Su Report la sofferenza dei maiali destinati alle eccellenze Made in Italy


Simone Montuschi
Presidente

Nell’ultima puntata di Report è andato in onda un lungo servizio della giornalista Giulia Innocenzi all’interno di diversi allevamenti di maiali destinati anche alla produzione del prestigioso Prosciutto di Parma. 

L’inchiesta di Giulia Innocenzi realizzata con LCA Europe e andata in onda nel programma di inchiesta Report ETC mostra gravi violazioni e irregolarità avvenute in allevamenti destinati alle produzioni delle eccellenze Made in Italy promosse e commerciate in tutto il mondo. La giornalista è entrata in solo alcuni degli oltre 3600 allevamenti di maiali che riforniscono il Consorzio del Prosciutto di Parma, allevamenti intensivi che possono contenere anche 15 mila maiali ciascuno. 

Nel 2021 un nostro investigatore ha lavorato sotto copertura in un allevamento di maiali destinati alla produzione di prosciutto DOP situato in provincia di Verona.
© Essere Animali

Che cosa ha documentato Giulia Innocenzi

All’interno degli allevamenti sono evidenti problematiche molto gravi in tema di benessere animale

  • Totale assenza di arricchimenti ambientali, con cui gli animali potrebbero occupare il loro tempo anche se sono costretti a vivere in spazi ristretti e sovraffollati, in violazione della normativa;  
  • Il taglio routinario della coda, che per legge dovrebbe invece essere praticato solo in casi estremi;
  • Presenza di animali malati e feriti non trattati adeguatamente, abbandonati a morire nei corridoi o nelle zone adibite a infermeria col rischio di episodi di cannibalismo
  • Assenza di lettiera nelle zone destinate all’infermeria per dare più comfort agli animali malati e favorire la guarigione;
  • Mancata consultazione con un veterinario per capire come gestire gli animali malati e la soppressione dei casi peggiori;
  • Uso di acqua ossigenata nel siero di latte destinato ai maiali, col rischio che gli animali sviluppino problemi al tratto gastroesofageo, formazioni tumorali o infiammazioni;
  • Maltrattamenti: alcuni animali vengono colpiti con un chiavistello anche in testa, tirati per la coda o afferrati dalle orecchie e lanciati. Uno viene legato con una corda e trascinato fino al recinto degli scarti.

Rischi e controlli insufficienti

Non mancano problemi di biosicurezza — e quindi i rischi per la salute pubblica — e problematiche ambientali:

  • Presenza di topicida in zone accessibili agli animali e di topi morti nei recinti, di cui i maiali possono cibarsi col rischio che, come spiega il veterinario Buffoli, tracce di veleno siano presenti nei prosciutti poi venduti al pubblico; 
  • Animali, mangiatoie e recinti molto sporchi, con presenza di feci e urine;
  • Convivenza tra animali morti (carcasse abbandonate) e animali vivi negli stessi recinti; 
  • Infestazioni di blatte
  • Celle frigorifere aperte e non refrigerate;
  • Carcasse abbandonate all’esterno degli allevamenti — un suino morto rimane fuori dai capanni per tre giorni;
  • Vasche dei liquami non impermeabilizzate — gli inquinanti così possono penetrare nel terreno e quindi nelle falde acquifere;
  • Presenza di amianto e farmaci scaduti;
  • Smaltimento illegale di scarti misti a soda nelle vasche contenenti le deiezioni animali anziché nel depuratore.
Un allevamento di maiali in provincia di Pavia per il quale abbiamo ricevuto diverse segnalazioni tra 2020 e 2021. I nostri investigatori hanno documentato estrema incuria e carenze igieniche.
© Essere Animali

A tutto questo si sommano controlli insufficienti e conflitti d’interesse:

  • Controlli insufficienti degli ispettori CSQA, il più grande ente certificatore d’Italia, non formati per monitorare il reale stato di benessere degli animali;
  • Tra i soci di CSQA ci sono Coldiretti e Confagricoltura, questo è un grave conflitto di interessi perché il CSQA finisce per verificare il rispetto dei requisiti negli allevamenti associati dei loro proprietari.

Le nostre indagini negli allevamenti del Prosciutto di Parma

Negli anni abbiamo svolto diverse indagini negli allevamenti di maiali e molti di questi erano fornitori di carne per la produzione di Prosciutto di Parma, uno dei tanti prodotti DOP italiani con un giro d’affari di oltre 1 miliardo di euro. Le problematiche che abbiamo riscontrato sono molto simili a quelle mostrate nell’inchiesta di Report: abusi degli operatori durante la movimentazione, carcasse abbandonate in stato di decomposizione, animali ricoperti di escrementi e senza un’area asciutta e pulita dove sdraiarsi, cuccioli sottoposti a castrazione senza anestesia (anche oltre l’età permessa) e scrofe a cui vengono gettati i testicoli dei propri suinetti nella mangiatoia, maltrattamenti e reati che abbiamo denunciato alle autorità.

Non possiamo affermare che in tutti gli allevamenti della filiera si verifichino le stesse storture che abbiamo denunciato, ma ciò che il nostro team investigativo ha documentato è molto preoccupante ed è ormai difficile pensare che siano tutti casi isolati. Gli allevamenti intensivi in Italia sono tantissimi e per noi visitarli tutti è impossibile, ma le istituzioni devono fare di più per effettuare controlli numerosi ed efficaci e le aziende alimentari devono iniziare a investire in filiere stabili in cui venga richiesto il rispetto di certi requisiti, per evitare che a pagarne le conseguenze siano sempre gli animali.