Dopo la nostra denuncia, il titolare di un allevamento nel lodigiano e la società che aveva fornito i maiali hanno ricevuto sanzioni per 3.136 euro ciascuno. Sanzionato per 4.099 euro anche un medico veterinario, per non aver inserito sul portale ministeriale le scorte di farmaci presenti in azienda.
Lo scorso 24 marzo abbiamo diffuso un’indagine realizzata in un allevamento di maiali legato al circuito DOP situato nel lodigiano, dove abbiamo documentato maltrattamenti, crudeltà e gravi problematiche igienico-sanitarie. Dopo aver scoperto un cumulo di centinaia di carcasse di suinetti smaltite in modo irregolare, il nostro team investigativo ha deciso di installare delle telecamere nascoste.
Quello che più ci ha turbati è stata la violenza gratuita degli addetti sui maialini: venivano afferrati per le zampe e lanciati nei recinti, oppure sbattuti violentemente contro il muro per essere soppressi quando malati. Abbiamo quindi deciso di sporgere denuncia alla Procura della Repubblica di Lodi per uccisione e maltrattamento di animali, nei confronti del legale rappresentante e dei lavoratori coinvolti, che era possibile identificare grazie alle nostre immagini.
Contestualmente abbiamo inviato un esposto ai NAS segnalando le carenze igienico-sanitarie, la mancanza di arricchimenti ambientali e le altre problematiche connesse alla trascuratezza e a scelte gestionali errate. La ATS di Milano è intervenuta, confermando diverse problematiche, tra cui la presenza di 20 maiali con zoppie e lesioni ritenute ‘gravi’ e 20 con lesioni ritenute ‘lievi’, tutti lasciati nei recinti assieme agli altri animali invece di essere ricoverati nell’area adibita a infermeria.
Prescrizioni e sanzioni ai responsabili
La ATS ha impartito delle prescrizioni per adeguare la struttura al rispetto della normativa in un termine compreso tra i 30 e gli 180 giorni. Tuttavia, al momento della diffusione della nostra indagine, non eravamo ancora a conoscenza delle sanzioni emesse sia a carico del proprietario dei maiali che dell’allevatore, due figure in questo caso distinte.
Da un recente accesso agli atti abbiamo scoperto che la ATS ha deciso di sanzionare il titolare dell’allevamento e la società che aveva fornito i maiali con sanzioni amministrative di 3.136 euro ciascuno. I motivi sono: l’omessa registrazione degli animali nell’anagrafe zootecnica; l’assenza di una cella frigorifera dove conservare i maiali morti prima dello smaltimento (motivo per il quale erano conservati in secchi sparsi all’interno dei vari capanni); e la mancanza del registro dei visitatori. A ricevere sanzioni per 4.099 euro anche il medico veterinario responsabile per non aver inserito sul portale ministeriale le scorte di farmaci presenti in azienda.
Abbiamo anche scoperto che, dopo la nostra segnalazione, i Carabinieri forestali hanno rinvenuto un cumulo di rifiuti di origine edilizia, tra i quali anche materiale sospettato di contenere amianto, in evidente stato di abbandono. Per questo, hanno anche eseguito un sequestro penale per il reato di abbandono di rifiuti, per il quale è stato aperto un nuovo procedimento penale.

Richiesta l’archiviazione
Purtroppo nei giorni scorsi abbiamo ricevuto la comunicazione da parte della Procura della Repubblica di Lodi della richiesta di archiviazione da parte del pm titolare dell’indagine relativa alla nostra denuncia. Questo perché durante i controlli ufficiali non sono emersi illeciti penali in presenza degli agenti.
Le immagini raccolte dall’associazione non sarebbero utilizzabili in giudizio, perché non sono state raccolte nel rispetto delle disposizioni previste dal codice di procedura penale. Riprese che, come in questo caso, sono state effettuate durante un’ispezione da parte dei nostri investigatori sono purtroppo considerate prove vietate dalla legge e inammissibili ai sensi dell’art. 190 del codice di procedura penale, in quanto i nostri investigatori non hanno il permesso di accedere a queste strutture.
Anche se da sole non sono utili per mandare a processo i responsabili, noi forniamo queste immagini alla Procura affinché gli inquirenti possano svolgere le indagini necessarie per accertare quanto da noi documentato, attraverso tutti gli strumenti di cui dispongono (comprese le intercettazioni), che servono a raccogliere prove perfettamente utilizzabili nel processo. Le nostre immagini sono utili per indirizzare le autorità, indicando quali prove cercare e dove farlo.
Diversamente invece, quando un infiltrato lavora in allevamento con una telecamera nascosta, le immagini posso essere direttamente utilizzate nel processo e in più l’infiltrato viene sentito in aula come testimone, confermando e rafforzando quanto denunciato dall’associazione. In quel caso quindi le nostre immagini e la testimonianza sarebbero già sufficienti ad arrivare a una condanna senza che gli inquirenti debbano svolgere ulteriori approfondimenti di indagine
Come già accaduto in casi simili, abbiamo deciso di opporci alla richiesta di archiviazione e siamo in attesa che il GIP fissi l’udienza per discutere la nostra richiesta. Anche se le nostre immagini non sono utilizzabili, è compito della magistratura far luce sulle illegalità da noi documentate. Possono farlo attivandosi attraverso accurate ispezioni anche con l’aiuto di consulenti in benessere animale e adoperando tutti gli altri strumenti di indagine di cui dispone, che sono anche più incisivi rispetto ai nostri.
Il nostro compito non può limitarsi a far emergere la realtà negli allevamenti intensivi e informare l’opinione pubblica, ma crediamo sia doveroso fare in modo che questi reati vengano perseguiti fino in fondo. Tutti gli animali — compresi quelli allevati — si possono qualificare come vittime e meritano di ottenere giustizia.