Il disegno di legge contro la carne coltivata è una scelta a sfavore di animali e ambiente
Il disegno di legge contro la carne coltivata approvato ieri in Consiglio dei Ministri, che dovrà comunque seguire l’iter parlamentare, dimostra arretratezza e si presenta come una scelta antiscientifica che ostacola la sostenibilità ambientale e alimentare.
Oggi la scienza e le aziende ci stanno offrendo un’alternativa più sostenibile agli allevamenti intensivi, ma il Governo sembra voler rimanere ancorato a un sistema che sa solo di passato, crudele contro gli animali e insostenibile dal punto di vista ambientale.
Lo dimostra l’approvazione di ieri del disegno di legge contro la carne coltivata da parte del Consiglio dei Ministri, presentato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
Questa decisione va peraltro in direzione contraria dei consigli di FAO e OMS che invitano ad aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo della carne coltivata e a migliorare la comunicazione sul tema. L’attuale Governo italiano invece propone un divieto che frenerà ricerca e sviluppo, mentre al contempo allarma i cittadini usando argomentazioni senza fondamenti scientifici.
Una scelta ideologica contro il cosiddetto «cibo Frankenstein» e a favore della zootecnia
L’approvazione di questa legge non è solo un allarmante freno alla diffusione di cibo più sano, sicuro e sostenibile per l’ambiente, ma è una scelta ideologica ben precisa.
Si basa su tesi di parte e su una comunicazione allarmistica e antiscientifica, che non punta alla tutela reale di cittadine e cittadini, ma a quella degli allevamenti intensivi.
Il Governo ha infatti adottato in tutto e per tutto la posizione di Coldiretti, che da mesi sta portando avanti una campagna che demonizza la carne coltivata – definita “cibo Frankenstein” – per salvaguardare gli interessi dei propri iscritti a scapito dei consumatori, che hanno invece diritto a ricevere informazioni complete e corrette per orientare le proprie scelte.
Motivazioni e conseguenze
L’art. 2 dello schema del disegno di legge fa riferimento al principio di precauzione (previsto dal Reg. 178/2002), che al fine di garantire la salute umana consente di adottare “misure provvisorie di gestione del rischio” – quali lo stop alla commercializzazione – in caso di effettiva incertezza sul piano scientifico circa la possibilità di effetti dannosi per la salute derivanti dall’utilizzo di alcuni prodotti.
Tuttavia, la letteratura scientifica attuale non lascia dubbi sul fatto che la carne coltivata è sicura per i consumatori, essendo basata sul meccanismo della replicazione cellulare ben noto e applicato da tempo.
Di conseguenza il risultato di un simile divieto sarà solo quello di frenare la competitività italiana in un nuovo settore produttivo, lasciando indietro il nostro Paese in mercati che in futuro avranno un’enorme rilevanza globale, offriranno possibilità di crescita economica e posti di lavoro.
Carne coltivata: cosa pensano gli italiani
Secondo un sondaggio commissionato da Good Food Institute Europe gli italiani sono tra i cittadini più ricettivi in Europa, con il 55% degli intervistati interessati ad assaggiarla, percentuale che sale al 72% nella fascia più giovane della popolazione.
Carne coltivata: i vantaggi per l’ambiente e la salute
Nel nostro Paese il motivo principale per cui la gente proverebbe la carne coltivata è proprio l’interesse a ridurre l’impatto ambientale del cibo. L’impatto insostenibile della produzione di carne e derivati è ormai una realtà dimostrata da sempre più studi scientifici.
Uno studio pubblicato anche sul sito della Commissione europea dimostra come se tutta la carne prodotta in UE venisse rimpiazzata con carne coltivata, le emissioni di gas serra e il consumo di suolo e acqua diminuirebbero rispettivamente del 98,8%, 99,7% e 94%.

Anche dal punto di vista della salute la carne coltivata offre importanti vantaggi. Come prima cosa perché porterebbe a un uso minimo o pari a zero di antibiotici, nonostante le notizie distorte diffuse in questi giorni. Questo sarebbe importante non solo per la salute di chi la consuma, ma soprattutto per ridurre il grave problema dell’antibiotico resistenza.
Inoltre l’ambiente sterile in cui viene prodotta riduce la possibilità di esposizione ad agenti patogeni, oggi inevitabile con le carni derivanti da allevamento e macellazione degli animali.
In attesa del parere EFSA sulla carne coltivata
La carne coltivata non arriverà sulle nostre tavole dall’oggi al domani e non saranno affatto messi a rischio le cittadini e i cittadini, visto che deve passare severi processi di validazione.
Al momento è già commercializzata a Singapore, ed entrerà a breve anche nel mercato statunitense dove la Food and Drug Administration ha recentemente dato il proprio parere positivo. Tra una settimana inoltre verrà reso pubblico un report derivante da una lunga analisi dei rischi da parte della FAO, che si preannuncia anche questo favorevole.
In Europa al parere scientifico sta lavorando l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e in seguito ci sarà una decisione in ambito UE, che tra l’altro ha anche deciso di sostenere il settore con un finanziamento da 25 milioni di euro nell’ambito di Horizon Europe.
I pareri scientifici fino a oggi sono stati tutti positivi e confidiamo lo sarà anche quello dell’EFSA, per cui con ogni probabilità questi prodotti potranno comunque entrare nel mercato europeo. A quel punto l’Italia non potrà vietarla, ma il mercato nazionale sarà dominato solo da aziende estere, sviluppatesi in Paesi più lungimiranti che oggi oltre a non ostacolare la carne coltivata ne sostengono ricerca e sviluppo.
Sotto attacco anche le alternative veg
Un’altra proposta di legge vuole invece censurare le alternative vegetali: se sarà approvata per i prodotti veg non si potranno più usare in etichetta e in comunicazione termini come “cotoletta”, “wurstel”, “salsiccia” o “bistecca”. Anche in questo caso l’obiettivo non è tutelare i consumatori, come potrebbe sembrare all’apparenza, ma gli allevatori: nell’articolo 1 si legge infatti che la finalità è quella di «tutelare il patrimonio zootecnico nazionale».
La comunità scientifica è chiara: dobbiamo cambiare urgentemente il nostro sistema alimentare insostenibile. Consumare più proteine vegetali è il modo migliore per ridurre il proprio impatto sull’ambiente, e queste leggi stanno di fatto disincentivando le scelte delle cittadine e dei cittadini verso prodotti più sostenibile.
Aiutaci a fermare la proposta di legge che vuole censurare i prodotti vegetali, firma la petizione!