Melanie Joy ci spiega che cosa spinge le persone a mangiare carne


Maria Mancuso
Web content editor

Perché mangiamo la carne di alcuni animali e non di altri? Perché indossiamo la pelle delle mucche, ma non faremmo lo stesso con quella di cani e gatti? Perché la maggior parte delle persone giustifica le ingiustizie verso alcuni animali e non altri? Ce lo spiega Melanie Joy.

Melanie Joy è una psicologa sociale e autrice di numerose pubblicazioni, tra cui il best-seller Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche (ed. Sonda). Relatrice eloquente, ha presentato le sue idee in 50 Paesi e ha ricevuto l’Ahimsa Award (con altre sette personalità, tra cui il Dalai Lama e Nelson Mandela) per il suo lavoro sulla nonviolenza. È anche fondatrice di Beyond Carnism, una ONG internazionale la cui missione è denunciare e trasformare il carnismo a livello globale.

La missione di Melanie Joy è aiutare a creare un mondo in cui le persone possano interagire in modi che creano un senso di connessione reciproca. Per fare questo bisogna superare ostacoli interni (psicologici) ed esterni (sociali), che sono una delle ragioni principali per cui agiamo contro i nostri interessi e quelli degli altri, spesso senza rendercene conto. Con consapevolezza, secondo Joy, siamo più in grado di pensare liberamente e agire con compassione, per creare relazioni più sane e appaganti e un mondo più equo e sostenibile.

Che cos’è il carnismo?

Il concetto base del pensiero di Melanie Joy è il carnismo, un sistema di credenze invisibile che modella le nostre percezioni sulla carne e sugli animali e che ci spinge, appunto, a mangiare e sfruttare alcuni, e ad amarne altri. Secondo l’autrice, il carnismo è sostenuto da complessi meccanismi psicologici e sociali che ci portano ad agire inconsapevolmente contro i nostri valori fondamentali, i nostri interessi e gli interessi degli altri. 

La maggior parte delle persone non violerebbe volontariamente questi valori, perciò, per funzionare, il carnismo utilizza una serie di meccanismi che bloccano la nostra naturale empatia, in modo che agiamo contro i nostri valori senza renderci pienamente conto di ciò che stiamo facendo. In altre parole, il carnismo ci condiziona a non pensare e sentire. Comprendere il carnismo può quindi aiutarci a fare scelte che riflettono ciò che pensiamo e sentiamo autenticamente, piuttosto che ciò che ci è stato insegnato a pensare e sentire, e per contribuire a un mondo più compassionevole e sostenibile.

Come giustifichiamo il nostro carnismo? 

Ogni animale è un individuo unico.
© Essere Animali

Come abbiamo spiegato, secondo Melanie Joy il carnismo va contro i nostri valori umani fondamentali come la compassione e la giustizia. Le difese che il carnismo impiega nascondono le contraddizioni tra i nostri valori e i comportamenti che abbiamo e si basano su: negazione, giustificazione, distorsioni cognitive

La negazione è l’invisibilizzazione del carnismo (quindi del problema) e delle vittime stesse. Se un problema non si vede, allora non esiste. Per questo molte persone ignorano totalmente come funziona l’industria della carne. La giustificazione ci serve a credere in tutti quei miti che circondano la carne e gli altri prodotti animali. Questi miti si possono riassumere con le tre N: mangiare animali è normale, naturale e necessario. Le distorsioni cognitive servono a distorcere la realtà che sta dietro ai prodotti animali. Ad esempio ci fanno guardare agli animali negli allevamenti come ad oggetti o ad astrazioni (pensiamo che tutti i maiali siano uguali, piuttosto che individui con una personalità unica, come accade con cani e gatti).