Acquacoltura INsostenibile
per i pesci
Partecipa alla campagna contro l'etichetta ingannevole
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Oltre il 50% dei pesci consumati dalle persone in tutto il mondo proviene da allevamenti: da vasche sovraffollate o reti situate in mare aperto dove vengono stipati per l’ingrasso. È spesso sottovalutata la sofferenza degli animali marini, ma molti studi ormai hanno ribadito e sottolineato che provano dolore. Nonostante ciò, sono meno tutelati e vengono sottoposti a violenze che non sarebbero concesse e accettate su animali di altre specie.
Il Ministero dell’Agricoltura insieme alle associazioni di produttori di pesce (API) e di molluschi (AMA), hanno sviluppato una certificazione che permette di etichettare i prodotti ittici da “Acquacoltura Sostenibile”. Ma in questa certificazione NON si affrontano le principali criticità delle condizioni di allevamento dei pesci.
L’OIE, organizzazione mondiale per la sanità animale, riconosce i pesci come esseri senzienti, cioè in grado di provare sentimenti come paura e dolore.
In questo disciplinare di certificazione “Acquacoltura Sostenibile” viene nominato più volte il miglioramento del benessere animale, ma in tutto il documento non è presente una definizione chiara del termine e mancano i criteri base che servirebbero per eliminare nella pratica le principali cause di sofferenza per i pesci negli allevamenti.
Chiediamo al Ministero dell’Agricoltura e all’Associazione Piscicoltori Italiani (API) di ascoltare le nostre richieste:
Siamo entrati in azione in un allevamento che ha la certificazione “Acquacoltura Sostenibile”. Ci siamo trovati davanti a degli enormi vasconi di cemento a terra dove gli animali nuotano ripetitivamente in cerchio in acqua molto torbida.
Grazie a questa azione abbiamo fatto sentire la nostra voce in difesa dei pesci su diverse testate giornalistiche.
Allevare animali in condizione di sovraffollamento per cui non è previsto nemmeno uno stordimento efficace non può essere certificato “Acquacoltura Sostenibile”.
In Italia la produzione di acquacoltura e il consumo di prodotti ittici freschi si concentra su tre specie: orata, branzino e trota iridea. Un’altra specie di rilievo per il mercato italiano, molto consumata anche se non allevata nel nostro Paese, è il salmone atlantico. Insieme alla Francia, il nostro Paese è tra i principali produttori di trota iridea in Europa.
Gli allevamenti ittici non soddisfano i bisogni comportamentali dei pesci e li costringono a vivere in condizioni innaturali e stressanti. Sovraffollamento, scarsa qualità dell’acqua, parassiti, assenza di arricchimenti ambientali, privazione di cibo, trasporto, procedure di vaccinazione e la spremitura per la raccolta delle uova sono le principali problematiche riscontrate.
Attualmente la grande maggioranza dei pesci allevati in Italia è soggetta a pratiche di abbattimento non efficaci. Spigole e orate sono comunemente stordite tramite immersione in miscele di ghiaccio e acqua, dove, per lo shock termico, vengono immobilizzati anche se possono trascorrere fino a 40 minuti prima che perdano coscienza.
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Grazie alle nostre indagini milioni di persone scoprono gli abusi e le crudeltà negli allevamenti e macelli. Un lavoro che salva gli animali e ha bisogno del tuo sostegno.