Lo sfruttamento del lavoro nell’industria della carne italiana


Maria Mancuso
Web content editor

Un’inchiesta del Guardian sull’industria della carne europea mostra quanto il sistema sia basato completamente sullo sfruttamento dei lavoratori migranti e la sofferenza degli animali.

Il Guardian ha recentemente pubblicato un reportage che documenta la vita delle lavoratrici e dei lavoratori dell’industria della carne europea: una potenza multimiliardaria che ha alle sue dipendenze 1 milione di persone, ma che non vuole pagarle adeguatamente.

«L’intero sistema è marcio», ha dichiarato Nora Labo, una funzionaria di un sindacato in Irlanda, dove i datori di lavoro cercano ogni via legale per evitare le responsabilità nei confronti dei propri lavoratori. E in Italia, come funziona?

La situazione in Italia

In Italia, sono oltre 21 mila le persone che lavorano in questo settore. Oltre la metà della forza lavoro nella macellazione e un quarto di quella impiegata nella lavorazione della carne sono migranti provenienti dall’Europa dell’Est, dai Balcani, dall’Africa settentrionale e centrale e dall’Asia orientale. 

Persone che nella maggior parte dei casi preferirebbe un impiego diverso, ma che non ha altra scelta se non questa. «Tu che sei italiana, che cosa ci fai qui?», si è sentita chiedere una nostra investigatrice sotto coperatura in un incubatoio industriale di pulcini destinati a diventare carne.

Le lavoratrici e i lavoratori di questo settore vengono molto spesso impiegati attraverso cooperative. Secondo i sindacati questa modalità costa alle aziende fino al 40% in meno rispetto all’assunzione diretta.

Nel 2020 gli impianti in cui si lavora la carne sono stati hotspot per la trasmissione del coronavirus.
© Adobe Stock

Una ricerca finanziata dall’UE che analizza in parte anche la filiera suinicola italiana, evidenzia come molte delle cooperative nel settore suinicolo vengano istituite in maniera fraudolenta da aziende che vogliono sfruttare il lavoro precario e flessibile, oltre che i vantaggi fiscali che ne derivano. 

Anche nel settore dei trasporti degli animali vivi non manca lo sfruttamento: anche in questo caso le cooperative servono a evitare di pagare salari più alti tutelati dal contratto collettivo del settore alimentare — una strategia, questa, documentata anche in altri Paesi europei.

L’investigazione di Essere Animali

Anche Essere Animali ha documentato delle irregolarità sul lavoro. A giugno del 2019 abbiamo pubblicato un’indagine su una delle zone grigie della produzione di carne di pollo, il carico per il trasporto al macello. Tra le varie irregolarità che il nostro investigatore ha documentato ci sono: lavoratori senza contratto, mancanza di corsi di formazione agli operatori, i quali non hanno a disposizione dispositivi di protezione e attrezzature adeguate. Le immagini sono finite in un un reportage pubblicato su Internazionale

Il nostro strumento per denunciare gli illeciti

Ad aprile di quest’anno abbiamo lanciato uno strumento online dove è possibile segnalare in forma riservata irregolarità negli allevamenti e nei macelli: oltre a sfruttamento del lavoro anche maltrattamenti sugli animali, inquinamento ambientale, problemi sanitari e frodi alimentari.

Nonostante si parli spesso di casi isolati, nei nostri dieci anni di esperienza abbiamo potuto vedere quanto l’illegalità sia parte integrante di questo sistema, che guarda ai profitti prima che al benessere degli animali e dei lavoratori.

Gli animali sono le prime vittime di questo sistema ed è per questo che ogni giorno ci battiamo affinché la realtà degli allevamenti intensivi sia conosciuta da tutte e tutti. Se sei a conoscenza di un illecito avvenuto in un allevamento o in un macello, compila questo form fornendoci le informazioni indispensabili. Tu fai la segnalazione, noi passiamo all’azione.