Emissioni di ammoniaca: siamo letteralmente nella cacca
Una delle conseguenze più devastanti dell’allevamento intensivo è quella di concentrare grosse quantità di deiezioni in uno spazio molto limitato, causando inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria.
Uno studio di Greenpeace ha messo insieme i dati raccolti nel Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti in cui sono presenti le informazioni sulle emissioni di circa tremila stabilimenti industriali italiani. Tra queste c’è l’ammoniaca (NH₃), una sostanza presente nei reflui degli animali molto dannosa per la nostra salute e per l’ambiente. In particolare, contribuisce alla formazione di polveri fini, le stesse che uccidono migliaia di persone ogni anno in Italia, soprattutto nella Pianura Padana: l’area più inquinata del nostro Paese, nonché quella col maggior numero di allevamenti intensivi.
I dati sulle emissioni di ammoniaca
Secondo lo studio, gli allevamenti segnalati sul Registro E-PRTR nel 2020 hanno emesso quasi 21 mila tonnellate di ammoniaca. Purtroppo dal registro sono esclusi i dati sui bovini, sebbene siano responsabili, come sappiamo, di ingenti emissioni di ammoniaca e metano. Sono inoltre escluse anche le strutture che allevano meno di quarantamila polli, duemila maiali o 750 scrofe. Per questo i dati a nostra disposizione sono solo una piccolissima porzione. Parliamo del 7,56% del totale, mentre, spiega Greenpeace, oltre il 92% delle emissioni è escluso dal monitoraggio.
Secondo la normativa vigente infatti, gran parte delle aziende del settore zootecnico non sono obbligate a comunicare le proprie emissioni, pur contribuendo largamente a essere. Ciononostante, i risultati della ricerca sono molto preziosi, perché mettono in luce un fatto molto importante: pur inquinando, gli allevamenti intensivi italiani ricevono ogni anno milioni di euro in sussidi PAC, i finanziamenti della Politica Agricola Comune (?) Politica agricola comune La Politica Agricola Comune dell’Unione Europea (PAC) è un insieme di leggi adottate per offrire una politica unificata comune in materia di agricoltura. I suoi obiettivi sono: fornire alimenti sicuri, a prezzi accessibili e di elevata qualità ai cittadini dell’UE; garantire un tenore di vita equo agli agricoltori; tutelare le risorse naturali e rispettare l’ambiente. europea. La maggior parte di questi fondi viene destinato alla Pianura Padana, dove viene emesso il 90% delle emissioni di ammoniaca, di cui oltre la metà solo in Lombardia.

I fondi destinati alle regioni più inquinanti
Nello specifico si parla di un totale di 32 milioni di euro destinati a gran parte delle 772 aziende che hanno comunicato le emissioni di ammoniaca prese in considerazione dallo studio di Greenpeace. Vale la pena ribadirlo: questi dati riguardano solo le aziende che riportano le loro emissioni di ammoniaca al Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti e non di tutte le strutture presenti sul territorio nazionale.

L’allevamento intensivo emette due terzi delle emissioni nazionali di ammoniaca ed è la seconda causa di formazione del particolato fine nel Paese. Come abbiamo affermato in questo articolo, chi riceve finanziamenti pubblici dovrebbe attenersi a rigide norme ambientali e non contribuire invece al deterioramento della qualità del suolo, dell’acqua e dell’aria, a beneficio di tutte e tutti.
Bisogna smettere di finanziare gli allevamenti
Continuare a promuovere l’allevamento intensivo non fa che andare a discapito degli animali, dell’ambiente e della salute pubblica: non possiamo permetterci di finanziarli con le nostre tasse.
Quello che accade agli animali non ti piacerà. Ma per cambiare le cose, prima bisogna conoscerle.
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