Incendi letali negli allevamenti: che cosa ci insegnano i casi recenti
50 mila galline in Nuova Zelanda, 18 mila mucche negli Stati Uniti: è il numero di animali morti in due dei tantissimi incendi che ogni anno uccidono migliaia e migliaia di animali sfruttati per la produzione alimentare.
Il caso dell’incendio in Nuova Zelanda
A febbraio, in Nuova Zelanda, un grande incendio ha distrutto un allevamento del marchio Zeagold, il più grande produttore di uova del Paese. Le fiamme hanno ucciso oltre 50 mila galline. Anche in questo caso le dinamiche dell’incidente non sono state del tutto chiarite, ma negli allevamenti avicoli la scala distruttiva di eventi come questo è ancora maggiore perché nei capannoni vengono rinchiusi anche decine di migliaia di animali.
L’incendio in Nuova Zelanda arriva in un momento delicato della storia del Paese: il 1 gennaio 2023 è entrato in vigore il divieto di allevamento di galline in gabbia, e questo ha comportato una diminuzione della produzione di uova. Per questa ragione, all’indomani dell’incendio nell’allevamento Zeagold, alcuni hanno espresso preoccupazione per un’eventuale ulteriore scarsità di uova.
Soluzioni nel breve termine ma non per gli animali
Il divieto di allevamento in gabbia e la penuria di uova ha spinto molte persone ad acquistare galline da cortile, ma diverse associazioni per i diritti degli animali hanno denunciato che molti animali vengono abbandonati o non ricevono le cure adeguate. Inoltre, diverse associazioni animaliste hanno criticato le alternative alle gabbie messe in campo dai produttori, come ad esempio le gabbie “arricchite” — conosciute anche come “in colonia” — che, pur essendo più grandi, non permettono agli animali di soddisfare i loro comportamenti naturali, senza quindi risolvere i problemi preesistenti relativi al benessere di questi animali.
L’industria delle uova è in difficoltà in gran parte dei Paesi del mondo a causa di una grave pandemia di influenza aviaria che negli ultimi anni ha causato la morte di milioni di animali. Negli Stati Uniti il prezzo medio di una dozzina di uova ha raggiunto i 4,28 dollari nel gennaio 2023, più del doppio rispetto al 2022. Questa crisi, se così vogliamo chiamarla, mostra i limiti e le debolezze di un sistema produttivo che punta a soluzioni nel breve termine e che, soprattutto, protegge il proprio profitto a discapito del benessere degli animali. È un sistema fragile, non necessario e insostenibile, per gli animali e per l’ambiente.

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18 mila mucche uccise da un incendio in Texas
Incidenti come questi non sono rari negli allevamenti intensivi. Il 10 aprile scorso circa 18 mila mucche per la produzione di latte sono morte in un grosso incendio scaturito da un’esplosione in un allevamento nel nord del Texas, Stati Uniti. Le fiamme hanno invaso la zona in cui venivano tenuti gli animali, che per la gran parte sono morti bruciati o intossicati dal fumo, mentre altri sono stati abbattuti in seguito per colpa delle lesioni riportate. Le autorità hanno tratto in salvo un dipendente intrappolato nella struttura. Da chiarire ancora le cause dell’esplosione, forse innescata dal malfunzionamento di un macchinario usato per aspirare il letame degli animali.
Il numero di animali morti nell’incendio alla South Fork Dairy Farm equivale a circa il 20% dei bovini uccisi ogni giorno negli Stati Uniti. Lo Stato del Texas è uno dei principali produttori di latte negli USA e questo incidente è uno dei peggiori mai registrati. Secondo l’Animal Welfare Institute, in dieci anni, soltanto negli Stati Uniti quasi 6,5 milioni di animali sono morti in incidenti come questo.
Ogni mucca morta nell’incendio avrebbe “fruttato” all’azienda circa 2 mila dollari, motivo per cui c’è chi parla di perdite per decine di milioni di dollari. E, quindi, come spesso accade, ci si concentra sul valore economico degli animali, dimenticandosi della loro sofferenza. Basta vedere le immagini per farsi un’idea di quello che possono aver patito.
Gli animali sono considerati degli oggetti
Episodi come questi avvengono anche in Italia: è successo ad esempio nel luglio del 2022 in provincia di Brescia, dove siamo stati per documentare le condizioni dell’allevamento dopo l’incendio. In quel caso a morire erano state 20 mila galline. Ma i casi sono molti e per ora sono inevitabili.
Negli allevamenti intensivi, la mancanza di un piano di evacuazione in caso di incendio comporta la morte quasi certa degli animali che non hanno alcuna via d’uscita: rimangono intrappolati tra le fiamme, vittime di un sistema che li vede solo come oggetti.