Caldo e siccità: soffrono anche gli animali negli allevamenti


Maria Mancuso
Web content editor

Le attività antropiche, soprattutto quelle dei Paesi più ricchi, non fanno che rendere ancora più difficile la vità degli animali negli allevamenti. Il caldo anomalo e la siccità che stiamo sperimentando sono dovuti alla crisi climatica. Dobbiamo tagliare le emissioni, partendo dal settore zootecnico. 

Noi esseri umani non siamo gli unici a soffrire il caldo dovuto all’aumento delle temperature medie. Anche gli animali lo soffrono e senza potervi sfuggire. Negli allevamenti intensivi, i cosiddetti “animali da reddito” sono vittime più volte di un sistema produttivo che li fa nascere solo per poterli sfruttare, rinchiudendoli in strutture inadeguate e negandogli una vita dignitosa. Allo stesso tempo, questo sistema produttivo, contribuisce all’emissione di enormi quantità di gas serra e al collasso ambientale, rendendo la vita sulla Terra più difficile, per esempio causando la siccità di questo periodo e che potrebbe portare all’abbattimento di migliaia di animali. 

Migliaia di mucche muoiono di caldo in Kansas 

Qualche giorno fa sono circolate le immagini strazianti di migliaia di bovini morti nelle terre inaridite del Kansas, negli Stati Uniti, a causa del caldo estremo. Secondo la Kansas Livestock Association gli animali sarebbero morti per stress da calore.

Secondo il Guardian gli animali che muoiono prima di raggiungere il macello negli Stati Uniti sono oltre 20 milioni, un numero che equivale alla popolazione di Lombardia, Campania e Sicilia messe insieme. E tra le cause principali c’è sicuramente lo stress dovuto al caldo. Ovviamente questo non accade soltanto negli Stati Uniti: in Argentina a gennaio sono morte milioni di galline ovaiole per stress da caldo.

Anche in Italia le mucche soffrono il caldo

Anche in Italia le mucche stanno soffrendo l’afa, denuncia Coldiretti. Negli allevamenti sarebbero scattate le misure contro il caldo: ventilatori, doccette refrigeranti e abbeveratoi che forniscono centinaia di litri d’acqua al giorno. Tutto questo però è implementato in funzione della produttività e non del benessere degli animali di per sé. 

Gli animali vengono comprati e allevati affinché producano merci — carne, latte, uova — che poi verranno vendute, perciò le misure che servono a mitigare le conseguenze dell’afa sono destinate a mantenere lo status quo: vale a dire l’allevamento così come lo conosciamo. Non è un caso che sui giornali si legga di “allevamenti in difficoltà”, “allarme per la produzione”, oltre che di richieste di sovvenzioni per garantire la sopravvivenza delle aziende: il problema è la produttività e il rischio che gli allevatori abbiano delle perdite economiche, non che gli animali soffrano o che questo sistema sia una delle cause alla base degli eventi estremi. 

Siccità e mancanza di mangimi

Parallelamente, dallo scoppio della guerra in Ucraina, gli allevatori italiani hanno denunciato forti difficoltà ad accaparrarsi mangimi sufficienti per tenere in vita gli animali negli allevamenti, anche per via del forte aumento dei prezzi delle materie prime. La siccità sta aggravando ulteriormente questa situazione, mettendo a rischio i raccolti di mais, soia e altre derrate impiegate per la produzione di mangimi. 

Secondo Coldiretti, a essere colpito dalla siccità è l’intero territorio italiano e soprattutto la pianura padana, dove la mancanza d’acqua minaccia oltre il 30% della produzione agricola nazionale e il 50% dell’allevamento. Una situazione di gravità eccezionale, che però dovrebbe essere affrontata a livello sistemico.

Infatti, sappiamo bene ormai che l’allevamento richiede una quantità ingente di risorse, anche idriche, che però dovremmo imparare a utilizzare meglio, viste le condizioni climatiche in cui ci troviamo. Perché di fronte a una siccità sempre più grave dovremmo continuare a produrre mangimi e allevare animali, quando potremmo risparmiare quelle risorse e nutrirci di alimenti che hanno un impatto molto inferiore?

Per fare solo un esempio: per produrre 150 grammi di un burger di manzo servono 2350 litri di acqua — la quantità che un essere umano beve in 3 anni. Un burger di soia, invece, ha un’impronta idrica pari a solo il 7% del suo equivalente di carne

Gli allevamenti sono insostenibili, soprattutto per gli animali

Oltre a morire per le ondate di caldo sempre più frequenti, questi animali perdono la vita a causa di inondazioni, alluvioni, uragani e altri eventi estremi causati dall’aumento delle temperature. Sin dalla loro nascita, vengono trattati come fossero oggetti e in queste situazioni vengono abbandonati a loro stessi. Questi fenomeni anzitutto derivano da attività antropiche, come l’allevamento intensivo, che, oltre a causare la sofferenza di miliardi di animali ogni anno, pesa troppo sulle risorse del Pianeta. Non possiamo più permettercelo. 

È ora di guardare agli animali negli allevamenti come a degli esseri senzienti e se abbiamo a cuore il destino del Pianeta dobbiamo smettere di allevarli.

È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!