Record deforestazione in Amazzonia, la colpa è soprattutto della zootecnia
Il 5 settembre si celebra la Giornata dell’Amazzonia (Amazon Day), uno degli ecosistemi più importanti e cruciali per la nostra sopravvivenza. Ma come denunciano giornalisti e difensori della Terra, l’industria zootecnica contribuisce alla sua distruzione: è ora che tutto questo finisca.
In Brasile la distruzione della foresta dell’Amazzonia non si ferma. Agosto è stato un mese di nuovi record: oltre 33 mila incendi in un solo mese. Nella sola giornata del 22 gli incendi sono stati oltre 3 mila. Roghi che spesso servono per fare spazio ai pascoli o alle coltivazioni di soia destinata agli allevamenti: una filiera, che come raccontavamo in questo articolo, è stata creata per gli allevamenti intensivi.
Sì, perché l’80% della soia prodotta nel mondo non va a finire nel frigo dei nostri supermercati sotto forma di tofu, ma come mangimi nelle mangiatoie degli animali negli allevamenti intensivi. La soia quindi, di per sé, non è affatto insostenibile, a differenza di quanto viene spesso detto. Ad esserlo sono le monocolture a perdita d’occhio, spesso di soia OGM, che occupano terreni che prima erano delle foreste e che vengono irrorate con fertilizzanti chimici e pesticidi.
Danni all’ambiente e genocidi
Tutto questo non ha conseguenze irreversibili soltanto sull’ambiente, ma anche sulle popolazioni indigene, da sempre in pericolo di perdere la loro terra ancestrale e di pagare la loro resistenza con la vita. È di qualche giorno fa la notizia della morte, per vecchiaia, dell’ultimo superstite di una tribù nella riserva di Tanaru, nell’Amazzonia brasiliana occidentale. L’uomo viveva solo da diversi decenni, dopo che la sua tribù era diventata bersaglio, a partire dagli anni ‘70, di una serie di attacchi omicidi da parte di allevatori che volevano appropriarsi della loro terra.
Fiona Watson, direttrice del dipartimento di ricerca e advocacy dell’organizzazione Survival International, ha parlato di lui spiegando che: «Nessuna persona esterna conosceva il nome di quest’uomo, e né molto si sapeva della sua tribù – e con la sua morte il genocidio del suo popolo è completo. Perché questo è stato davvero un genocidio: l’eliminazione deliberata di un intero popolo da parte di allevatori di bestiame affamati di terra e ricchezza. Ha simboleggiato sia la terribile violenza e la crudeltà inflitte ai popoli indigeni di tutto il mondo in nome della colonizzazione e del profitto, ma anche la loro resistenza».
Inoltre, Watson aggiunge che «Se il presidente Bolsonaro e i suoi alleati dell’agroalimentare l’avranno vinta, questa storia si ripeterà più e più volte fino a quando tutti i popoli indigeni del Paese non saranno stati spazzati via».
Watson si riferisce alle elezioni del 30 ottobre, ormai alle porte, che vedono contrapporsi Lula, in carica dal 2003 al 2010, e Bolsonaro, presidente dal 2019 che ha promesso un’autostrada nel cuore della foresta amazzonica brasiliana. Secondo una ricerca del Guardian, il progetto aumenterebbe di cinque volte la deforestazione della zona entro il 2030, distruggendo un’area estesa quanto lo stato della Florida.
L’opera collegherebbe la più grande città amazzonica di Manaus al resto del Brasile anche durante la stagione delle piogge e permetterebbe di accedere più facilmente ad aree remote e relativamente incontaminate della foresta, a vantaggio di chi vuole sfruttare terre e materie prime. Secondo le stime, da quando Bolsonaro si è insediato, la deforestazione è aumentata a dismisura: come spiega Lifegate, nella prima metà del 2022 è stata dell’80% più grande dello stesso periodo del 2018, l’anno prima delle elezioni.
Che Bolsonaro continui fino all’ultimo a favorire gli interessi dell’agribusiness a discapito dell’ambiente è evidente: l’esempio è la nuova proposta di legge che vuole vietare i controlli nei macelli.
Se sarà accolta, l’assenza di ispezioni farà crescere la deforestazione e i ritmi di produzione — cioè più animali allevati e uccisi in modo crudele. Ciò solo per far aumentare le esportazioni, a danno di animali, ambiente e persone.
Basta distruggere il Pianeta per produrre carne
A causa della deforestazione, la foresta pluviale amazzonica assorbe oggi il 30% in meno della CO2 che assorbiva negli anni ’90. L’allevamento di animali e la domanda di terreni per le coltivazioni di soia rende difficile la sua protezione.
Il tempo per agire è sempre meno. Gli scienziati indicano nell’adozione dell’alimentazione vegetale una delle azioni chiave da intraprendere nei prossimi anni per riuscire a ridurre drasticamente il nostro impatto sul Pianeta. Secondo alcune stime, il passaggio verso una dieta a base vegetale entro il 2050 potrebbe farci risparmiare tra i 332 e i 547 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
La produzione e il consumo di carne pesano troppo sul nostro Pianeta e causano la sofferenza di miliardi di animali ogni anno. Dobbiamo invertire la rotta e proteggere con tutte le nostre forze l’Amazzonia, così come tutte le altre foreste del Pianeta. Ne va del nostro futuro.
È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!