Stanno uccidendo tutti i 3.000 visoni nel secondo allevamento italiano colpito dal virus

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Stanno uccidendo tutti i 3.000 visoni nel secondo allevamento italiano colpito dal virus


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Simone Montuschi
Presidente

Il nostro team investigativo è presente ora ed è riuscito a filmare un operatore che entra ed esce dalle file di gabbie mentre gli animali vengono uccisi. Ennesimo appello al Governo: chiudiamo tutti gli allevamenti e vietiamo subito la produzione di pellicce.

Con un drone abbiamo provato a catturare le immagini dell’abbattimento dei 3.000 visoni presenti nell’allevamento di Villa del Conte, in provincia di Padova, secondo focolaio di coronavirus rilevato in Italia in un allevamento di visoni. Gli animali vengono uccisi per soffocamento con il gas e saranno poi inceneriti.

Finita questa operazione all’interno dell’allevamento di Villa del Conte non ci saranno più animali e in Veneto, una regione storicamente famosa in Italia per la produzione di pellicce, tutti gli allevamenti di visoni e di altri animali utilizzati per questo scopo risulteranno chiusi.

L’allevamento di Villa del Conte, secondo focolaio italiano

Nel gennaio di quest’anno nell’allevamento di Villa del Conte sono stati rilevati con test virologici 5 visoni positivi al virus SARS-CoV-2, e una percentuale del 90% di visoni con anticorpi per esposizione al coronavirus SARS-CoV-2, attraverso test sierologici su un campione di 60 visoni.

Successivi test hanno confermato il focolaio di coronavirus e nell’aprile del 2021 i servizi veterinari dell’Ulss 6 Euganea hanno adottato il provvedimento di abbattimento e distruzione di tutti gli animali, come previsto dall’Ordinanza anti Covid del Ministero della Salute in caso di rilevamento di visoni positivi al virus SARS-CoV-2.

I visoni sono infatti particolarmente suscettibili al coronavirus, possono infettarsi da eventuali lavoratori malati e ritrasmettere il virus agli esseri umani, anche in forma mutata.

I visoni in gabbia nell’allevamento di Villa Del Conte (PD) ripresi dal drone durante un monitoraggio.
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A inizio settembre, il TAR Lazio ha poi confermato il provvedimento di abbattimento, respingendo il ricorso nel frattempo presentato dall’allevatore.

Quello di Villa del Conte è il secondo focolaio di coronavirus in Italia in un allevamento di visoni dopo quello rilevato a Capralba e che ha portato, nel dicembre 2020, all’uccisione e all’incenerimento degli oltre 26.000 visoni allevati, operazione anche questa filmata dal nostro team investigativo e diffusa in un servizio sul Tg1.

Allevamenti di visoni: la situazione in Italia

Soffocare i visoni con il gas è lo stesso metodo utilizzato per uccidere gli animali anche quando il loro manto viene destinato alla produzione di pellicce. Quest’anno però gli allevatori non hanno programmato le riproduzioni e le uccisioni dei visoni in quanto, nel nostro Paese, l’attività di questi allevamenti è stata sospesa per tutto il 2021 con un’Ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, proprio in seguito alla scoperta di focolai.

alcuni nostri attivisti alla manifestazionea roma per chiudere gli allevamenti di visoni
Manifestazione a Roma davanti al Ministero della Salute di Essere Animali e Lav.
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Nelle gabbie dei 5 allevamenti di visoni che hanno ancora animali all’interno, situati a San Marco (RA), Galeata (FC), Capergnanica (CR), Calvagese della Riviera (BS) e Castel di Sangro (AQ), vi sono quindi solo i visoni riproduttori.

Ma, senza un nuovo intervento del Governo, dal 1° gennaio 2022 gli allevatori potranno iniziare le riproduzioni e il numero dei visoni allevati in Italia quintuplicherebbe, passando da 10 mila a 50-60 mila animali. Una crudeltà sugli animali e un evidente aumento del rischio sanitario.

Ad oggi oltre 440 allevamenti di visoni in 12 Paesi in Europa e in Nord America risultano essere infetti e il numero continua a crescere. Oltre che in Italia, il virus è stato confermato in Canada, Danimarca, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia, Spagna, Svezia, Paesi Bassi e Stati Uniti.

Urgente un divieto permanente degli allevamenti di visoni

Con la campagna Visoni Liberi, da tempo chiediamo a Governo e Parlamento di vietare la produzione di pellicce, denunciando la sofferenza dei visoni allevati in gabbia e uccisi col gas. Attraverso diverse investigazioni realizzate negli allevamenti italiani con infiltrati e telecamere nascoste, abbiamo più volte diffuso immagini che hanno documentato la presenza di visoni con ferite e cadaveri all’interno delle gabbie.

Con l’ultima investigazione, resa pubblica solo pochi giorni fa, abbiamo filmato un operatore dell’allevamento di San Marco (RA), mentre lavorava senza le protezioni anti Covid obbligatorie per legge.

Un episodio gravissimo, già accaduto altre volte, che abbiamo prontamente segnalato all’Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna e al Ministero della Salute. Con noi si è schierato anche il Prof. Nicola Decaro, Professore ordinario di Malattie infettive degli animali presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari e Presidente della Associazione Nazionale Infettivologi Veterinari.

Con i nostri continui monitoraggi abbiamo anche filmato i visoni riproduttori che sono ancora in gabbia negli ultimi allevamenti attivi, ora sospesi. Immagini di pochi minuti, ma che ci hanno permesso di documentare i comportamenti stereotipati di questi animali, ormai da anni rinchiusi in quelle piccole gabbie.

Prorogare la sospensione comporterebbe prolungare ancor più la loro sofferenza dei visoni, ma anche i rischi sanitari, in quanto è oramai evidente che gli allevatori non rispettano le prescrizioni di sicurezza. Di fronte a questo scenario, chiediamo per l’ennesima volta al Governo di chiudere per sempre tutti gli allevamenti di visoni e di vietare in Italia la produzione di pellicce.



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