Quello che vivono i pesci negli allevamenti è peggio di quanto pensi

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Quello che vivono i pesci negli allevamenti è peggio di quanto pensi


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Francesco Ceccarelli
Responsabile investigazioni

L’acquacoltura in UE non è regolata in maniera tale da garantire che milioni di pesci non patiscano ogni anno dolori evitabili. La loro sofferenza è silenziosa, ma non per questo meno penosa.

Ogni animale, di qualunque specie, merita tutele. Eppure, nonostante le prove scientifiche a sostegno della loro senzienza, in Europa non esiste ancora una legislazione esaustiva, efficace e appropriata per i pesci negli allevamenti. La normativa dedicata a loro non è chiara, ed esistono solo disposizioni generiche che non fanno che aumentare il rischio di sofferenze prolungate e maltrattamenti. Ecco che cosa abbiamo documentato nella nostra ultima indagine in diversi allevamenti europei di trote, spigole e orate. 

L’allevamento di pesci

Il benessere dei pesci durante l’allevamento è regolato dalla Direttiva 98/58/CE, che mentre affida ai singoli Stati Membri il compito di provvedere “affinché i proprietari e i custodi adottino le misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali”, al contempo li esonera dall’elaborare requisiti specifici per i pesci. Le immagini che abbiamo raccolto nella nostra ultima indagine mostrano problematiche che vanno dalla densità eccessiva, alla mancanza di stimoli, fino ad arrivare all’alta mortalità

Gli animali sono stipati in vasche di cemento dove convivono migliaia di esemplari, circostanze che inevitabilmente possono compromettere la qualità dell’acqua, favorendo la diffusione di malattie, ma aumentano inoltre il livello di stress e aggressività tra animali che non hanno spazio sufficiente per muoversi liberamente. Nelle vasche mancano degli arricchimenti ambientali, un fattore che impedisce agli animali di soddisfare i propri bisogni etologici, costringendoli a nuotare in cerchio in una spirale di apatia. I corpi dei pesci morti che galleggiano sulla superficie dell’acqua sono testimonianza dell’elevato tasso di mortalità all’interno degli allevamenti. 

Il grading

Una pratica molto comune negli allevamenti di pesci è quella che in gergo viene chiamata grading, vale a dire la selezione dei pesci in base alla taglia. Questa operazione è funzionale allo smistamento nelle vasche dei pesci con grandezze simili, ma non tiene conto della loro etologia — in natura i pesci non entrano in contatto con superfici. Come documenta la nostra indagine, il grading causa sofferenze psicofisiche prolungate agli animali: i pesci tentano di sfuggire ai rulli dei macchinari e iniziano a soffocare. Molti di loro rimangono incastrati e muoiono dopo una lunga agonia. 

Dopo diverse indagini realizzate negli allevamenti di pesci europei è la prima volta che documentiamo la procedura del grading.
© Aitor Garmendia / Essere Animali

Il trasporto dei pesci

Il benessere dei pesci durante il trasporto è tutelato dal Regolamento (CE) n. 1/2005, le cui disposizioni sono talmente generiche da renderle difficili da implementare o del tutto inapplicabili nel caso di questi animali.   

La nostra indagine mostra come durante le fasi di trasporto, una delle operazioni più critiche per questi animali, i pesci negli allevamenti vengano spesso caricati con noncuranza e con attrezzature inadeguate, provocando ferite e sofferenze acute agli animali, in maniera particolare quando i pesci vengono lasciati fuori dall’acqua anche per diversi minuti.

Similmente, anche nel momento dello scarico, i pesci possono essere sottoposti a lesioni. Come mostrato dalle nostre immagini, gli animali vengono inizialmente ammassati in uno spazio ristretto delle vasche, poi raccolti con reti che possono schiacciare gli animali che si trovano sul fondo. Successivamente, gli animali vengono movimentati con sistemi di pompaggio che utilizzano una velocità eccessiva e presentano giunzioni e bordi spigolosi o taglienti, con il rischio di provocare abrasioni e tagli. 

L’abbattimento dei pesci

Il benessere dei pesci al momento dell’abbattimento è tutelato dal Regolamento (CE) n. 1099/2009, che tuttavia ha un ambito di applicazione fortemente circoscritto. L’assenza di ulteriori norme specifiche su metodi di stordimento e abbattimento più appropriati per le diverse specie di pesci si traduce nell’utilizzo diffuso di pratiche cruente e dolorose.

Ad esempio, l’immersione di pesci ancora coscienti in una sospensione di ghiaccio in acqua che causa morte per asfissia, non prevede alcun tipo di stordimento e provoca stress e sofferenza acuta per un periodo di tempo prolungato. Lo stordimento elettrico prima dell’abbattimento è considerato uno dei metodi più rispettosi del benessere dei pesci dalla comunità scientifica. Tuttavia, come mostrano i filmati raccolti durante l’indagine, quando l’elettroshock è applicato in maniera inadeguata, può prolungare sofferenze agli animali che rimangono coscienti mentre ricevono la scarica elettrica e poi muoiono lentamente di asfissia per esposizione all’aria. Alcuni di loro arrivano persino ad essere confezionati vivi una volta giunti all’impianto di trasformazione. 

Qui i pesci sono immersi in una vasca con acqua e ghiaccio, lo strumento, dal manico giallo, rilascia una scarica elettrica.
© Aitor Garmendia / Essere Animali

Firma la petizione

La nostra inchiesta, rilasciata in collaborazione con Compassion in World Farming, svela molte delle carenze dell’attuale normativa dell’Unione Europea sul benessere degli animali, palesemente inadeguata a garantire la tutela dei pesci d’allevamento. I pesci sono gli animali più sfruttati e macellati al mondo, ma anche i meno protetti dalle leggi. In questo momento ci troviamo di fronte a un’opportunità unica per cambiare il loro destino: la DG SANTE — il direttorato nella Commissione europea responsabile del miglioramento delle condizioni dei pesci — sta valutando di apportare importanti modifiche alle normative sul benessere di questi animali.

Fermare tutto questo è una questione di giustizia: aiutaci a dar voce alle sofferenze dei pesci. Firma anche tu per chiedere alla Commissione europea di garantire la protezione dei pesci allevati a scopo alimentare nella normativa europea.


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