Perché mangiare insetti non salverà il Pianeta


Maria Mancuso
Web content editor

La FAO li definisce il cibo del futuro, ma gli insetti potrebbero essere senzienti e mancano gli studi sul loro benessere in allevamento. Ecco alcune delle ragioni più importanti per cui non dovremmo mangiarli, né allevarli.

Negli ultimi tempi si parla molto di alimentazione a base di insetti, un tema importante che viene fortemente strumentalizzato e, di conseguenza, distorto. Il dibattito vede contrapposte principalmente due argomentazioni: da una parte c’è chi la definisce una follia, grida alla perdita delle tradizioni e teme imposizioni dall’alto, dall’altra parte c’è chi la accoglie come un’alternativa più sostenibile alla carne e una possibile soluzione alla fame nel mondo. Una ricerca realizzata dall’Università degli Studi di Bergamo segnala che in Italia una persona su tre è propensa ad acquistare alimenti che contengono insetti commestibili.

Per noi che siamo un’associazione in difesa degli animali la questione centrale resta quella etica: gli insetti sono in tutto e per tutto degli animali e in quanto tali non sono al nostro servizio. Inoltre, come vedremo tra poco, questa produzione potrebbe continuare a tutelare lo status quo: vale a dire, servirebbe a garantire una fornitura di mangimi agli allevamenti intensivi di mammiferi e avicoli. 

I polli negli allevamenti intensivi potrebbero essere nutriti con mangimi a base di insetti.
© Essere Animali

Questioni ambientali ed etiche

Come spieghiamo in una puntata del podcast IoScelgoVeg, il dibattito sul consumo di insetti nei Paesi occidentali si è acceso una decina di anni fa, quando la FAO ha pubblicato uno studio che ne parlava come del cibo del futuro. Ovviamente questo vale per quelle zone del mondo, come l’Europa, dove questi alimenti non sono già regolarmente consumati. Gli insetti infatti sono già una fonte di cibo per circa 2 miliardi di persone del mondo. Secondo la FAO, però, un mondo sempre più popoloso e con terreni sempre meno fertili avrà bisogno di includere nella propria alimentazione anche questi animali, che sono ricchi di proteine e facilmente reperibili. Inoltre, sottolinea, a differenza di altri animali hanno una resa maggiore: per produrre 1 kg di grilli serve 1,7 kg di mangime, mentre generalmente 1 kg di manzo ha bisogno di circa 10 kg di mangime.

Le specie di insetti consumate nel mondo sono circa 1900, di cui il 31% scarabei, il 18% bruchi, il 14% api, vespe e formiche, il 13% cavallette, locuste e grilli.

Ma questa, per noi, resta una soluzione apparente: si continua a proporre lo stesso modello insostenibile e crudele che prevede lo sfruttamento e l’uccisione di animali senza prendere in considerazione una transizione seria ed efficace a favore delle proteine vegetali. A maggior ragione perché gli insetti, essendo così piccoli, verrebbero allevati nell’ordine dei trilioni: miliardi di miliardi di animali rinchiusi in piccoli spazi, allevati e poi macellati con metodi che includono la cottura al forno, l’ebollizione, il congelamento e la triturazione. Tutto questo nonostante, per il momento, non esistano studi sull’allevamento su larga scala degli insetti e come questo influenzi il loro benessere.

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I dubbi sulla senzienza non ci giustifica a mangiarli 

Nonostante gli scienziati non siano sicuri della capacità di tutte le specie di insetti che verrebbero allevati di provare dolore e piacere in maniera cosciente, la possibilità che al contrario siano senzienti non dovrebbe essere sottovalutata. In ogni caso, secondo un approfondimento della rivista Aeon, le prove scientifiche della sensibilità degli insetti sono più forti di quanto ci si potrebbe aspettare. Nonostante le grandi differenze di dimensioni, struttura corporea e storia evolutiva, gli insetti mostrano molti degli stessi tratti che tipicamente consideriamo prove di sensibilità nei mammiferi. Persino la stessa Commissione Europea ha affermato che sull’allevamento di insetti esiste una schiacciante mancanza di conoscenza e informazioni e che i decisori politici, così come il settore, dovrebbero muoversi con cautela.

Per quanto riguarda l’impatto ambientale e quello sull’ecosistema, secondo alcuni studiosi, gli aspetti da considerare includono anche il tipo di specie, le loro esigenze di tipo “abitativo” e quelle nutrizionali, nonché il rischio di liberazione accidentale, perché molte di queste specie potrebbero diventare invasive e così pesare sul territorio. Si pensi che le specie invasive causano la perdita del 14% della produzione di cibo a livello globale.

Oltretutto, secondo diversi esperti, in Occidente non si arriverà mai a consumare regolarmente insetti: piuttosto verrebbero allevati per sostituire i mangimi vegetali negli allevamenti. Nel 2021, l’Unione Europea ha approvato l’uso di insetti come cibo negli allevamenti e già in molte zone del mondo diverse aziende producono e commercializzano mangimi a base di questi animali. Questa produzione, quindi, finirebbe comunque per sostenere l’allevamento intensivo esattamente come lo conosciamo oggi. 

Un cambiamento è necessario, ma non in questa direzione

Sono tantissimi gli studi ormai che indicano nella transizione verso un’alimentazione più vegetale una delle vie obbligate per mitigare gli effetti più disastrosi della crisi climatica. Piuttosto che allevare animali che servono ad allevarne altri, serve intraprendere una seria transizione verso l’alimentazione vegetale: una scelta migliore per il pianeta, per gli animali e per noi.

È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!