Lorenzo Bertolesi
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In Italia sono molti i luoghi dove si fa la pesca “tradizionale” —contrapposta a quella intensiva — per specie come il polpo o il pesce spada. Negli anni il nostro team investigativo ha documentato le crudeltà che si nascondono dietro a queste pratiche.

Sempre più persone sono consapevoli dell’impatto della pesca intensiva, sia sugli animali sia sugli ecosistemi marini. Di fronte a questa realtà, le pratiche “tradizionali” vengono consigliate come una delle soluzioni ottimali per continuare a mangiare pesce.

Eppure, in qualsiasi forma, la pesca rimane una crudeltà per le creature marine e le nostre indagini lo dimostrano.

La pesca tradizionale del polpo in Italia

Nel 2016 nostro team investigativo ha realizzato un’indagine per mostrare come avviene la pesca tradizionale dei polpi, animali così intelligenti e sensibili. Oggi, purtroppo, la situazione non è diversa.

Viene catturato con un’esca chiamata “polpara”, che può essere lanciata in acqua assieme a granchi e pesci, usati come cibo per attrarlo e a loro volta vittime della pesca. Un altro modo per catturarli è tramite i tramagli (reti da posta flottanti). Centinaia di metri di reti calate a pochi chilometri dalla costa dove gli animali rimangono impigliati. Non appena portato sull’imbarcazione il polpo tenta di fuggire e non sono rari gli episodi in cui riescono a scappare in acqua.

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Quando vengono pescati i polpi sono ancora in vita, e metodi improvvisati come morsi e coltelli sono usati per ucciderli. Non sempre però questi sono efficaci.
© Essere Animali

Successivamente i pescatori uccidono il mollusco lacerandogli il cervello con un coltello o con un morso, metodi improvvisati che non sempre garantiscono una morte istantanea. Quando le barche tornano al porto il polpo viene lanciato ripetutamente a terra e sbattuto con un apposito legno. Un procedimento che ha lo scopo di ammorbidire la carne prima che sia consumata. Nei porti non è raro incontrare questi meravigliosi animali ancora agonizzanti in attesa di essere venduti.

Guarda l’indagine

La pesca tradizionale del pesce spada in Italia

Nel periodo estivo la domanda del pesce spada si alza e sono molte le imbarcazioni che salpano per catturare questi animali, la cui la cui carne è venduta a pescherie e ristoranti. Un nostro investigatore è salito a bordo di una feluca, barca tradizionale per la caccia del pesce spada, sullo stretto di Messina. Queste barche arrivano a catturare anche 10 pesci al giorno.

Nonostante sia considerato un metodo più sostenibile rispetto alla pesca industriale, in quanto non vi sono catture accidentali di specie non desiderate, la pesca con l’arpione causa gravissime forti sofferenze agli animali. L’arpione è uno strumento molto crudele costituito da una lunga asta, che può arrivare fino ai 4 metri, alla cui estremità c’è una lunga punta di ferro con quattro alette acuminate la cui funzione è trattenere il pesce una volta trafitto.

Una volta arpionati il pesce spada si agita in preda al dolore, e dopo una lunga lotta viene issato a bordo.
© Essere Animali

I pesci vengono avvistati dalla torretta. Una volta individuati l’imbarcazione si avvicina e, quando è a tiro, il pescatore lancia l’arpione. Una volta issati sulla barca, per facilitare l’estrazione degli uncini dell’arpione, la carne del pesce spada viene lacerata in più punti con un coltello. Una procedura che causa forti dolori prolungati all’animale ancora vivo.

Dopo essere stati pescati, i pesci spada vengono bagnati frequentemente con acqua. Questo per mantenere fresca la sua carne. La morte sopraggiunge per asfissia dopo diversi minuti di agonia, durante il quale il pesce rimane cosciente e boccheggia, con il corpo martoriato di ferite.

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La soluzione? Un’alimentazione vegetale

La produzione di pesce per il consumo umano non è più sostenibile. Neanche l’acquacoltura, perché dipende anch’essa dalla pesca e le condizioni dei pesci allevati sono terribili, come abbiamo spiegato qui.

Se vogliamo davvero scegliere un sistema alimentare sostenibile verso gli ecosistemi marini e non crudele verso gli animali, l’unica soluzione è scegliere un’alimentazione vegetale. Esistono molte alternative vegetali pratiche e veloci al pesce, che permettono di gustarsi un buon piatto al sapore di mare senza far male a nessuno.