Bollivano i maiali morti in un pentolone: l’indagine in un allevamento DOP con Giulia Innocenzi
È stato pubblicato in esclusiva per il Fatto Quotidiano un servizio realizzato dalla giornalista Giulia Innocenzi a cui abbiamo contribuito accompagnandola all’interno di un allevamento di maiali del circuito DOP, in provincia di Reggio Emilia.
Qualche mese fa abbiamo ricevuto una segnalazione che denunciava una pratica illegale molto macabra di cui abbiamo trovato conferma nelle ispezioni successive. Nell’allevamento in questione, le carcasse dei maiali — sia cuccioli che adulti — morti prematuramente venivano fatte bollire in un grande pentolone fino a farle liquefare. Grazie alla nostra denuncia, i NAS di Parma sono prontamente intervenuti e hanno colto in flagrante l’allevatore. Le carcasse e il pentolone sono stati sequestrati, mentre il responsabile è stato denunciato e sanzionato per circa 10 mila euro.
Ma quello che la nostra indagine ha contribuito a rivelare non si ferma qui. Secondo i rilievi dei carabinieri, il liquido e la purea di carne bollita venivano fatti confluire nei lagoni, le vasche dove vengono raccolti i reflui. Ciò significa che sarebbero poi potute finire nelle coltivazioni attraverso la concimazione.

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Ancora una volta pratiche illegali
La bollitura dei cadaveri degli animali è una pratica illegale. Ai sensi del Regolamento (CE) n. 1069/2009, le carcasse non destinate al consumo umano sono considerate “sottoprodotti di origine animale”, perciò devono essere conservate in idonee celle frigorifere e smaltite nel più̀ breve tempo possibile tramite invio a impianti di incenerimento o co-incenerimento.
Lo conferma anche il Dario Buffoli, ex veterinario ATS, nel video realizzato da Innocenzi: «le carcasse degli animali devono essere recuperate da una ditta autorizzata e trasportate ad un inceneritore, perché sono un rifiuto particolarmente pericoloso e lo smaltimento regolare evita che la carcassa veicoli potenziali patologie».
Giorgio Micagni, veterinario AUSL che ha partecipato ai controlli insieme ai NAS, ha spiegato che molti anni prima dell’entrata in vigore dell’attuale normativa, l’allevatore aveva partecipato a una sperimentazione ufficiale che prevedeva l’uso del pentolone. Tuttavia, alla fine della sperimentazione, l’allevatore non avrebbe dovuto più usarlo.
L’assenza dei controlli ha permesso il contrario, ma su questo allevamento la vigilanza sarebbe dovuta essere più attiva. L’allevamento in questione appartiene infatti al circuito DOP, quindi la carne dei maiali allevati viene utilizzata per la realizzazione delle “eccellenze” del Made in Italy. L’allevamento risulta inoltre beneficiario dei fondi europei: solo negli anni 2019 e 2020 ha ricevuto più di 90 mila euro.
Oltre a questa illegalità, Buffoli segnala le condizioni critiche degli animali, «non rispettose della normativa di riferimento» e aggiunge. I maiali vivono in recinti sovraffollati, sono ricoperti di letame, vivono al buio e hanno a disposizione pochissimo spazio per muoversi. Secondo Micagni, «le normative hanno fatto fare qualche passo avanti ma abbiamo ancora una qualche ipocrisia, un suino sopra i 150 kg deve avere a disposizione 1m² calpestabile. Avremmo bisogno di più spazio per meno animali».

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Servono più controlli
Ancora una volta il nostro lavoro di indagine ha svelato un’illegalità in un allevamento del circuito DOP. È sconcertante che siano principalmente le associazioni per i diritti degli animali a documentare le irregolarità che avvengono in questi luoghi, nonostante sia evidente che queste non siano delle eccezioni. Da tempo chiediamo al Parlamento e al Governo una riforma estesa delle leggi sulla protezione degli animali che, tra le altre cose, instauri un sistema di controllo negli allevamenti, durante il trasporto e nelle fasi di macellazione decisamente più efficace di quello adottato sinora.
Nel frattempo continuiamo con il nostro lavoro investigativo, anche grazie alle segnalazioni di privati cittadini che scoprono illegalità come questa. Se pensi di essere a conoscenza di un illecito in un allevamento, puoi inviarci una segnalazione online in maniera gratuita e riservata. Tu fai la segnalazione e noi passiamo all’azione.