Rapporto IPCC: è urgente rivedere il nostro sistema alimentare


Maria Mancuso
Web content editor

L’IPCC — Intergovernmental Panel on Climate Change — ha pubblicato il suo report annuale sul cambiamento climatico, in cui ancora una volta lancia l’allarme sulle terribili conseguenze del riscaldamento globale, una minaccia al Pianeta e a tutti gli esseri viventi.

Le conclusioni del rapporto non sono rassicuranti: 3,5 miliardi di persone sono altamente vulnerabili agli impatti climatici e metà della popolazione mondiale soffre, almeno una volta all’anno, di gravi carenze idriche. Mezzo milione di persone in più sono a rischio di subire gravi inondazioni ogni anno, ed entro il 2050 saranno esposte a questi eventi 1 miliardo di persone che vivono vicino alle coste. Inoltre, l’aumento delle temperature e delle precipitazioni sta incrementando il rischio di diffusione di malattie nelle persone, nei raccolti, negli animali allevati e in quelli selvatici.

Se anche riuscissimo a limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,6°C entro il 2100, l’8% dei terreni che oggi sono dedicati all’agricoltura diventerà “climaticamente” inadatto. Senza azioni di adattamento ai cambiamenti climatici si prevede che 183 milioni di persone in più soffriranno la fame entro il 2050, tra soli 28 anni.

Non c’è più tempo: cambiare è necessario

Insomma: la crisi climatica non solo sta correndo più veloce del previsto, ma le conseguenze sembrano essere ancora più gravi. Per questo l’appello alle Nazioni Unite è di mettere in atto azioni ambiziose e accelerate, necessarie per adattarsi ai cambiamenti climatici, e al contempo un abbattimento massiccio delle emissioni di gas serra. Secondo i ricercatori ci sono delle opzioni per adattarsi al clima che cambia e nel rapporto forniscono nuove informazioni sul potenziale della natura non solo di ridurre i rischi climatici, ma anche di migliorare la vita delle persone.

La promozione dell’alimentazione vegetale

Tra le varie azioni che gli studiosi consigliano di implementare c’è la promozione dell’alimentazione vegetale. Questo dovrebbe innanzitutto avvenire nelle regioni dove si registra un consumo eccessivo di alimenti di origine animale, quindi nei Paesi più ricchi, portando benefici sia in termini ambientali (mitigazione e adattamento), che di salute. 

Per realizzarlo consigliano di promuovere l’istruzione, la regolamentazione dell’etichettatura, e la promozione di politiche che incoraggino questo tipo di alimentazione. Un esempio è spostare i sussidi attualmente diretti ad alimenti di origine animale verso la produzione di quelli a base vegetale, così da influenzare il prezzo e le scelte alimentari. Secondo gli esperti potrebbe essere utile anche una tassa sui cibi di origine animale, che sono “dannosi per il clima e per la salute”.

Insieme a questo, consigliano una regolamentazione del marketing, in modo da cambiare la percezione dei cibi vegetali, fortemente modellata dalle norme socio-culturali, incrementando la loro desiderabilità. Inoltre fanno riferimento a studi che dimostrano che le modifiche al numero, alla collocazione o alla prevalenza delle opzioni vegetariane in un menu, il loro prezzo e l’accessibilità possono aumentare il consumo di alimenti a base vegetale e diminuire quello di carne.

Infine, secondo i ricercatori dell’IPCC, la produzione di carne coltivata potrà in futuro contribuire alla domanda di proteine da parte della popolazione mondiale, portando a una significativa riduzione dell’uso del suolo per i pascoli e i mangimi per animali. 

L’impatto della produzione di proteine animali e vegetali a confronto.
© The Guardian

I nostri progetti per promuovere la scelta veg 

Essere Animali impegna molte delle sue energie nella promozione dell’alimentazione vegetale. Abbiamo attivi quattro progetti che ci permettono di far conoscere a migliaia di persone ogni anno quanto gustoso e facile sia mangiare vegan: Veganuary, Settimana Veg, MenoPerPiù e IoScelgoVeg. Con questi non puntiamo solo a denunciare la necessità etica e ambientale di trasformare l’attuale sistema alimentare superando il consumo di animali, ma anche a facilitare questo passaggio sia per le singole persone che le aziende. Ma non per questo pensiamo che il cambiamento debba avvenire solo a questo livello. 

Affinché le cose cambino strutturalmente, bisogna che chi prende decisioni lo faccia nell’interesse di tutte e tutti, e non in quello delle lobby della zootecnia, abbandonando il sostegno a produzioni che distruggono il Pianeta, causano la sofferenza di miliardi di animali ogni anno e peggiorano la salute delle persone.

Come spiega Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, tra gli autori del report IPCC: «Le giovani generazioni hanno paure apocalittiche, [ma] la paura va invece rivolta verso chi prende le decisioni politiche».