In Svizzera un referendum per vietare l’allevamento intensivo


Maria Mancuso
Web content editor

Il 25 settembre i cittadini svizzeri sono stati chiamati a votare sul destino dell’allevamento intensivo di animali. Se avesse vinto il sì, per la Svizzera la produzione zootecnica industriale sarebbe stato un ricordo del passato.

La data del 25 settembre sarebbe potuta essere una data molto importante per la Svizzera. Mentre noi votavamo per l’elezione del governo, i cittadini e le cittadine svizzere hanno avuto l’opportunità storica di mettere fine all’allevamento intensivo nel Paese e di «sancire nella Costituzione la dignità degli animali nell’ambito della detenzione a scopo agricolo», spiega l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria. Purtroppo ha vinto il no con il 63% dei voti.

I motivi del sì

I promotori dell’iniziativa chiedevano che l’allevamento intensivo fosse vietato per tutelare il benessere degli animali, proteggere la salute delle persone e degli animali (ad esempio da rischi pandemici e sanitari), garantire una produzione alimentare sostenibile alla luce del forte impatto che gli allevamenti intensivi hanno sull’ambiente.

In questi luoghi, affermano i promotori, la quasi totalità delle esigenze fondamentali degli animali vengono ignorate. Come mostriamo anche noi attraverso le nostre indagini, allevamento intensivo è sinonimo di sovraffollamento e, spesso, di incapacità di uscire all’aperto. Inoltre, questo tipo di produzione guarda agli animali come semplici merci, invece che come esseri viventi. Infine, la situazione attuale dimostra che la legislazione sulla protezione degli animali in vigore «non basta a impedire la negligenza del benessere e della dignità degli animali».

I motivi del no

Purtroppo, già prima del voto, il Consiglio federale e il Parlamento svizzeri hanno respinto l’iniziativa. Per chi ha sostenuto il no, gli animali da reddito nel Paese sarebbero già sufficientemente tutelati e sempre più animali sarebbero «detenuti in modo particolarmente rispettoso». Inoltre, i detrattori dell’iniziativa sottolineavano che rispettare il conseguente divieto d’importazione per i prodotti che non rispettano gli standard bio di allevamento sarebbe stato difficile e costoso. Inoltre il prezzo dei prodotti animali sarebbe stato maggiore.

Un referendum che poteva mostrare la via da seguire

Gli allevamenti intensivi sono luoghi in cui gli animali non vivono una vita dignitosa né rispettosa dei loro bisogni etologici. Iniziative come quella svizzera, al di là del risultato, dimostrano che ogni giorno, sempre di più, i cittadini e le cittadine vogliono mettere in discussione la produzione zootecnica industriale, che considera gli animali come oggetti da sfruttare per un profitto, invece di esseri senzienti capaci di provare dolore e gioia.

Nel corso di più di dieci anni di lavoro abbiamo incontrato centinaia, se non migliaia, di persone che sono contrarie all’allevamento intensivo. Perché riconoscono la crudeltà di questi luoghi e l’impatto negativo che questi hanno sulla salute delle persone e sull’ambiente. È arrivata l’ora che la politica si accorga di queste persone e ascolti che cos’hanno da dire.

È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!