Nuovo sondaggio: la netta maggioranza degli italiani dice no alle gabbie per le scrofe


Elisa Bianco
Responsabile corporate engagement

I cittadini italiani conoscono ancora poco le condizioni di vita delle scrofe negli allevamenti, ma la grande maggioranza delle persone è contraria al confinamento in gabbia di questi animali ed è disposta a pagare di più per supportare la transizione, lo dicono i dati del nuovo sondaggio condotto da YouGov.

Le cittadine e i cittadini italiani sono nettamente schierati contro l’uso di gabbie per le scrofe e sono disposti a pagare di più per prodotti che rispettino standard più elevati. Lo sono ancora di più quando vengono fornite informazioni trasparenti sull’allevamento con o senza gabbie. Sono questi i risultati principali del sondaggio che abbiamo commissionato a YouGov per capire quale fosse la sensibilità degli italiani rispetto alla pratica di allevare le scrofe in gabbia.

Nonostante infatti la normativa europea sia una delle più avanzate in materia di benessere animale, le scrofe possono ancora passare quasi metà della loro vita in gabbia: il primo mese di gravidanza e l’intero periodo di parto e allattamento. Dai dati del sondaggio, emerge che c’è poca conoscenza su questo tema: meno di una persona su quattro è infatti consapevole che le scrofe possano essere allevate in gabbia.

Emerge però in maniera chiara la posizione della maggior parte degli intervistati: quasi il 65% considera inaccettabile l’utilizzo delle gabbie per le scrofe, in tutti i prodotti o come minimo nei prodotti DOP. Solo circa il 9% è favorevole a questo sistema, mentre una percentuale significativa di persone non si sente pronto a esprimere un’opinione in materia (più del 25%).

© Essere Animali

Gli effetti di un’informazione trasparente

Andando ad analizzare questi dati più nel dettaglio, si osservano importanti differenze a seconda se le persone siano o meno correttamente informate su cosa voglia dire nella pratica l’allevamento in gabbia. Il campione è stato infatti suddiviso a metà e solo a un gruppo sono state mostrate delle foto esemplificative di allevamenti al coperto in gabbia e non in gabbia. Le risposte dei due gruppi sono poi state analizzate separatamente per valutare se ricevere informazioni chiare avesse un effetto sulla predisposizione verso quest’argomento.

E le differenze in effetti ci sono. Nel gruppo che ha visto le foto cresce in maniera significativa la percentuale di persone che considerano le gabbie inaccettabili (74% vs 64%) e, soprattutto, diminuisce quella di chi non sa rispondere (18% vs 26%). Questo indica che, se correttamente informate, le persone sono più motivate ad assumere una posizione in tema di gabbie per le scrofe, dichiarandosi in misura maggiore contrarie.

Un altro effetto che l’informazione ha è quello di aumentare la propensione a pagare per prodotti da allevamenti non in gabbia. Nel gruppo che ha visto le foto di scrofe in gabbia e non in gabbia cresce significativamente la disposizione a pagare di più con il 63% delle persone disposte a pagare almeno il 33% in più (rispetto al 57% di chi non ha visto le foto) e quasi una persona su tre disposta a pagare oltre il 60% in più (rispetto al 23%). Oltrettutto secondo i dati raccolti, l’interesse a sostenere l’allevamento di scrofe non in gabbia è presente anche nelle fasce meno abbienti, un punto che non può essere ignorato nel definire i piani di sviluppo per il futuro.

Che cosa ci dimostra questo sondaggio

Il sondaggio ci dimostra che avere informazioni chiare e accessibili è un fattore chiave nel modo in cui le persone si relazionano con la sofferenza degli animali. Questo dimostra l’importanza del nostro lavoro di indagine e divulgazione: mostrare le immagini di ciò che accade all’interno degli allevamenti intensivi italiani è parte fondamentale di ciò che facciamo, sensibilizza milioni di persone e mostra la necessità di un cambiamento urgente, per porre fine subito alle pratiche di allevamento più crudeli.