Basta sfruttare gli animali: la dichiarazione oltre 450 ricercatrici e ricercatori
Oggi, in occasione del World Animal Day, oltre 450 accademiche e accademici specializzati in filosofia morale e politica, provenienti da 39 Paesi, proclamano l’ingiustizia fondamentale dello sfruttamento degli animali sulla base delle attuali conoscenze nei loro campi di competenza.
Insieme a Animal Law Italia, presentiamo oggi nel nostro Paese la Dichiarazione di Montréal sullo sfruttamento degli animali. «Siamo ricercatori nel campo della filosofia morale e politica. Il nostro lavoro è radicato in diverse tradizioni filosofiche e raramente ci troviamo d’accordo gli uni con gli altri. Siamo d’accordo, tuttavia, sulla necessità di una profonda trasformazione dei nostri rapporti con gli altri animali. Condanniamo le pratiche che implicano il trattamento degli animali come oggetti o merci. Nella misura in cui questo comporta violenze e danni inutili, dichiariamo che lo sfruttamento degli animali è ingiusto e moralmente indifendibile», queste le parole di oltre 450 ricercatrici e ricercatori contenute nel documento.
Parole che fanno eco alla cosiddetta Cambridge Declaration of Consciousness, del 2012, che mette in evidenza l’esistenza di «prove convergenti [che] indicano che animali non-umani possiedono i substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati consci assieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali». In parole povere, come gli esseri umani possono avere una coscienza, provare dolore e piacere.
Che cosa affermano le studiose e gli studiosi
I firmatari della Dichiarazione di Montréal affermano che gli argomenti utilizzati a sostegno dello sfruttamento animale sono irrilevanti, in particolare quelli relativi alle capacità mentali definite “inferiori” degli animali: «gli interessi dei più intelligenti tra noi non contano più degli interessi equivalenti dei meno intelligenti, lo stesso deve valere per gli animali. Dire il contrario, equivarrebbe a classificare gli individui secondo facoltà che non hanno rilevanza morale. Un atteggiamento abilista di questo tipo sarebbe moralmente indifendibile.».
Sebbene il loro lavoro sia radicato in diverse tradizioni filosofiche, questi studiosi concordano sulla condanna dello specismo e sulla necessità di trasformare il nostro rapporto con gli altri animali ponendo fine al loro sfruttamento. Tale posizione, un tempo ricoperta da poche persone particolarmente sensibili al destino degli animali, è ora, per la prima volta, supportata da centinaia di ricercatori che hanno dedicato la loro carriera alla riflessione etica.
I firmatari dichiarano che poiché danneggia inutilmente gli animali, lo sfruttamento degli animali è fondamentalmente ingiusto. Si posizionano quindi a favore della chiusura dei macelli, della fine della pesca e dello sviluppo di sistemi alimentari a base vegetale. Secondo gli studiosi, un progetto del genere richiederà l’abbandono di abitudini speciste consolidate e la trasformazione radicale di numerose istituzioni.
Gli studiosi italiani firmatari della Dichiarazione di Montréal
Tra i firmatari, l’autrice di Carne da macello. La politica sessuale della carne, Carol Adams, ma anche le italiane Annalisa Di Mauro, ricercatrice in Filosofia morale, membro dell’EtApp (Laboratory for Applied Ethics Research) dell’Università di Genova e responsabile “Ricerca e rapporti con l’università” di ALI – Animal Law Italia e Benedetta Piazzesi ricercatrice all’EHESS, la Scuola di studi superiori in scienze sociali di Parigi; e Simone Pollo, professore associato di Filosofia morale alla Sapienza Università di Roma e autore dei libri “Umani e animali: questioni di etica” (Carocci, 2016) e “Manifesto per un animalismo democratico” (Carocci, 2021).
«La Dichiarazione di Montréal aggiunge un ulteriore tassello alla riflessione sulla condizione degli animali in un mondo che è ancora solo ‘a misura di uomo’», spiega Annalisa Di Mauro. «Coloro i quali si oppongono, talvolta per ovvie ragioni, alle questioni sorte in merito alla condizione degli animali, spesso definiscono il fenomeno come ‘di pancia’, cioè radicato nell’emotività e nell’estremismo (…) Tale punto di vista, però, ignora totalmente la base etica razionale sulla quale poggia la richiesta di elevare la protezione legale per gli animali, al fine di garantire loro condizioni di vita degne».
Per quanto riguarda l’importanza della diffusione della Dichiarazione di Montréal, Di Mauro afferma: «Si può affermare che ha un’importanza in qualche modo culturale, perché è il segno del fatto che ormai c’è un’ampia comunità di persone, in questo caso appartenenti all’accademia, al mondo scientifico, che convergono sull’importanza di trasformare molto profondamente le nostre relazioni con gli animali non umani. La rilevanza di questo documento è nel suo essere una fotografia di quella che è l’attuale situazione, in cui è presente un ampio consenso da parte di scienziati e professionisti su un tema che ormai è all’ordine del giorno delle nostre società, delle nostre civiltà».
E aggiunge: «La classificazione degli individui in base al possesso di capacità che, tra l’altro, non hanno alcuna rilevanza morale, somma ingiustizia a ingiustizia, se il metro per misurare tali facoltà risulta essere tarato su quelle che sono le nostre caratteristiche. Ogni individuo merita di poter sviluppare al meglio le proprie competenze, vivere pienamente la propria esistenza e ben vengano queste iniziative».
È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!