La carne che mangi è già fake


Maria Mancuso
Web content editor

Pensi che la carne coltivata o le alternative vegetali siano troppo “finte”? Nella carne venduta nei supermercati c’è ben poco di “naturale”, così come nel modo in cui gli animali vengono obbligati a vivere negli allevamenti intensivi.

Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di carne coltivata in laboratorio, spesso riferita come carne “sintetica” o “finta”. In molti, anche comprensibilmente, hanno dubbi e preoccupazioni: mangeremo cibo artificiale? Questa carne sarà sicura da mangiare? Non sarà meglio mangiare quella naturale? Lo stesso accade per le alternative veg ai prodotti animali, percepite come poco sane e processate, ben lontane dalla tradizione e dal modo in cui “si è sempre fatto”.

Questo modo di mettere giù la questione sottintende però che la carne disponibile nei reparti dei supermercati sia invece del tutto naturale, allevata senza l’uso di tecnologie o farmaci. Ma è davvero così? Non esattamente.

La selezione genetica negli allevamenti intensivi

Gli animali allevati negli allevamenti intensivi subiscono pratiche che servono a renderli il più produttivi possibile nel più breve tempo possibile. Sono infatti il frutto di selezioni genetiche che li portano a crescere più velocemente, produrre più latte, più uova, più cuccioli, più lana, di quanto non farebbero “in natura”. Non essendo un meccanismo evolutivo, bensì un processo gestito dall’essere umano per aumentarne la capacità produttiva, questa selezione causa loro problemi di salute molto seri, tanto che fuori dagli allevamenti difficilmente sopravviverebbero.  

Prendiamo l’esempio più eclatante, quello dei polli. Il 90% dei polli allevati negli allevamenti intensivi di tutto il mondo oggi appartengono alla stessa razza, quella broiler e per approfondire la storia di come i broiler sono “nati” vi invitiamo a leggere la prima uscita di Animal Farm News, la newsletter del nostro responsabile del team investigativo, Francesco Ceccarelli. 

Negli allevamenti intensivi, i broiler, detti anche “a rapido accrescimento”, ingrassano nel più breve tempo possibile, motivo per cui a 4-6 settimane sono già pronti per essere macellati. A crescere di più, per motivi commerciali, è il loro petto, una crescita così spropositata rispetto al resto del corpo da essere incapaci a reggersi in piedi: i muscoli, i tendini e i legamenti delle loro zampe non li riescono a sostenere. In questo stato, incapaci di avvicinarsi ai distributi di cibo e acqua, moltissimi animali muoiono prima di essere macellati. In altre parole, per riconnetterci al discorso iniziale, la loro carne è molto lontana dal poter essere considerata naturale.

L’uso di antibiotici e l’editing genomico

Per non parlare dell’uso di antibiotici, negli allevamenti di polli e non. All’inizio di quest’anno è entrato in vigore il nuovo Regolamento (UE) 2019/6 sull’uso responsabile degli antibiotici negli allevamenti che vieta i trattamenti di massa a scopo preventivo. Ma i dati ci dicono che c’è ancora molto da fare in questo senso. Innanzitutto a partire dalle ragioni per cui questi animali dipendono così tanto dai farmaci: le terribili condizioni di vita negli allevamenti unite a una genetica così omogenea indeboliscono fortemente le barriere immunologiche degli animali, che si ammalano di più.

Per non parlare delle pratiche di gene editingediting genomico — che in futuro potrebbe permettere la creazione di nuove razze di animali resistenti alle malattie, al caldo e alla siccità, sostengono gli scienziati britannici. In Cina inoltre, è notizia di poco tempo fa, sono state appena clonate tre “super mucche”, in grado di produrre quasi il doppio del latte che le mucche di razza frisona Holstein, già altamente produttive, sono capaci di generare ogni giorno. Sembra che questi esemplari, nel corso della loro vita, produrranno 100 tonnellate di latte, 18 all’anno. Anche in questo di naturale c’è molto poco. 

Gli animali non sono al nostro servizio

La carne che oggi viene prodotta nel mondo ha ben poco di naturale e le poche specie allevate, tutte selezionate per essere altamente produttive, soffrono di problemi fisici che causano loro dolore e sofferenza. Il loro sfruttamento serve al profitto di chi le alleva, nonostante siano esseri senzienti con i loro bisogni, i loro desideri e le loro preferenze.

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