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A ESSERE ANIMALI
Le api possiedono un sistema nervoso complesso e quindi la capacità di provare dolore come gli altri animali.
Le api operaie trascorrono tutto il periodo estivo a raccogliere il nettare dei fiori che verrà trasformato, tramite un processo simile alla digestione, in miele, per riempire le cellette dei loro alveari come scorta di cibo per l’inverno.
Per la produzione del miele, l’apicoltore non si limita a sottrarre quello in eccesso, ma svuota totalmente le cellette dell’alveare sostituendo il miele con un surrogato di sciroppo di zucchero, che, non essendo un alimento sostitutivo adeguato, provoca l’indebolimento delle api e le espone maggiormente al rischio di contrarre malattie, con la conseguenza di addizioni di antibiotici nello sciroppo di zucchero.
Per estrarre il miele le api vengono allontanate dall’alveare tramite fonti di calore (affumicamento) o potenti getti d’aria, che frequentemente le feriscono. Per impedire alla regina di sciamare (perché porterebbe con sé tutta la colonia) le vengono bloccate le ali, in alcuni casi addirittura tagliandone un’estremità.
La riproduzione dell’ape regina avviene attraverso l’inseminazione artificiale: il maschio viene ucciso (tramite decapitazione o schiacciamento dell’addome) per recuperare gli spermatozoi, che vengono inseriti nella regina con l’ausilio di microscopici uncini. Quando verso i due anni quest’ultima inizia a deporre meno uova viene uccisa e sostituita, mentre in natura potrebbe vivere fino a cinque anni.
Il miele non è l’unico prodotto che deriva dallo sfruttamento delle api: