni: la regione è vicina alle rotte migratorie degli uccelli serbatoi naturali dei virus aviari, le anatidi — specie che vengono attratte in questa zona umida dai cacciatori dentro le aziende faunistiche venatorie.

Lo dicono anche le Nazioni Unite

Come spiega la giornalista, la vita degli animali è l’ultima delle preoccupazioni per le autorità sanitarie che devono evitare che il virus si allarghi, tutelare gli allevamenti vicini ed evitare che il virus contagi l’essere umano. E su questo ultimo punto cita il rapporto dell’UNEP Emerging Issues of Environmental concern avvertiva nel 2016 che gli animali rappresentano un amplificatore, un ponte epidemiologico tra i virus dei selvatici e noi. Questo è particolarmente vero per gli allevamenti intensivi, nei quali gli animali sono geneticamente simili, perché manca la varietà genetica, che fornisce resilienza, cioè l’autoregolazione naturale.

La giornalista mostra delle immagini all’interno di un allevamento di polli dove è entrata grazie al nostro contributo. Gli animali sono broiler, quindi a crescita rapida, il che vuol dire che in 40 giorni, poco più che pulcini, sono pronti per la macellazione. Il loro petto a quel punto è talmente grande che le loro zampe non li riescono a sorreggere.

La giornalista mostra poi gli abbeveratoi in cui vengono somministrati gli antibiotici, mischiati all’acqua, utilizzati in maniera preventiva, proprio per evitare che gli animali si ammalino a causa delle condizioni all’interno degli allevamenti. Le cure preventive, secondo le norme europee, si potranno somministrare ancora per cinque anni. Ma gli antibiotici curano le infezioni, non i virus. E inoltre, il loro utilizzo generalizzato e sistematico contribuisce al fenomeno dell’antibiotico resistenza, una minaccia per la salute globale.

Gli allevamenti sono crudeli e pericolosi

Negli allevamenti intensivi la priorità non è il benessere degli animali, ma la produttività: ciò che è urgente è allevare il maggior numero di animali nel minor spazio e tempo possibile. Sono uno dei fattori che contribuisce alla crisi climatica, come denunciano gli scienziati. E sono pericolosi per la salute umana, perché possono essere degli incubatoi di virus. È tempo che le istituzioni mettano al centro delle loro iniziative la salute di tutte e tutti, animali compresi, perché gli allevamenti intensivi smettano di essere una minaccia.