Overshoot Day: che cos’è e perché è importante
Oggi è l’Overshoot Day, ma che cosa significa questa espressione e perché è importante fare qualcosa per ritardare il più possibile questa data?
Che cos’è l’Overshoot Day
L’Overshoot Day, traducibile in italiano con Giornata del superamento, indica la data in cui la domanda di risorse ecologiche supera ciò che la Terra può rigenerare in quello stesso anno. In passato questa giornata era conosciuta come Ecological Debt Day, cioè Giornata del Debito Ecologico.
Due espressioni chiave per capire l’importanza di questa giornata:
- biocapacità, cioè le risorse ecologiche del Pianeta o di un determinato territorio, che corrisponde all’area terrestre e marina biologicamente produttiva, compresi i terreni coperti da foreste, quelli coltivati, i pascoli, le zone di pesca e i terreni edificati.
- impronta ecologica, vale a dire la domanda di una popolazione (o dell’umanità) di risorse come cibo, legname, spazio per infrastrutture urbane e foreste per assorbire le emissioni provenienti dai combustibili fossili.
Come si calcola l’Overshoot Day
Per determinare quale sia ogni anno la data dell’Earth Overshoot Day, il Global Footprint Network calcola il numero di giorni in cui, quell’anno, la biocapacità della Terra è sufficiente a coprire l’impronta ecologica dell’umanità. Si divide quindi la biocapacità del Pianeta (cioè, come abbiamo spiegato, la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare in quell’anno), per l’impronta ecologica dell’umanità (la domanda dell’umanità per quell’anno), moltiplicando per 365.
Un Paese è in debito ecologico quando la domanda di risorse ecologiche della sua popolazione supera l’offerta. Per soddisfarla, liquiderà le proprie risorse, ne importerà da altri territori, e/o emetterà anidride carbonica nell’atmosfera.
Il 15 maggio è stato l’Overshoot Day dell’Italia nel 2023 — come nel 2022 — e questo significa che a partire dal 16 maggio di quest’anno, cioè dopo soltanto 135 giorni dall’inizio dell’anno, siamo in debito con la Terra. Nel 2021 la data del nostro Overshoot Day è stata il 13 maggio mentre nel 2019 il 14 maggio. Se tutta l’umanità consumasse come noi, avremmo bisogno di quasi 3 pianeti.

Stiamo finendo le risorse
Fino al 1970 una Terra sola ci bastava a coprire la nostra domanda di risorse, da quell’anno in poi il giorno dell’Overshoot Day si è spostato sempre di più dai mesi invernali, risalendo pericolosamente verso metà anno. Nel 2021 l’Overshoot Day della Terra è caduto il 29 luglio.
Secondo i calcoli dei ricercatori, procedendo di questo passo, intorno al 2050 l’umanità consumerà il doppio di quanto la Terra riesca a produrre.
Ma non facciamoci ingannare: anche in questo caso generalizzare parlando di “umanità” o di “Terra” non fa che scaricare la responsabilità su tutte e tutti indistintamente. Eppure non tutti i Paesi sono in debito di risorse ecologiche, alcuni ne producono più di quanta la propria popolazione ne consumi. E questo significa che chi è in debito, Paesi del Nord globale in primis, sta privando altri di un Pianeta più sano.
La Guyana francese, il Suriname, la Guyana, il Gabon, il Congo, l’Uruguay, la Repubblica Centrafricana, sono tutti Paesi con una riserva di biocapacità. Diversamente, se tutti consumassero come gli Stati Uniti avremmo bisogno di 5 Pianeti, 4,3 nel caso della Danimarca, 3,8 della Corea del Sud, 2,9 della Germania.
L’allevamento consuma più di quanto produce
Secondo la FAO, l’allevamento di animali provvede soltanto al 18% del fabbisogno calorico globale e al 37% delle proteine, ma contribuisce per quasi il 60% alle emissioni di gas serra provenienti dal sistema alimentare e consuma il 70% dei terreni agricoli.
Per quanto riguarda l’Italia, secondo l’Università della Tuscia i settori agricolo e zootecnico consumano una volta e mezza le risorse naturali dei terreni agricoli. Un caso molto preoccupante è quello della Lombardia, il settore zootecnico dissipa il 140% della biocapacità agricola della regione. Per poter assorbire le emissioni causate dagli animali allevati sul suo territorio avrebbe infatti bisogno di una superficie agricola grande quasi una volta e mezza quella attuale.
Riduciamo il nostro impatto
Uno studio condotto da due ricercatori dell’Università di Berkeley e Stanford University conclude che eliminare l’allevamento ha il potenziale di ridurre le emissioni nette dell’equivalente di circa 1.350 Gt di CO2 entro la fine di questo secolo. Una cifra straordinaria, se consideriamo che le emissioni totali di CO2 di origine antropica dall’industrializzazione ad oggi ammontano a circa 1.650 Gt.
I governi dei Paesi occidentali, quelli ad avere maggiori responsabilità nella crisi ecoclimatica in corso, Italia compresa, devono fare di più affinché il nostro debito con la Terra diminuisca sensibilmente. Come fare? Innanzitutto promuovendo un’alimentazione vegetale e smettendo di sovvenzionare l’industria della carne. La scienza ci dice che mangiare più frutta, verdura e cereali è buono per la Terra, ma anche per gli animali e per la nostra salute. Non ci sono più scuse, è ora di agire.
È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!