L’investigazione di Humane Society International/Europe viene pubblicata in un momento in cui centinaia di migliaia di cittadini europei chiedono a gran voce un divieto di allevamento di animali da pelliccia e di commercializzazione dei prodotti di pellicceria in tutta l’Unione.
Questa prima indagine negli allevamenti di cincillà in Romania, getta luce su una pratica crudele che in molti Paesi europei, inclusa l’Italia, è ormai vietata. Le terribili immagini devono essere una spinta per vietare gli allevamenti e il commercio di pellicce in tutta l’UE, che è il fine della nostra campagna Fur Free Europe.
L’indagine mostra immagini a cui purtroppo siamo abituati: animali costretti a vivere in piccole gabbie metalliche all’interno di strutture sporche e senza finestre. I cuccioli di cincillà faticano a camminare sul filo metallico delle gabbie e masticano le sbarre nervosamente. Sul pavimento sono presenti cumuli di escrementi.
I cincillà sono animali sociali ma nonostante questo sono rinchiusi in gabbie singole — ad eccezione del periodo di gestazione — e lo spazio a loro disposizione non è che una minima parte di quello che avrebbero in natura. Come nel caso di altre specie, le femmine di cincillà sfruttate per la produzione di pellicce sono sottoposte a cicli di gravidanza continui, a volte a poche ore dopo il parto. HSI/Europe racconta che il sistema di accoppiamento poligamo adoperato dagli allevatori è innaturale e stressante, perché obbliga i singoli animali maschi a riprodursi con anche dieci femmine, mentre a queste è applicato un collare che serve a impedire loro di scappare durante la fase di accoppiamento. Alcune immagini mostrano anche animali tenuti a testa in giù dalla coda, col rischio che si rompa.

L’indagine solleva inoltre preoccupazione sui metodi utilizzati per uccidere gli animali: alcuni allevatori hanno dichiarato all’investigatore di operare la rottura del collo, una pratica che non rientra tra i metodi di uccisione autorizzati per i cincillà (Regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio). Un altro allevatore invece ha mostrato una camera a gas fatta in casa utilizzando una pentola a pressione, e un altro ancora carcasse di cincillà conservate in un congelatore.
Proposto un divieto nazionale
Dopo la pubblicazione di queste immagini e un confronto con HSI/Europe, i deputati del Partito Nazionale Liberale rumeno hanno presentato una proposta di legge per vietare l’allevamento di visoni e cincillà.
Secondo l’analisi dell’associazione, un divieto di allevamento di animali da pelliccia in Romania avrebbe un impatto economico minimo perché l’industria è in crisi da tempo. Secondo quanto detto dagli allevatori all’investigatore di HSI/Europe, i prezzi delle pelli sono scesi da 40 euro a 25 euro l’una rendendo l’allevamento di cincillà non più economicamente sostenibile come unica occupazione. Un allevatore di cincillà ha poi ammesso che in passato arrivava a produrre 4 mila pelli all’anno, mentre ora è sceso a 1500.

Non solo cincillà: la campagna Fur Free Europe
Questo è un momento storico molto importante per gli animali sfruttati per la loro pelliccia in Europa. A maggio di quest’anno, insieme a oltre 60 organizzazioni europee, abbiamo lanciato la campagna Fur Free Europe, una raccolta firme per porre fine alle pellicce in tutta l’UE.
Fur Free Europe è una Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) che chiede all’UE di vietare gli allevamenti, l’importazione e il commercio di pellicce. Raggiungendo 1 milione di firme la Commissione europea sarà obbligata a rispondere e ad agire rispetto alle nostre richieste.
Con questa campagna possiamo incidere direttamente, anche qui dall’Italia, sul futuro degli animali ancora oggi sfruttati per la loro pelliccia in altri paesi europei, compresi i cincillà della Romania di cui questa indagine ha mostrato le gravi sofferenze.
Possiamo fare la storia, firma la petizione
L’allevamento per le pellicce in UE deve diventare un brutto ricordo del passato: aiutaci a raccogliere 1 milione di firme!