Ogni anno, gli animali vivi importati in Italia sono moltissimi, ma quelli effettivamente controllati invece sono troppo pochi. Passano gli anni e i trasporti degli animali continuano ad essere un problema, ecco qualche dato dall’ultimo report del Ministero della Salute.
Pioveva e da mezz’ora aspettavo un camion di cavalli proveniente dalla Polonia che doveva scaricare e far riposare gli animali in una stalla di sosta vicino a Trieste perché il suo viaggio prevedeva una durata sopra le 24 ore. Era il 2014 e con altri investigatori stavamo documentando la tratta di cavalli dall’est Europa ai macelli pugliesi.
Il camion arriva e dopo qualche minuto sopraggiunge anche il veterinario, controlla i documenti, iniziano a scaricare, da un occhiata ai primi cavalli scendere e torna in ufficio. In quel frangente non doveva fare un accurato controllo, il quale era invece previsto per il giorno dopo quando doveva confermare l’idoneità degli animali a proseguire il viaggio. Tuttavia, l’atteggiamento di sufficienza nel guardare quei cavalli scendere mi impressionò, in negativo.
Questo fu il mio primo incontro con un veterinario adibito al controllo degli animali durante i trasporti. È a queste immagini che ripenso mentre leggo l’ultimo report diffuso dal Ministero della Salute sull’attività svolta dai Posti di Controllo Frontalieri (PCF) e degli Uffici Veterinari per gli Adempimenti Comunitari (UVAC). Si tratta di un resoconto dei controlli effettuati nel 2021 su animali vivi, mangimi e prodotti alimentari importati in Italia. Prima di iniziare vale la pena chiarire brevemente quali sono le istituzioni addette ai controlli: i PCF e gli UVAC.
Che cosa fanno i PCF e gli UVAC?
I PCF sono degli Uffici veterinari periferici del Ministero della Salute abilitati a effettuare — tra le altre cose — controlli su animali vivi, su prodotti di origine animale e mangimi provenienti da Paesi terzi e destinati al mercato europeo. Essendo collocati in porti e aeroporti, realizzano controlli solo su animali e/o merci che viaggiano via mare o aria.
Il controllo degli animali da allevamento invece è in mano agli UVAC, gli uffici periferici del Ministero della Salute la cui responsabilità a livello nazionale è quella di controllare le partite di merci e animali provenienti dall’Unione Europea. Una partita equivale a una spedizione.
Il principio generale che governa gli scambi intracomunitari, animali compresi, si basa sulla fiducia nelle garanzie fornite dal Paese speditore, mentre al Paese di destinazione è consentito controllare solo a campione. A questi controlli di routine se ne aggiungono altri per il controllo del benessere degli animali realizzati dagli UVAC, in collaborazione con Polizia Stradale, Carabinieri del NAS o Forestali.
Per gestire le attività di controllo, la Comunità europea ha inoltre previsto due strumenti di informazione: il primo consiste nell’obbligo, da parte dei destinatari, di segnalare preventivamente l’arrivo delle partite all’UVAC e al Servizio Veterinario delle ASL competenti nel territorio. Il secondo prevede l’obbligo di trasmissione di un messaggio con cui vengono segnalati i dati più rilevanti della partita spedita. Veniamo ora ai dati.
Le carni importate in Italia
Nel 2021 sono state 2,5 milioni le partite di merci segnalate agli UVAC provenienti da nazioni europee. Rispetto al 2020, è stato registrato un aumento dell’8%, dovuto principalmente al normalizzarsi della situazione sanitaria da COVID-19.

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Le partite di prodotti della pesca sono costituite soprattutto da prodotti ittici, molluschi e prodotti della pesca preparati. Per quanto riguarda le carni, la specie più importata è quella suina (oltre 1 milione di tonnellate), seguita da quella bovina (oltre 300 mila tonnellate).

Nel 2021, attraverso i PCF, sono state importate circa 42 mila partite di animali, prodotti di origine animale e mangimi di origine animale provenienti da oltre 100 Paesi. Il 70% di queste partite riguarda i prodotti della pesca, seguito dai mangimi (8%) e dalle carni (6%). L’84% delle partite di carni è rappresentato da carni bovine, la maggior parte di queste provenienti dal Brasile.
Quanti animali da allevamento sono arrivati in Italia?
Veniamo ora ai numeri che più interessano il nostro lavoro, ovvero i dati relativi al trasporto di animali vivi destinati all’industria alimentare.

Nel 2021 in quasi 70 mila spedizioni, sono stati importati in Italia da altri Paesi UE: 1,4 milioni di maiali, 1,3 milioni di bovini, 790 mila ovini e oltre 56 milioni di avicoli, di cui la maggior parte pulcini di 1 giorno.

Confrondando i dati presenti nel report con quelli del 2016, si nota un calo nelle importazioni di oltre 300 mila suini e 200 mila ovini, nonché un aumento di 100 mila bovini.

Si può garantire il rispetto del benessere degli animali durante questi viaggi?
Che ci siano delle problematiche durante il trasporto degli animali lo si deduce anche dall’attenzione riservata a questo tipo di commercio. Pur essendo quelle meno numerose, le partite con animali vivi sono state, nel 2021, quelle più controllate: sul totale dei controlli realizzati lo scorso anno, un terzo sono stati effettuati su camion che trasportavano animali. Ma sebbene vi sia stato un maggiore interesse, rimangono tuttavia numeri esigui: su un milione di bovini provenienti dalla Francia solo il 3% delle partite ha avuto un controllo, lo stesso vale per gli oltre 800 mila suini arrivati dalla Danimarca, con il 4,6% di partite controllate. Stessa percentuale per i 200 mila ovini provenienti dalla Romania.

Trasporti sanzionati
Sulle oltre 66 mila partite di animali vivi arrivati in Italia sono state comminate solo 152 sanzioni. Questo dato restituisce una visione falsata della realtà perché è estremamente basso in relazione alla nostra esperienza sul campo. Seppur parzialmente rappresentativa dell’intero comparto, le nostre attività di monitoraggio descrivono un altro mondo.
Negli ultimi due anni, durante il periodo pasquale abbiamo realizzato un’attività di controllo dei camion che dall’Est Europa trasportavano agnelli — quest’anno con noi era presente anche l’eurodeputata Eleonora Evi. Sebbene le attività siano durate soli 3 giorni, siamo riusciti a controllare 6 camion di cui 3 sono stati sanzionati dalle forze dell’ordine per problematiche relative alle condizioni di trasporto degli animali.
Questo risultato lascia presagire che i trasportatori, consci del fatto che i controlli avvengano solo a campione e quindi l’ipotesi che vengano ispezionati è molto rara, tendano a mettersi in viaggio nonostante i carichi non siano completamente a norma. Inoltre a complicare ulteriormente le cose c’è di mezzo una legge, scritta in maniera generica, senza precisi parametri di riferimento, che lascia spazio a interpretazioni sia da parte di chi dovrebbe rispettarla e chi farla rispettare. Una legge che oltretutto prevede sanzioni così basse che di fatto non rappresentano un deterrente per la loro applicazione.
Leggi incomplete e inadeguate sui trasporti
Nel terzo semestre del 2023 la Commissione europea presenterà una bozza di legge che andrà a sostituire la Normativa per la protezione degli animali durante il trasporto, entrata in vigore circa 20 anni fa. Anche lo European Food Safety Authority (EFSA) in un rapporto consegnato alla Commissione europea ha espresso raccomandazioni per migliorare l’attuale normativa.
Essere Animali si sta battendo su vari fronti per ottenere una legge migliore, aggiornata alle odierne conoscenze scientifiche ed etologiche. Le nostre principali richieste sono:
• Vietare il trasporto di animali vivi su lunghe distanze (di durata superiore alle 8 ore);
• Introdurre un intervallo di temperatura esterna tra i 5° e i 25°C al di fuori del quale ogni trasporto venga vietato;
• Definire chiaramente alcuni parametri fondamentali, come le condizioni specie-e categorie-specifiche per l’idoneità al trasporto degli animali, nonché la disponibilità di spazio e la modalità di somministrazione dell’acqua.
Aiutaci a far risuonare la nostra voce ancora più forte. Firma la petizione per chiedere una normativa chiara e adeguata!