Le immagini inedite che abbiamo raccolto in Polonia mostrano la crudeltà degli allevamenti da pelliccia in Europa, un sistema arcaico e crudele che deve essere vietato, come chiedono oltre un milione di cittadini europei e decine di organizzazioni con l’iniziativa Fur Free Europe.
Il nostro team investigativo ha condotto una nuova inchiesta in Polonia — principale Paese europeo per allevamento di visoni per la produzione di pellicce e secondo per l’allevamento di volpi, dopo la Finlandia – raccogliendo immagini all’interno di un enorme allevamento di volpi confinate in gabbie individuali anguste e fatiscenti.
Come vengono allevate le volpi in questi allevamenti
Le immagini che abbiamo raccolto in Polonia mostrano:
- Volpi con comportamenti stereotipati che girano compulsivamente in cerchio all’interno delle gabbie singole a batteria, sbattendo contro le pareti metalliche;
- Gabbie a batteria sporche, spoglie e prive di arricchimenti ambientali;
- Gabbie con il pavimento interamente composto da una rete metallica, totalmente inadeguato per gli animali e fonte di dolore aggiuntivo alle loro zampe;
- Scarsi sistemi per abbeverare e nutrire gli animali: nelle gabbie l’unico modo per abbeverare gli animali è una singola tazza in ferro per animale e quasi tutte le tazze erano vuote al momento dell’ingresso in allevamento;
- Una volpe con problemi di salute al muso e alla bocca, che presentava gengive molto gonfie. Una malattia che peggiora notevolmente le loro condizioni, già di per se critiche. Spesso comporta l’abbattimento prematuro degli animali.

© Essere Animali
Le condizioni che abbiamo documentato mostrano il confinamento estremo e repressivo a cui le volpi sono sottoposte, animali che in natura hanno una vita sociale complessa, formano coppie e gruppi familiari e sono abituate a scavare tane con numerosi tunnel e muoversi in un raggio molto ampio (fino a 20-30 km quadrati per le volpi artiche). Le volpi rosse sono in grado di camminare anche 10 km al giorno, mentre le volpi artiche nelle stagioni migratorie coprono fino a 100 km in un singolo periodo. Tutto questo è negato all’interno degli allevamenti, che non garantiscono nessuna possibilità per gli animali di esprimere i propri comportamenti naturali.
Chiediamo un’Europa senza pellicce
Questa indagine si inserisce all’interno della campagna europea Fur Free Europe, promossa da oltre 60 associazioni per i diritti animali, tra cui noi, in 23 Stati membri. In poco più di nove mesi abbiamo raccolto più di 1 milione e mezzo di firme di cittadini europei — compresi gli italiani — che vogliono vedere la fine di un sistema di produzione crudele, superfluo e non etico.

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Fur Free Europe è già un’iniziativa da record, che dimostra la sensibilità delle persone su questo tema ma è ancora importante che migliaia di cittadini firmino l’Iniziativa dei Cittadini Europei, mostrando così alla Commissione europea quanto sia urgente legiferare a tutela di questi animali e vietare la produzione, l’importazione e il commercio di pellicce in Europa.
In questi allevamenti vengono negati tutti i comportanti naturali agli animali, in nulla diversi da nostri animali d’affezione, e non possiamo non chiederci se eticamente possiamo accettare ancora tutto questo. La nostra risposta è ovviamente no: in un mondo in cui abbiamo tante alternative più sostenibili alle pellicce animali e numerosi brand che hanno deciso di abbandonare le pellicce è tempo di voltare pagina per sempre e indicare anche ai produttori una strada migliore, priva di sfruttamento animale. La raccolta firme non è ancora terminata.
Firma anche tu ora per chiedere di mettere fine a questa crudeltà!