In Europa sempre più critiche all’allevamento intensivo e ai consumi di carne
Sempre più politici e membri della società civile si esprimono contro l’allevamento intensivo e il consumo eccessivo di carne. Anche in Europa, soprattutto in Germania, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi.
La Germania, si sa, è uno degli Stati europei più vegan-friendly d’Europa — già nell’ormai lontano 2017, la CNN si chiedeva se la Germania avrebbe guidato la “rivoluzione vegan”. E mentre i consumi di carne nel Paese calano inesorabilmente, alcune figure di spicco nel governo muovono critiche contro l’allevamento intensivo.
Qualche giorno fa il ministro tedesco dell’Agricoltura Yozdemir, esponente dei Verdi, ha affermato che la carne la prezzi stracciati «va contro il benessere degli animali, promuove l’estinzione delle specie e grava sul clima». Secondo lui il prezzo della carne dovrebbe riflettere quella che chiama la «verità ecologica», e visto l’impatto ambientale dei prodotti animali, un chilo di manzo dovrebbe costare almeno 80 euro, secondo gli esperti.
E nel frattempo sulla TV nazionale tedesca appaiono spot pubblicitari come quello di Vivera, un noto marchio di prodotti vegan, in cui viene promosso il consumo di cotolette a base vegetale.
Le critiche all’allevamento intensivo del ministro spagnolo
Anche in Spagna, primo produttore di carne suina in UE, si intravedono dei segnali positivi. Recentemente, il ministro del consumo Alberto Garzón ha criticato aspramente i mega-allevamenti. «Trovano un villaggio in una parte spopolata della Spagna e ci mettono 4.000, o 5.000 o 10.000 capi di bestiame. Inquinano il suolo, inquinano l’acqua e poi esportano la carne di scarsa qualità di questi animali maltrattati» ha dichiarato.
Garzón ha anche affermato che gli spagnoli e le spagnole dovrebbero consumare meno carne: infatti, se da un lato l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione raccomanda di consumare tra 200 e i 500 g di carne a settimana, lo spagnolo medio ne consuma oltre 1 kg. Dati allarmanti che hanno conseguenze anche sulla salute dei cittadini, oltre che sugli animali ovviamente, e sull’ambiente.
Le iniziative in Regno Unito e Paesi Bassi
In Regno Unito una delle iniziative più significative degli ultimi tempi è il National Food Strategy, un rapporto commissionato dal governo britannico che ha analizzato il sistema alimentare nazionale e l’impatto sulla salute dei cittadini e sull’ambiente. Le raccomandazioni degli studiosi sono inequivocabili: entro il 2032 i cittadini britannici dovranno diminuire i consumi di carne del 30%, aumentare il consumo di fibre del 50% e quello di frutta e verdura del 30%.

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A dicembre il governo dei Paesi Bassi ha annunciato un piano di 25 miliardi di euro per ridurre drasticamente il numero di animali allevati nel Paese. Il piano prevede di fornire incentivi economici, da qui al 2035, per gli allevatori che chiudono o spostano la propria attività in base a dei criteri ambientali. Questo in modo da diminuire la quantità di azoto presente nei terreni.
Il piano prevede inoltre di dare supporto agli allevatori che abbandonano l’allevamento intensivo a favore di quello estensivo, con un numero inferiore di animali su una porzione maggiore di terreno. L’obiettivo finale è ridurre i capi di un terzo entro il 2035.
E In Italia?
Se inizialmente il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani si era espresso a favore della diminuzione di proteine animali, col tempo il suo impegno si è concentrato su altri settori. Eppure sappiamo fin troppo bene che l’industria della carne è una delle più inquinanti al mondo.
Nell’attesa che anche in Italia si passi dalle parole ai fatti, soprattutto su un tema così importante come la transizione ecologica, ti ricordiamo che per tutto il mese di gennaio puoi partecipare a Veganuary, l’iniziativa veg più grande al mondo. Non perdere questa opportunità! Iscriviti su www.veganuary.it