Allevamenti in crisi: è il momento di ripensare l’intero sistema
Gli allevamenti in Italia sono in ginocchio a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei mangimi. Forse è il momento di uscire dall’ottica emergenziale e ripensare all’intero sistema.
Gli allevamenti in Italia sono in crisi da diversi anni, complici problemi strutturali che fanno sì che questo settore sia, insieme a quello agricolo, fortemente dipendente dai sussidi pubblici — primi fra tutti quelli della PAC, la politica agricola comune dell’UE.
Nel 2022, tuttavia, questi problemi si sono ulteriormente esacerbati per due fattori più o meno inaspettati: le speculazioni finanziarie che hanno seguito lo scoppio della guerra in Ucraina e la siccità straordinaria che ha intaccato i raccolti di foraggere. Questi fattori hanno fatto schizzare i prezzi per i produttori di carne e latte: dai mangimi alle bollette, i rincari hanno reso molto più costoso allevare animali, motivo per cui in moltissimi sono ricorsi ad abbattimenti “obbligati”.
Proprio questa settimana, Coldiretti denunciava un aumento dei costi per agricoltori e allevatori che vanno «dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti». Secondo un’altra recente analisi di Coldiretti, a ottobre i prezzi dei cereali sono aumentati a livello mondiale dell’11% rispetto al 2021, e del 3% rispetto al mese precedente. E di conseguenza sono aumentati anche i prezzi della carne (+5,7%) e dei prodotti lattiero caseari (+15,3%). Aumenti insostenibili per un settore che è già in difficoltà.
Mantenere lo status quo è irresponsabile
Ma come segnalavamo già ad agosto quando l’emergenza siccità imperversava, continuare a mantenere lo status quo, come se non stessimo vivendo in un’epoca di penuria di risorse è a dir poco irresponsabile. L’allevamento di animali consuma ingenti risorse di acqua, energia e cibo adatto al consumo umano, restituendo poche calorie, malattie cardiovascolari, gas serra e inquinamento.
L’allevamento di animali provvede soltanto al 18% del fabbisogno calorico globale e al 37% delle proteine, ma consuma il 70% dei terreni agricoli. E questi numeri, insieme alla sofferenza che miliardi di animali ogni anno sono costretti a sopportare prima di finire al macello, non giustificano il mantenimento di un tale sistema produttivo.

In questi giorni i leader mondiali discuteranno su come fronteggiare la sfida più importante con cui l’essere umano ha mai dovuto fare i conti: la crisi climatica e quindi il futuro della nostra specie sulla Terra. Ripensare al sistema alimentare, che ad oggi emette oltre un quarto delle emissioni globali di gas serra, sarà imprescindibile.
Molto può essere fatto per sostenere gli allevatori nel convertire i loro mezzi di sostentamento in attività più sostenibili e redditizie. Esistono progetti che lo stanno già facendo con successo. Perché non cominciare a discuterne insieme?