Ieri sera è andato in onda un servizio di Chiara Carbone, una giornalista del programma di RAI 3 #cartabianca, che mostra le condizioni in cui vivono i conigli sfruttati per la produzione di carne in Italia.
Il nostro team ha accompagnato #cartabianca in un allevamento intensivo di conigli in Veneto, in provincia di Treviso. L’allevamento rappresenta lo standard della produzione di carne di coniglio: in Europa l’85% di questi animali viene allevato in gabbia. A colpire quando si entra è il silenzio: la struttura è piena zeppa di animali, ma non si sente alcun rumore. Quello che si percepisce è una sofferenza silenziosa.
Siamo stati in un allevamento intensivo di conigli con l’associazione @EssereAnimali per verificare le condizioni in cui vivono gli animali.
— #cartabianca (@Cartabiancarai3) November 15, 2022
di Chiara Carbone pic.twitter.com/PswQ55GBMZ
Cosa mostra il servizio di #cartabianca
Gli animali sono rinchiusi in gabbie piccolissime che condividono con un altro animale o addirittura altri due. La larghezza delle gabbie è di 26 cm, la lunghezza di 40 cm e l’altezza di 28 cm. Lo spazio a disposizione è della grandezza di un foglio da stampante, mentre in condizioni naturali necessitano si almeno 50 mq di spazio vitale. Purtroppo, come spiego alla giornalista Chiara Carbone, non esiste una norma che regoli la dimensione delle gabbie.
Secondo l’EFSA, la problematica maggiore negli allevamenti di conigli è proprio la restrizione di movimento. Nelle gabbie rimangono dai 70 agli 80 giorni, dopo di che finiscono al macello. Per gli esemplari utilizzati per la riproduzione invece i tempi si allungano: un anno per le femmine, due anni per i maschi.
Le immagini sono molto forti: nelle gabbie sono presenti animali morti o agonizzanti; altri sono feriti, hanno problemi alla pelle, presentano movimenti stereotipati e uno in particolare ha un’infezione al sistema nervoso causata da patogeni che gli fa torcere il collo. Le condizioni di forte stress porta gli animali ad aggredirsi, la rete metallica causa lesioni alle zampe e tutto questo porta a un abbassamento delle difese immunitarie, debolezza alle ossa, deformazioni scheletriche, dermatiti e problemi respiratori.
Ci spostiamo alla cella frigorifera: qui vengono portate le carcasse degli animali morti. Nonostante l’utilizzo massiccio di farmaci, in questi luoghi c’è un’altisima percentuale di mortalità, che va dal 10% al 30%.
Anche se c’è stato un calo dei consumi di carne di coniglio, lo scorso anno sono stati macellati solo in Italia oltre 15 milioni di animali, per la maggior parte provenienti da allevamenti come quello mostrato dalle immagini del servizio.
È ora di mettere fine all’era delle gabbie
Con la coalizione End the Cage Age abbiamo chiesto al Governo italiano di prendere una posizione netta contro l’uso delle gabbie negli allevamenti affinché si impegnino a:
- Sostenere la richiesta di vietare l’allevamento in gabbia nella UE in tutte le sedi opportune, a cominciare da quella del Consiglio dell’Unione europea, in cui l’Italia ha una voce importante.
- Adottare ogni opportuno strumento, legislativo ed economico, per favorire e realizzare al più presto la transizione a sistemi di allevamento senza gabbie anche in Italia.
Le gabbie costringono gli animali a sofferenze fisiche e mentali, aiutaci a vietarle!