Allevamenti di visoni e rischio coronavirus: ripreso operatore senza protezioni anti covid
Durante uno dei nostri monitoraggi negli allevamenti di visoni italiani, il nostro team investigativo ha ripreso con un drone un allevatore mentre svolge il suo lavoro senza indossare dispositivi di sicurezza. L’allevamento di visoni è in provincia di Ravenna ed è uno degli ultimi rimasti aperti in Italia.
Le condizioni igienico-sanitarie in cui vivono gli animali in queste strutture contribuiscono alla rapida diffusione del coronavirus, a cui i visoni sono particolarmente suscettibili. L’unica catena di trasmissione del coronavirus documentata finora è infatti quella uomo-visone-uomo e la mancata osservanza delle disposizioni sanitarie rappresenta un potenziale rischio per la salute pubblica.
Secondo una circolare del Ministero della Salute, affinché il contagio tra essere umani e visoni sia contrastato, gli operatori del settore dovrebbero indossare guanti, camice, cuffia per capelli, mascherina, occhiali e calzari monouso.
Le dichiarazioni del Professor Decaro sugli allevamenti di visoni
Abbiamo contattato Nicola Decaro, Professore ordinario di Malattie infettive degli animali presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari e Presidente della Associazione Nazionale Infettivologi Veterinaria, che ha dichiarato: «A seguito dell’allarme sociale e sanitario suscitato dai focolai di COVID-19 che hanno interessato i visoni di allevamento, sono state impartite delle prescrizioni ministeriali che impongono rigide misure di profilassi che gli operatori del settore devono osservare scrupolosamente per evitare il rischio di trasmissione di SARS-CoV-2 dall’uomo a questi animali (zoonosi inversa)».
«Queste misure prevedono che gli operatori indossino dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, occhiali di protezione, camici e calzari monouso), indossare indumenti e calzature dedicate ed osservare una scrupolosa igiene delle mani, con lavaggi frequenti prima e dopo l’accudimento dei diversi gruppi di animali. L’inosservanza di tali disposizioni rappresenta un grave fattore di rischio per la possibile trasmissione di SARS-CoV-2 ad una specie animale nella quale il virus viene amplificato e può accumulare mutazioni pericolose per l’evasione della risposta immunitaria conseguente alla vaccinazione. Basti pensare che la comparsa di una variante di SARS-CoV-2 in alcuni allevamenti danesi ha causato l’abbattimento di ben 17 milioni di animali allo scopo di prevenire la trasmissione di questa o altre varianti alla popolazione umana».

© Essere Animali
È già successo altre volte
Non è la prima volta che in Italia degli allevatori infrangono la normativa anti-COVID. In un servizio de Le Iene andato in onda il 12 novembre 2020, Giulia Innocenzi mostra le immagini di tre allevamenti di visoni italiani diffuse dalla LAV: uno in provincia di Cremona, uno in provincia di Brescia e infine uno in provincia di Padova. Nelle immagini si vedono gli addetti senza i dispositivi di protezione richiesti dalla legge.

© Essere Animali
Lo stesso è accaduto durante una nostra azione di fronte allo stesso allevamento di visoni che abbiamo ripreso qualche giorno fa, nel comune di Ravenna, sempre a novembre dell’anno scorso. Durante l’azione, un’attivista di Essere Animali è stata colpita alla schiena con un bastone di ferro da un operatore dell’allevamento che non indossava nessun dispositivo di protezione individuale.
I contagi continuano: serve un divieto
Dal 2020 a oggi oltre 440 allevamenti di visoni in 12 diversi Paesi, inclusa l’Italia, sono stati colpiti dal SARS-CoV-2 e il numero dei contagi continua a crescere. I focolai finora hanno comportato la soppressione di milioni di animali, la cui vita sarebbe comunque terminata in una camera a gas.
Anche grazie alle nostre mobilitazioni, tra cui una manifestazione di fronte al Ministero della Salute a Roma, il ministro Speranza ha bloccato, con un’ordinanza temporanea, le attività degli allevamenti fino al 2021. Tuttavia al loro interno sono ancora presenti gli animali riproduttori.
Non possiamo contare sul senso di responsabilità degli allevatori nel rispettare le prescrizioni di sicurezza, perché come visto e documentato più volte non utilizzano i dispositivi di protezione più basilari come la mascherina.

© Essere Animali
Aiutaci a chiudere gli allevamenti di visoni
Questi allevamenti sono un pericolo per la salute pubblica e una crudeltà verso gli animali. Dal 1° gennaio 2022 gli allevatori potranno iniziare le riproduzioni e potrebbero nascere altri 40.000 visoni. Il Governo deve intervenire e vietarli una volta per tutte.
Firma la petizione su visoniliberi.org