Nuova indagine: maltrattamenti in un allevamento fornitore del circuito Prosciutto di Parma

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Nuova indagine: maltrattamenti in un allevamento fornitore del circuito Prosciutto di Parma


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Brenda Ferretti
Campaigns manager

Pubblichiamo oggi nuove immagini shock in un allevamento che mostrano maltrattamenti e problematiche sistemiche negli allevamenti di maiali in Italia, come l’uccisione illegale di suinetti in allevamento, il confinamento in gabbia per le scrofe e percosse e violenze su scrofe e suinetti.

Scrofe e suinetti colpiti con un bastone e pinze metalliche, un operaio che sopprime un suinetto sbattendolo in un cancelletto di una gabbia parto, scrofe confinate in gabbie con segni di stress e sofferenza, mutilazioni senza anestesia, movimentazioni violente. Ecco che cosa mostrano le immagini scioccanti in un allevamento in provincia di Cuneo, che risulta essere parte del circuito del Consorzio Prosciutto di Parma.

Ciò che abbiamo documentato è al centro di in un video narrato dalla giornalista Selvaggia Lucarelli, che con le sue riflessioni alla vista di quanto accade in questo allevamento accompagna il lavoro di indagine e documentazione delle crudeltà dell’allevamento intensivo dei maiali.

Guarda l’indagine

Che cosa abbiamo documentato

Le immagini parlano chiaro:

  • Al momento del tatuaggio e della marchiatura, sia le scrofe che i suinetti vengono percossi ripetutamente. Si tratta di una pratica illegale perché provoca sofferenza acuta ed evitabile e induce gli animali ad avere costantemente paura del personale;
  • Un operaio sopprime un suinetto sbattendolo in un cancelletto di una gabbia parto. Anche questo è illegale perché non rispetta la procedura di abbattimento per non causare agli animali inutili sofferenze;
  • Le scrofe mostrano gravi segni di stress e comportamenti stereotipati per via dell’estrema condizione di confinamento senza alcuna possibilità di esprimere i propri bisogni naturali. Alcune scrofe hanno ferite dovute alla posizione fissa e immobile a cui sono costrette per via delle gabbie;
  • Al momento dell’uscita delle scrofe dalle gabbie, gli operai non utilizzano rampe antiscivolo, costringendo gli animali, che hanno vissuto immobilizzati per più di un mese, a un salto che molti non sono in grado di compiere correttamente. Dalle immagini si vede quindi come alcune scrofe cadano a terra e successivamente zoppichino vistosamente;
  • I suinetti vengono castrati e mutilati della coda senza disinfettante né anestetico o analgesico e i guanti utilizzati dagli operatori sono ancora imbrattati dell’inchiostro usato per il tatuaggio, rischiando così di infettare la ferita;
  • I maiali vengono afferrati per le orecchie e per le zampe sotto al ginocchio, con il rischio di causare lesioni e/o fratture. Gli operatori poi lanciano letteralmente gli animali, una pratica illegale e inspiegabile perché oltre a provocare sofferenza acuta agli animali è controproducente anche per l’allevatore. Questo è indicazione di una pessima formazione del personale.
Questa è la pratica usuale di come venivano movimentati gli animali.
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Abbiamo denunciato l’allevamento per i presunti reati di maltrattamento di animali, art. 544 ter c.p., e abbandono di animali, art. 727, comma 2 c.p.. Queste nuove prove delle problematiche della filiera italiana arrivano poche settimane dopo lo scandalo che ha investito altri allevamenti del circuito del Prosciutto di Parma, documentati da Report su Rai 3.

La nostra campagna per i maiali

Con le nostre indagini e la campagna SOS Pig, documentiamo e denunciamo da tempo le problematiche degli allevamenti di suini in Italia, spesso associati alle “eccellenze” del Made in Italy ma dove sono state più volte documentate violenze, illegalità e pratiche legali che violano il benessere degli animali, come l’allevamento in gabbia delle scrofe. La petizione rivolta alle aziende alimentari ha superato le 160 mila firme e chiede ai principali marchi di prodotti suini di intervenire per eliminare l’utilizzo delle gabbie per le scrofe e le mutilazioni per i suinetti.

In Italia sono 10 milioni i maiali allevati e macellati e che subiscono la mutilazione della coda e, nel caso dei maschi, la castrazione senza anestesia né analgesia. Durante parte della gestazione e per parto e allattamento, 500 mila scrofe sono rinchiuse in gabbie così piccole da impedire loro qualsiasi movimento. Queste pratiche causano estrema sofferenza ad animali intelligenti e sensibili e, nel caso del taglio routinario della coda, sono per giunta in violazione delle direttive UE, ma purtroppo diffuse nella quasi totalità degli allevamenti (anche dei circuiti DOP) italiani.

La pratica di confinamento delle scrofe in gabbia inoltre sarà oggetto della proposta di revisione della normativa europea della Commissione UE, che già nel 2021 ha preso un impegno chiaro in tal senso, oltre che essere stata identificata da un’opinione dell’EFSA nel 2022 come pratica lesiva del benessere animale.

Il settore deve superare le pratiche crudeli

Come denunciamo da anni, il settore suinicolo italiano purtroppo presenta problematiche sistemiche che causano gravi sofferenze agli animali. Di fronte alle richieste di milioni di cittadini che chiedono maggiori tutele per gli animali, è necessario un dialogo fra ONG, aziende e istituzioni, con l’obiettivo di raggiungere policy diffuse che affrontino i problemi cruciali che affliggono il settore, come l’utilizzo delle gabbie, verso cui la stessa Commissione europea ha già annunciato una messa al bando, ma anche le mutilazioni routinarie.


STOP a gabbie e mutilazioni per i maiali: chiediamo alle aziende alimentari di agire

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In Italia oltre 10 milioni di maiali vivono in terribili condizioni all’interno degli allevamenti intensivi. Essere Animali ha documentato la gravità di questa situazione in un’indagine che dimostra come pratiche crudeli, quali il confinamento delle scrofe in gabbia e le mutilazioni dei suinetti, sono un problema strutturale che coinvolge l’intera industria alimentare.

Nella maggior parte degli allevamenti le scrofe sono costrette a estenuanti cicli di riproduzione e tra gestazione, parto e allattamento passano quasi metà della loro vita rinchiuse in gabbie così anguste da impedire loro di muoversi, girarsi e prendersi cura dei propri piccoli.

I suinetti di appena pochi giorni di vita, invece, sono sottoposti a violente mutilazioni senza l’utilizzo di anestesia né analgesia. Il taglio sistematico della coda è una procedura illegale in Europa da oltre 25 anni, che si rende necessaria quando gli animali sono costretti a vivere in ambienti non adatti a soddisfare le loro esigenze, cosa che può spingerli a mordersi la coda tra loro. Anche se è stato dimostrato che il taglio della coda non riduce il cannibalismo, in Italia viene comunque praticato su più del 95% dei maiali allevati, quando basterebbe fornire agli animali arricchimenti ambientali adeguati per limitare le morsicature.

Si tratta di una realtà inaccettabile, per cui riteniamo sia necessario intervenire al più presto.

Le aziende alimentari, che stanno a cavallo tra i produttori e i consumatori, dovrebbero essere responsabili di rispondere alle richieste delle persone e costruire filiere sostenibili, in cui ai maiali vengono evitate almeno le principali cause di sofferenza.

Chiedo ai principali marchi di prodotti suini di prendere una posizione netta riguardo alla sofferenza ingiustificata di milioni di maiali, collaborando con i propri allevamenti fornitori per eliminare l’utilizzo delle gabbie per le scrofe e le mutilazioni per i suinetti.

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