Su Rai 3 le nostre immagini in alcuni allevamenti italiani di suini
Ieri sera, durante la puntata del programma di approfondimento Filorosso su Rai 3, sono andate in onda le immagini filmate dal nostro team investigativo all’interno di alcuni allevamenti intensivi nella Pianura Padana.
Nella puntata del 23 agosto andata in onda in prima serata (e disponibile su RaiPlay), i conduttori Giorgio Zanchini e Roberta Rei hanno discusso di allevamenti intensivi, consumo di carne, benessere animale e impatto ambientale. Ad affiancarli in veste di ospiti: Mario Tozzi, divulgatore scientifico e giornalista, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, e Sara Segantini, attivista di Fridays for Future.
I filmati, realizzati insieme ad Animal Equality durante un’azione per la campagna #BugieInEtichetta, mostrano problematiche che abbiamo ampiamente documentato nelle nostre indagini e che spesso sono la norma negli allevamenti intensivi. Scrofe ferite e in gabbie di gestazione troppo piccole perché si possano muovere, suinetti morti o agonizzanti, cumuli di cadaveri di cuccioli morti durante o dopo il parto.

© Essere Animali
Come denunciamo spesso, gli allevamenti intensivi sono luoghi dove non è possibile garantire agli animali una vita dignitosa. Qui sono obbligati a vivere chiusi in capannoni, in gabbia o in spazi limitati e sovraffollati, senza mai vedere la luce del sole o toccare l’erba. Inoltre, questo sistema non è sostenibile dal punto di vista ambientale. Come ricorda Federica Ferrario, responsabile agricoltura di Greenpeace Italia, intervistata nel servizio, negli anni ’60 in Italia si consumavano circa 21 kg di carne pro capite all’anno. Oggi quattro volte tanto: 79 kg. Per rispettare gli Accordi di Parigi, questa cifra dovrebbe scendere a 16 kg entro il 2050.
Un problema anche etico
Come spiega Mario Tozzi, a questo si accompagna un dilemma etico, vale a dire allevare degli esseri viventi per mangiarli. «Questo sarà un ricordo del passato», racconta, «ce lo ricorderemo come un periodo strano, come in un famoso film dove si trovano intorno a una tavola, invece che gli alcolisti anonimi, quelli che avevano consumato chi il formaggio, chi la bistecca, e si domandano come mai si erano ridotti in quella condizione». Quello che serve, spiega, è un cambiamento di tipo culturale.
Una posizione simile viene sostenuta da Sara Segantini, attivista di Fridays for Future, che afferma che più che di una perdita o di un prezzo da pagare, cambiare le nostre abituini è un’opportunità per rendere questo mondo migliore, più equo e giusto. Partendo sicuramente dal taglio dei consumi della carne, ma ripensando tutto il modello di produzione.
Il ruolo dell’UE e dell’Italia
Un cambiamento che deve sicuramente coinvolgere i consumatori e le consumatrici, ma che deve partire dalle istituzioni. Ad esempio dall’Unione Europea, che con la sua strategia Farm to Fork e il Green Deal Europeo avrebbe il potere di rendere il sistema alimentare europeo più sostenibile, promuovendo molto più attivamente l’alimentazione vegetale.
E in Italia? Il 5 agosto abbiamo presentato il manifesto “Anche gli animali votano”, un programma per le elezioni politiche 2022 indirizzato a partiti, candidati Premier e candidati al Parlamento che si fonda sul principio della protezione e della tutela degli animali. Tra le nostre richieste, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, il sostegno al divieto europeo dell’utilizzo delle gabbie nell’allevamento e la promozione delle scelte alimentari vegetali. Un Paese più giusto per gli animali è un Paese più giusto per tutte e tutti.