Abbiamo l’occasione di fare la storia: vietare per sempre gli allevamenti di animali per la produzione di pelliccia in Italia. Attività che non solo causa sofferenza e morte a migliaia di animali, ma che rappresenta anche un rischio sanitario per la comunità.
Dall’inizio della pandemia di coronavirus, i contagi all’interno degli allevamenti di visoni non si sono mai fermati, sia tra gli addetti che tra gli animali. I visoni sono infatti particolarmente suscettibili al coronavirus, e a oggi, l’unica catena di trasmissione del SARS-CoV-2 documentata è uomo-visone-uomo.
La comunità scientifica è concorde nel ritenere gli allevamenti di visoni potenziali serbatoi di coronavirus. E, fatto ancora più preoccupante, possono ritrasmettere il virus in forma mutata, compromettendo gli sforzi dei programmi di vaccinazione. L’affollamento degli animali e la loro suscettibilità alle infezioni, causata da condizioni di vita innaturali, agevolano la diffusione del virus.
Dal 2020 oltre 440 allevamenti di visoni in 12 Paesi in Europa e in Nord America sono stati colpiti dal SARS-CoV-2 e il numero continua a crescere. Il virus è stato confermato in Canada, Danimarca, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia, Spagna, Svezia, Paesi Bassi, Stati Uniti e Italia.
I focolai negli allevamenti di visoni in Italia

© Essere Animali
Nel nostro Paese è stato rinvenuto in Lombardia e in Veneto. Ad essere colpiti sono stati prima due visoni dell’allevamento di Capralba (Cremona), la struttura più grande presente nel territorio nazionale, e a novembre un terzo. Per evitare ulteriori infezioni, i 26.000 visoni presenti sono stati uccisi nelle camere a gas e gettati con la pala del trattore in un cassone. Noi siamo riusciti a raccogliere le immagini dell’abbattimento, che sono poi state diffuse dal Tg1.
Più tardi, a gennaio 2021, a essere colpiti sono stati gli animali presenti nell’allevamento di Villa del Conte (Padova), dove tuttora sono presenti i riproduttori. Verso l’allevamento, a breve, scadrà il termine di appello contro l’ordinanza di abbattimento degli animali emessa dopo il focolaio. In questo momento in Italia, oltre all’allevamento di Villa del Conte, sono presenti cinque strutture con all’interno solo gli animali riproduttori, circa 10.000.
L’impegno di Essere Animali non si è fermato

© Essere Animali
Dopo i focolai di coronavirus negli allevamenti di visoni, Essere Animali ha continuato a fare pressione sulle istituzioni per chiedere un divieto definitivo di questa attività. Abbiamo fatto appelli, raccolto firme, organizzato azioni dimostrative, campagne di affissioni e tweetstorm.
A febbraio di quest’anno abbiamo organizzato una manifestazione con LAV davanti al Ministero della Salute, dopo la quale il ministro Speranza ha firmato un’ordinanza con cui ha sospeso le attività di allevamento di visoni per tutto il 2021. Grazie a questa iniziativa, la morte e la sofferenza a 40 mila animali sono state risparmiate, ma la scadenza si sta avvicinando e non possiamo permettere che tutto ricominci da capo.
Senza un nuovo provvedimento, con il progredire della stagione riproduttiva, gli allevatori potranno far riprodurre gli animali e le popolazioni di visoni aumenteranno di circa cinque volte, con la nascita dei cuccioli.
È ora di fermarli: mobilitati con noi
La pandemia di coronavirus ha messo in evidenza una questione fondamentale di cui spesso ci dimentichiamo: la nostra salute dipende non solo da quella degli altri esseri umani, ma anche degli animali. È anche per questo che chiediamo il divieto.

In Italia non esiste ancora una legge che vieti queste attività. Quest’anno abbiamo l’occasione di fare la storia: porre definitivamente fine a ogni attività di allevamento di animali per la produzione di pelliccia. Per farlo stiamo organizzando una mobilitazione dal 22 al 24 novembre, iscriviti all’action center per rimanere aggiornato e unisciti alle oltre 67 mila persone che si sono già mobilitate con noi firmando la petizione.