Perché lavoriamo per cambiare le policy delle aziende

Nel mondo che vogliamo e che ci impegniamo a costruire non esistono allevamenti, macelli e nessun animale tenuto prigioniero e sfruttato.

Certi che arrivarci non sarà facile e nemmeno breve, fin dal primo giorno in cui abbiamo creato Essere Animali ragioniamo in continuazione sul da farsi, cerchiamo nuove strategie, valutiamo le più efficaci, proviamo tante strade e indirizziamo le energie in più direzioni.

La nostra attività è sempre stata rivolta in primis a fare informazione e creare consapevolezza sulle reali condizioni in cui oggi vivono gli animali e l’enormità del problema che questa società deve affrontare. Da questo le investigazioni e il lavoro con i media, per mostrare a milioni di persone ciò che fino a prima era praticamente sconosciuto: l’orrore degli allevamenti intensivi e dei macelli italiani dove gli animali vengono trattati come macchine, maltrattati, sfruttati fino allo sfinimento e infine macellati in modo brutale. Una realtà da cui proviene circa il 99% dei prodotti animali che gli italiani consumano quotidianamente.

Nel mostrare questa terribile realtà il nostro messaggio è sempre stato chiaro: è necessario e urgente cambiare alimentazione e scelte di acquisto, evitare prodotti che derivino dall’uccisione o dalla sofferenza degli animali.

Crediamo che la scelta vegana sia una scelta importantissima, che esprime una presa di posizione e manda un forte messaggio alla società su quanto sia necessario ripensare completamente il nostro rapporto con gli animali, con l’ambiente e con gli altri esseri umani. E per diffondere questa scelta lavoriamo ogni giorno non solo con le indagini, ma anche con progetti educativi e formativi, un sito specifico, campagne di sensibilizzazione nelle strade, sui media e sui social network.

Promuovere un mondo in cui gli animali non sono cibo è e sarà sempre al centro della nostra missione.

Perché le nostre campagne aziendali

Vedere negli ultimi anni un interesse e una diffusione crescente dell’alimentazione vegana, di pari passo a una diminuzione del consumo di prodotti animali da parte di molti italiani, è un segno di come la strada intrapresa stia portando dei frutti.

Ma nonostante le vittorie e i passi in avanti non possiamo mentire a noi stessi o agli animali: un mondo vegan non arriverà in tempi brevi. Il futuro andrà in quella direzione, di questo ne siamo certi e i segnali ci sono, ma non si realizzerà purtroppo in pochi anni.

E nel frattempo solo in Italia centinaia di milioni di animali, più di un miliardo ogni anno se includiamo i pesci, passano la loro vita in condizioni atroci, vengono sottoposti a pratiche di violenza e tortura perfettamente legali e quasi sempre senza anestesia: taglio del becco per le galline, triturazione di pulcini vivi, mutilazioni e castrazioni per i piccoli maiali, taglio delle corna per i vitelli, morte per asfissia per i pesci, senza parlare delle minuscole e anacronistiche gabbie in cui la maggior parte degli animali sono prigionieri.

Di fronte a questa pratiche non ce la sentiamo di far finta di nulla e riteniamo urgente e necessario intervenire per eliminarle e ridurre fin dall’immediato le sofferenze degli animali.

Per questo abbiamo deciso di lavorare su un doppio binario, da una parte con la comunicazione e la promozione di scelte etiche e alimentazione vegetale, a cui affiancare campagne di pressione dove spingiamo le aziende a rivedere le loro policy per ridurre notevolmente le sofferenze a cui oggi vengono sottoposti gli animali.

Questo non significa assolutamente promuovere l’allevamento etico o invitare il consumatore a mangiare “carne felice”, così come non andrà a limitare o modificare il nostro impegno per diffondere la scelta vegana e far diminuire il numero di animali uccisi, che proprio in questo periodo stiamo amplificando con nuovi progetti. Si tratta di affiancare nuove energie affinché nel frattempo le sofferenze degli animali che non possiamo salvare vengano almeno ridotte.

L’impatto di queste campagne

Alcuni dicono che se riduciamo le sofferenze degli animali e di fatto miglioriamo le condizioni degli allevamenti stiamo facendo un favore all’industria ripulendone l’immagine e rallentiamo il cammino verso un futuro privo del loro sfruttamento, altri che è meglio lasciare in atto le pratiche più gravi perché questo ci permette di creare più discussione e spingere le persone a non mangiare gli animali.

Noi non crediamo che le cose stiano così. Così come non ce la sentiamo di condannare miliardi di animali ad atroci sofferenze perché la nostra comunicazione possa avere maggiore impatto.

La scelta morale di non mangiare animali è così logica e forte di per sé che non ha bisogno che gli animali soffrano le pene dell’inferno per raggiungere il cuore di chi vuole ascoltare. Non a caso sono molti coloro che smettono di mangiare animali semplicemente dopo averci avuto un rapporto più ravvicinato, anche solo l’incontro in un rifugio. E tutti coloro che hanno fatto questa scelta non tornerebbero certo indietro se le pratiche degli allevamenti diventassero meno brutali.

Anche in un mondo fatto solo di allevamenti biologici e al pascolo sapremo trovare gli argomenti e modi giusti per spingere le persone a non mangiare animali.

Ma ci sono altre ragioni per cui nonostante la nostra visione abolizionista crediamo che Essere Animali debba intraprendere anche questo tipo di campagne.

Primo fra tutti che si tratta di un costo aggiuntivo per le industrie, costo che poi si riflette sul prezzo e di conseguenza anche sui consumi e quindi il numero di animali uccisi. E a chi pensa che queste riforme siano benvenute dagli allevatori, che credono di aver trovato il modo di ingannare il consumatore più attento e non vedono l’ora di lanciarvisi, non sa invece quanta resistenza trova anche il più piccolo cambiamento. L’industria cerca di ostacolare ogni miglioramento per le condizioni degli animali proprio per enormi questioni, ma anche perché sanno che ogni passo in avanti è un passo in un percorso che ne riconosce non solo la capacità di soffrire, ma anche i diritti più basilari.

Gli animali utilizzati per produrre carne, uova o latticini, sono più del 95% tra tutti gli animali che oggi vengono sfruttati e uccisi nel nostro paese. E sono anche quelli per cui le aziende e le leggi hanno avuto fino a oggi meno considerazione (praticamente zero per i pesci). Quello che ci prefiggiamo come movimento è un cambiamento epocale, uno stravolgimento della società.

Ed è su questo che si deve riflettere. Se ragioniamo in modo razionale sappiamo che necessariamente, ci piaccia o meno, questo lungo cammino verso la liberazione degli animali avverrà per passi. Saranno passi piccoli o grandi, legislativi, economici, culturali o di consumo. Ma sempre di passi si tratterà.

Uno di questi è anche il semplice fatto che le industrie che oggi considerano gli animali come oggetti a loro disposizione inizino a prendere in considerazione i loro interessi e a limitare le pratiche che portano maggiore sofferenza o dolore. E che allo stesso tempo a preoccuparsi del modo in cui gli animali vengono allevati siano i consumatori, che finora questo problema non se lo ponevano nemmeno. Nonostante ancora questa considerazione non si estenda fino al punto di non mangiarli, è l’inizio di un cambio di percezione nella società: anche gli animali più invisibili devono essere in qualche modo tutelati.

Ridurre le sofferenze degli animali e promuovere la scelta vegana non sono due percorsi agli antipodi ma possono andare di pari passo. Numerosi studi mostrano infatti come siano proprio le persone pronte a spendere di più per mangiare prodotti di animali allevati meglio quelle più propense a smettere di mangiarli del tutto. Così come notizie di nuove leggi e policy sul benessere animale non generano un desiderio di maggior consumo di quei prodotti ma un calo, evidenziato anche nella pratica in alcuni paesi dove sono entrate in vigore norme più rigide.

La strada verso il futuro

In un certo momento della storia siamo sicuri che la crescita del veganismo e di un pensiero etico riguardo gli animali, la diminuzione di potere economico e politico per l’industria zootecnica, la diffusa riduzione dei consumi di carne e un aumento delle alternative, così come norme e leggi sempre più rigide per gli allevamenti, convergeranno insieme e ci mostreranno lo spiraglio per fare il salto in un mondo nonviolento.

Ma per giungere a quel momento c’è ancora molto lavoro da fare, su tutti questi fronti.

La società occidentale in questi ultimi decenni ha avuto una profonda evoluzione e anche in Italia i sondaggi mostrano una crescita enorme nel sostegno a migliori condizioni per gli animali o un rifiuto netto per diverse pratiche e attività che li vedono sfruttati. La sfida più grande è quella di riuscire a trasformare queste parole in scelte reali, in azioni, in cambiamento concreto.

Noi di Essere Animali siamo fieri di essere in prima linea con un lavoro ad ampio raggio verso questo futuro, in cui i nostri nipoti si chiederanno come fosse possibile oggi pensare di mangiare gli animali.

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