5 ragioni per dire basta per sempre agli allevamenti di visoni


Lorenzo Bertolesi
web content editor

Sappiamo tutte e tutti che gli allevamenti di animali per pelliccia non dovrebbero esistere più, ma se ancora ci fossero dei dubbi ecco 5 buone ragioni da usare durante un confronto sull’argomento.

1. Crudeli verso gli animali

In condizioni naturali i visoni vivono nelle foreste, nei pressi di fiumi e laghi. Sono animali selvatici, di indole solitaria e semiacquatici, in grado di immergersi fino a 7 metri di profondità e di nuotare consecutivamente per 35 metri.

Tutto queste condizioni sono inattuabili in un allevamento. Qui i visoni vivono in gabbie disposte a batteria, rialzate da terra. Ogni animale, per legge, ha a disposizione 2.550 centimetri quadri. Diversi studi hanno dimostrato come le esigenze etologiche dei visoni non possono essere soddisfatte negli allevamenti.

L’impossibilità di nuotare e la reclusione in gabbia causano infatti comportamenti stereotipati, sofferenze psicologiche e aggressività come abbiamo mostrato con le nostre indagini.

Anche l’uccisione è crudele. I visoni sono uccisi per soffocamento con il gas e ciò causa prolungato dolore ad animali in grado di trattenere a lungo il respiro.

2. Pericolosi per la salute

Ad aprile 2020 nei Paesi Bassi, in piena pandemia mondiale, vengono trovati alcuni visoni e allevatori positivi al virus SARS-CoV-2. Gli studi mostrano che i lavoratori malati avrebbero infettato i visoni e successivamente il virus si è ritrasmesso agli esseri umani. Dal primo caso il virus è dilagato in più di 440 allevamenti nel mondo e milioni di visoni sono stati uccisi per ragioni preventive. È successo anche Italia, come ha documentato il nostro team investigativo.

Secondo la comunità scientifica gli allevamenti di visoni sono “serbatoi di coronavirus“. Il sovraffollamento e le condizioni in cui vivono gli animali contribuiscono alla rapida diffusione del virus. Inoltre i visoni possono ritrasmettere agli umani il virus in forma mutata, minacciando l’efficacia dei vaccini.

3. Un’industria in crisi

pellicce
L’industria delle pellicce è in crisi.
© Essere Animali

Celebrità e noti marchi della moda hanno smesso di usare pellicce. Tra questi Armani, Prada, Gucci, Versace, Furla, Jean Pul Gaultier, Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Ralph Lauren, Jhon Galliano, Burberry, e Michael Kors.

Anche per questa ragione negli anni le aste internazionali hanno subito un crollo di fatturato, simbolo della crisi che sta affrontando questo settore.

4. Lo chiede la comunità

Negli anni con la campagna #VisoniLiberi abbiamo organizzato diversi cortei per chiedere la chiusura degli allevamenti e impedire l’apertura di altri.
© Essere Animali

Cosa ne pensano le persone che vivono in Italia?

  1. Secondo un sondaggio Eurispes l’86% è favorevole all’abolizione di questi allevamenti perché considera le pellicce crudeli e anacronistiche.
  2. Secondo un sondaggio europeo commissionato da Eurogroup for Animals e Four Paws il 77% della popolazione italiana ritiene che l’UE dovrebbe porre fine con urgenza all’attività di allevamento di animali per pelliccia, per proteggere la salute delle persone e degli animali.

5. Divieti in tutta Europa

Gli allevamenti di animali per la produzione di pellicce sono vietati, o normati così rigidamente da non essere di fatto realizzabili, in ben 17 Stati in Europa. L’Italia invece non ha ancora emesso un divieto.

Entra in azione per fermare gli allevamenti di visoni

Nel 1990 in Italia c’erano circa 125 allevamenti di animali per la produzione di pellicce. Oggi rimangono solo 5 allevamenti di visoni, e un sesto verso cui scade a breve il termine di appello contro un’ordinanza di abbattimento degli animali, emessa dopo che era stato individuato un focolaio di coronavirus.

Ci troviamo in un momento cruciale perché il 31 dicembre scadrà l’ordinanza che ha sospeso le loro attività, emessa come misura anti-Covid. Entra in azione con noi, firma la petizione e partecipa alle nostre proteste online.