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sotto osservazione

Quanto si impegnano per il benessere dei suini?

Abbiamo analizzato le comunicazioni pubbliche di alcuni grandi produttori di salumi per vedere se e come si impegnano a migliorare le condizioni di allevamento di scrofe e suini per la produzione di carne, partendo dall’eliminazione delle cause di maggior sofferenza.
Gli 11 criteri impiegati per la valutazione sono legati alle richieste della nostra campagna SOSPig.

Valutazione complessiva
Gabbie per le scrofe
Arricchimenti ambientali e comfort
Mutilazioni
Uso di antibiotici
Certificazione che comprenda questi standard migliorativi
Casa Modena
0/11
Citterio
2/11
Fiorani
0/11
Fratelli Beretta
1.5/11
Fumagalli
11/11
Levoni
1/11
Negroni
2.5/11
Rovagnati
2/11

⚠️ Azienda che parla di benessere animale, ma continua ad allevare scrofe in gabbia

Nessun impegno a eliminare una certa pratica

Impegno parziale a eliminare una certa pratica

Impegno completo a eliminare una certa pratica

Come abbiamo fatto le valutazioni

  • Gabbie per le scrofe
    • Per legge, le scrofe possono essere tenute in gabbia per il primo mese di gravidanza e per l’intera durata del periodo di allattamento: quasi metà della loro vita che passano in gabbie così strette in cui non possono neanche girarsi su se stesse, ma solo alzarsi e coricarsi. Si tratta di un sistema di allevamento che, come riconosciuto anche dall’EFSA, è fortemente negativo per il benessere delle scrofe perché impedisce loro di muoversi, esprimere i propri comportamenti naturali e interagire più liberamente con i propri suinetti.
      L’obiettivo di quest’area è valutare se le aziende hanno assunto impegni pubblici per eliminare il confinamento in gabbia delle scrofe durante la gravidanza e l’allattamento.
  • Arricchimenti ambientali e comfort
    • Suini e scrofe hanno un grande stimolo a esprimere i propri comportamenti naturali, tra cui in particolare quello di esplorare l’ambiente circostante in cerca di cibo. Se non hanno accesso a materiali con cui esprimere questi comportamenti, spesso ridirigono la loro attenzione verso gli altri animali del recinto, ad esempio mordendosi la coda. Oltre all’espressione dei comportamenti, i maiali hanno anche bisogno che sia garantito un certo comfort perché passano gran parte del loro tempo sdraiati a riposare.
      Quest’area vuole quindi valutare se le aziende si sono impegnate ad arricchire l’ambiente di scrofe e suini per la produzione di carne con materiali appropriati per incoraggiare l’espressione dei comportamenti naturali e con una lettiera a pavimento per garantire il comfort adeguato. La paglia è il materiale che i suini preferiscono maggiormente, ma anche altre combinazioni di materiali possono essere appropriati, a patto che siano edibili, masticabili e investigabili sul suolo. A causa dell’elevato tasso di non conformità degli allevamenti italiani con la normativa attuale sugli arricchimenti ambientali, comunicazioni generiche che non specificano chiaramente quali materiali sono forniti ai suini non sono state considerate come impegni validi ai fini di questa valutazione.
  • Mutilazioni
    • Molto spesso, a causa di condizioni di allevamento inadeguate, i suini possono sviluppare comportamenti aggressivi e, per limitare i danni, sono per questo soggetti a mutilazioni che causano grandi sofferenze agli animali, come il taglio della coda o dei denti. Garantire un ambiente migliore agli animali contribuisce a prevenire la necessità di mutilazioni e la sofferenza degli animali, per questo è importante valutare qual è l’impegno delle aziende sul proibire il taglio della coda e dei denti.
      Un’altra mutilazione diffusa in allevamento è la castrazione dei suini maschi, compiuta per evitare alla carne un odore cattivo. Purtroppo al momento non è facile identificare alternative alla castrazione chirurgica che evitino qualsiasi tipo di sofferenza agli animali e siano immediatamente applicabili su scala commerciale alla realtà italiana, per questo il tema della castrazione non è stato incluso in questa valutazione, ma continueremo a impegnarci perché anche questa pratica sia eliminata al più presto.
  • Uso di antibiotici
    • Come indicato da molteplici organismi internazionali, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’OIE (l’analogo dell’OMS in medicina veterinaria), l’unica strada per contrastare la diffusione dell’antibioticoresistenza è utilizzare gli antibiotici in maniera responsabile, evitando i trattamenti profilattici di massa e trattando solo gli animali malati all’occorrenza. Ai fini di questa valutazione un impegno completo a utilizzare gli antibiotici in maniera responsabile deve comprendere anche una forte limitazione/eliminazione dell’uso di quegli antibiotici considerati come critici per la salute umana.
      Per essere completamente efficace, la politica sull’uso responsabile degli antibiotici deve infine essere accompagnata da un piano di monitoraggio sui consumi reali in allevamento, un passaggio fondamentale per definire obiettivi progressivi di riduzione.
  • Certificazioni
    • In assenza di politiche aziendali specifiche, eventuali dichiarazioni di adesione a schemi di certificazione indipendenti non vengono considerate come indicazioni valide della presenza di una politica aziendale sui singoli temi. Le aziende dovrebbero infatti avere in primo luogo una propria politica e scegliere poi la certificazione più adatta a verificarne il rispetto, senza il rischio che le condizioni di allevamento possano improvvisamente cambiare nel caso in cui lo schema di certificazione cambi il proprio standard.
      Sono state considerate come elemento pienamente soddisfatto solo quelle certificazioni i cui standard siano pubblicamente accessibili e che coprano più della metà dei punti elencati nella nostra valutazione. Per quelle aziende che fanno riferimento a certificazioni esterne, abbiamo contattato gli enti di certificazione per verificare quali criteri fossero inclusi: solo KIWA ha risposto condividendo i criteri di verifica, mentre CSQA, SGS, DQA e DNV non hanno fornito alcuna risposta.
  • Valutazioni e referenze
    • Per incoraggiare la trasparenza, sono state valutate esclusivamente le comunicazioni delle aziende che erano disponibili pubblicamente sui loro siti internet entro il 30 aprile (pagine web, bilanci di sostenibilità, comunicati stampa, ecc.). Le comunicazioni sui social network non sono state prese in considerazione perché un elemento fondamentale di una comunicazione trasparente è che le informazioni siano facilmente accessibili in pochi click, cosa non possibile scorrendo tra i post di una pagina social.
      In assenza di politiche aziendali specifiche, eventuali comunicazioni di conformità alla normativa attuale non sono considerate come impegni validi da parte dell’azienda. Questo non solo perché la legislazione attuale non copre tutti gli elementi critici di benessere di scrofe e suini, ma anche perché le aziende dovrebbero essere responsabili di definire chiaramente quali sono i propri standard e verificarne la conformità, senza il rischio che questi possano improvvisamente peggiorare nel caso in cui la legge dovesse essere abrogata o modificata.

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