I maiali sono astuti e affettuosi: impariamo a conoscerli
Tra le specie più allevate e macellate in Italia, i maiali sono considerati sporchi, brutti e stupidi, ma buoni da mangiare. Eppure la verità è molto diversa e il fatto che sempre più persone li adottino come animali domestici ne è la prova.
I maiali sono esseri socievoli, sensibili e svegli, e se ci dessimo l’opportunità di conoscerli meglio li troveremmo più simili ai cani e ai gatti di quanto forse siamo pronti ad accettare. Ovviamente questa non è l’unica ragione per smettere di mangiarli: tutti gli animali meritano di vivere fuori dagli allevamenti, indipendentemente dalle loro capacità cognitive o dalle loro sembianze.
Le straordinarie capacità dei maiali che non conosciamo
Molti studi dimostrano l’intelligenza formidabile dei maiali: addirittura supererebbe quella di un bambino di tre anni. A differenza dei cani e di animali con cui abbiamo più familiarità, possono persino giocare ai videogiochi. Sono capaci di districarsi nei labirinti, usare uno specchio per trovare cibo nascosto, comprendere un linguaggio simbolico e imparare combinazioni complesse di simboli associati ad azioni e oggetti, oppure manipolare un joystick per muovere un cursore sullo schermo — capacità che condividono con gli scimpanzé.
Ma alla luce di tutto questo, perché continuiamo a mangiarli?
Il pregiudizio: lo zampino del carnismo
Secondo Melanie Joy questo è un buon esempio per illustrare come funziona il carnismo. Il carnismo è un’ideologia che plasma la nostra società e che fa sì che ai nostri occhi sia giusto mangiare alcuni animali — come i maiali, le mucche, i polli —, e amarne altri. Questo sistema fa sì che il consumo di carne, e di conseguenza l’allevamento degli animali, sia visto come naturale, normale e necessario, anche quando abbiamo le prove inconfutabili che questi animali siano in grado di provare dolore, paura e siano sensibili e intelligenti — con i quali sarebbe quindi facile empatizzare, proprio come accade con cani e gatti, a cui sono garantite protezione e cura.
La storia di Esther The Wonder Pig
Per fortuna ci sono delle eccezioni e molte persone in giro per il mondo, Italia inclusa, hanno deciso di adottare i maialini come compagni di vita. Spesso questo ha permesso di aprire gli occhi su quanto straordinari siano questi animali.
Un esempio è quello di Steve Jenkins e Derek Walter, una coppia che nel 2012 ha adottato la maialina Esther, diventata famosa come Esther the Wonder Pig. Inizialmente i due erano convinti che Esther fosse di razza nana, ma con il passare del tempo si sono resi conto che la maialina continuava a crescere. Una volta dal veterinario, ricevono una notizia inaspettata: presto Esther raggiungerà i 300 kg di peso. Questo non li ferma e decidono di vivere insieme. Due anni dopo, grazie all’aiuto di molti sostenitori, fondano l’Happily Ever Esther Farm Sanctuary, un santuario in cui vivono Esther e molti altri animali abbandonati e maltrattati.

© Esther The Wonder Pig
Adottare Esther per Steve e Derek è stato un punto di svolta anche per la loro alimentazione. Come spiegano sul loro sito:
«Sì [siamo vegani], Esther ci ha fatto guardare a noi stessi e a ciò che stavamo sostenendo ogni volta che spendevamo soldi in beni che sostenevano lo sfruttamento degli animali e la crudeltà. Abbiamo deciso che non potevamo più farlo. Aveva senso moralmente ed eticamente. L’abbiamo fatto un passo alla volta e, sebbene fosse un percorso di apprendimento, siamo stati in grado di effettuare il passaggio abbastanza facilmente. Il veganismo è vivere senza crudeltà».
Vedere le immagini di Esther sul suo profilo Instagram ci mostra qualcosa su cui non riflettiamo spesso, e cioè che ogni animale è unico perché è un individuo, ha un suo carattere, proprie preferenze. Ma è anche simile ad altri, nel senso che ha, come altre specie, voglia di coccole, voglia di giocare e di stare all’aria aperta.
La realtà degli allevamenti intensivi di maiali: cos’abbiamo documentato
Con le nostre indagini abbiamo documentato ciò che la maggior parte dei maiali che vivono in Italia devono sopportare all’interno degli allevamenti intensivi. Condizioni che non tengono conto della loro natura e dei loro bisogni. Ecco alcuni esempi: le scrofe vengono inseminate artificialmente e rinchiuse singolarmente in gabbie di ferro larghe 60 cm, alte 65 cm e lunghe 2 metri. Verso i 3 anni, dopo 4-6 parti, vengono mandate al macello per essere sostituite con esemplari più giovani e produttivi.
I cuccioli maschi invece vengono mutilati nella prima settimana di vita: vengono castrati senza anestesia e analgesia, e, anche se illegale quando avviene sistematicamente, sono soggetti alla pratica del taglio della coda per evitare che in futuro si mordano l’un l’altro.
Non solo l’intelligenza
Scoprire che le capacità di un maiale sono simili a quelle degli animali che vivono nelle nostre case può aiutarci ad aprire gli occhi su questo pregiudizio. Come accennavamo all’inizio dell’articolo, però, che siano particolarmente intelligenti o meno, gli animali non meritano di essere sfruttati per tutta la loro vita e poi macellati, solo perché troviamo che la loro carne sia buona.
Al di là delle loro caratteristiche, i motivi per cui dobbiamo cambiare i comportamenti nei loro confronti è perché vivono una condizione di privazione, sofferenza e sfruttamento che è causata da un lato da un sistema di produzione che li considera come oggetti e dall’altro da una domanda che si basa su abitudini alimentari che dobbiamo mettere in discussione.
In Italia, così come in altri Paesi occidentali, avere accesso a cibi 100% vegetali è facile, economico e non è un sacrificio in termini di gusto, anzi. Se vuoi scoprire come intraprendere questa scelta visita il nostro sito IoScelgoVeg, dove troverai numerosissimi consigli, approfondimenti e ricette vegan.
È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!