Macello Zema: titolare messo alla prova dal Giudice dopo denuncia


Simone Montuschi
Presidente

Il giudice ha condannato il titolare del macello alla messa alla prova, dopo che un’inchiesta aveva mostrato diversi maltrattamenti. Anche se positiva, la condanna mostra come sono necessarie leggi più adeguate nella protezione degli animali allevati.

Dopo la pubblicazione di un’inchiesta che mostrava gravi maltrattamenti in un macello, la Procura di Cremona ha rinviato a giudizio il titolare per maltrattamento di animali e gli ha consentito la messa alla prova, ovvero la sospensione del procedimento penale a fronte dello svolgimento di lavori di pubblica utilità non retribuiti in favore della collettività.

Il processo ha sentenziato anche il risarcimento delle associazioni Essere Animali e Animal Equality Italia, costituitesi come parte civile, che hanno deciso di devolvere la somma a enti che danno rifugio e protezione ad animali salvati da allevamenti intensivi e macelli.

Macello Zema: cos’è successo

A giugno 2021 Animal Equality Italia ha diffuso un’indagine realizzata in un macello della provincia di Cremona. Si tratta dell’azienda Zema S.r.l., che si occupa della macellazione e della lavorazione di carni suine e che si vanta di rappresentare il Made in Italy sia in Italia che all’estero. Il 19% dei suini della provincia di Cremona — circa 150 mila all’anno — vengono macellati in questa struttura.

A causa degli stordimenti inadeguati in modo adeguati molti dei maiali venivano messi sui nastri trasportatori ancora coscienti.
© Animal Equality Italia

Le immagini di questa inchiesta mostrano gesti di estrema violenza nei confronti degli animali da parte degli operatori e del proprietario, che maltrattavano i maiali destinati al macello senza alcun rispetto per le norme minime di benessere animale.

Tra alcune delle cose più gravi documentate:

  • lo stordimento dei maiali veniva effettuato in modo inadeguato e gli animali venivano iugulati e appesi con i ganci alle orecchie ancora coscienti;
  • gli animali erano trattati con brutalità, sollevati per le orecchie, trascinati come oggetti e picchiati durante le fasi di movimentazione, anche con bastoni;
  • i maiali morti all’interno del camion venivano lasciati insieme a quelli ancora in vita;
  • il titolare è stato filmato mentre con una pala colpiva un suinetto, poi gli prendeva la testa e la sbatteva contro il muro con forza tale da immobilizzarlo definitivamente;
  • gli individui malati non venivano curati, e venivano lasciati negli stessi spazi di quelli sani.
Nell’inchiesta venivano mostrati diversi comportamenti violenti e brutali.
© Animal Equality Italia

Il processo e la costituzione come parte civile

In seguito alla diffusione dell’indagine, Animal Equality Italia aveva depositato una denuncia alla procura di Cremona per il reato di maltrattamento di animali. Questa ha portato all’apertura del processo, in cui anche Essere Animali è stata ammessa come parte civile.

Le leggi devono cambiare

L’esito del processo ha di positivo che il reato di maltrattamento di animali era stato riconosciuto dalla Procura. Purtroppo però la messa alla prova non costituisce un precedente giudiziario tale da orientare i giudici che si troveranno ad affrontare futuri casi simili, come sarebbe stato nel caso di una sentenza di condanna.

Si tratta di un ulteriore precedente che conferma la necessità di rivedere con urgenza le norme che regolano gli animali allevati a uso alimentare. In particolare questo anche in seguito alla modifica dell’art. 9 della Costituzione che impone ora l’obbligo di tutela degli animali, attribuendo loro il diritto “soggettivo” a essere tutelati.

Anno dopo anno, le nostre indagini documentano violenze e altre diffuse illegalità in allevamenti, macelli e durante i trasporti. Le norme attuali sul benessere animale, già insufficienti, restano anche spesso disattese. Per poter difendere davvero i diritti di questi animali è fondamentale un cambiamento radicale delle leggi.