Il Senato vota per vietare carne coltivata e censurare i prodotti vegetali
Il Senato ha approvato mercoledì 19 luglio il disegno di legge presentato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che vieta la produzione e la vendita di carne coltivata. Ma non solo: grazie a un emendamento questa legge andrebbe a vietare anche l’uso dei nomi simili a quelli della carne per i prodotti veg.
Di questo disegno di legge contro la carne coltivata, volutamente chiamata in modo erroneo carne sintetica, avevamo già parlato a marzo, quando il ministro dell’Agricoltura era riuscito a farlo approvare nel Consiglio dei Ministri. Ieri questo ddl è però riuscito a fare un passo avanti con l’approvazione in Senato: i voti favorevoli sono stati 93 (tutta la maggioranza e Italia Viva), i contrari 28 (Verdi e Sinistra Italia, Movimento 5 Stelle e alcuni membri del Gruppo Misto) e gli astenuti 33 (Partito Democratico e Azione).
Divieto per la carne coltivata e censura dei prodotti vegetali: una scelta ideologica
Come abbiamo già scritto, durante la presentazione di questa legge è stato recentemente introdotto un emendamento per vietare l’utilizzo di nomi simili a quelli di carne per i prodotti vegetali, ripreso da un’altra proposta di legge che sta al momento seguendo un iter separato alla Camera. E così questo disegno di legge è diventato uno strumento unico in difesa della zootecnia, con lo scopo di mettere freno allo sviluppo e alla crescita di mercato delle proteine alternative.
Esprimiamo profonda preoccupazione per la strada intrapresa dal Governo italiano, soprattutto per la scelta di vietare alle aziende italiane di sviluppare e commercializzare un prodotto come la carne coltivata, che non prevede l’uccisione di animali, non richiede l’uso di antibiotici e altri farmaci, né produce tonnellate di deiezioni estremamente inquinanti. Tutte problematiche che invece sono legate al settore zootecnico, che con questo ddl viene apertamente favorito e sostenuto.
Criticità della legge
Il disegno di legge fa riferimento al principio di precauzione, tuttavia, la letteratura scientifica attuale, il recente report di FAO e OMS e i processi di validazione avvenuti già in altri Paesi non lasciano dubbi sul fatto che la carne coltivata sia sicura per il consumo, essendo basata sul meccanismo della replicazione cellulare, ben noto e applicato da tempo.
Oltretutto, l’immissione sul mercato europeo potrà avvenire solamente in seguito all’autorizzazione delle autorità, in primis l’EFSA, che richiede una attenta valutazione di ogni potenziale rischio. Quando l’UE avrà dato parere positivo l’Italia non potrà vietarne l’importazione e così le persone che questa legge vorrebbe difendere potranno comunque acquistarla, ma l’Italia sarà rimasta indietro rispetto a quello che si presenta come un mercato in ampia crescita, con opportunità economiche e di impiego.
I prossimi passi
L’iter passerà ora alla Camera. Questo ci lascia ancora possibilità di intervenire e fare il possibile affinché venga bloccata o perlomeno modificata. Il nostro appello è che i partiti prendano una posizione più netta contro questa proposta antiscientifica e ingiusta, che rema anche contro i piani europei per una maggiore sostenibilità del sistema alimentare.
Il voto di ieri al Senato è l’ennesima dimostrazione del rapporto privilegiato tra la maggioranza al governo e l’industria della carne, che per favorire i grandi allevatori ignora l’impatto degli allevamenti sugli animali e sul territorio italiano, e non si fa scrupoli a danneggiare tutti quei comparti economici che potrebbero fare concorrenza all’allevamento intensivo.