I bambini mangiano la carne perché non sanno da dove viene: lo studio


Maria Mancuso
Web content editor

Secondo un nuovo studio le bambine e i bambini che vivono in Occidente non conoscono le origini di cibi come burger o bocconcini di pollo, e non pensano sia giusto mangiare animali. Questo potrebbe servire a normalizzare l’alimentazione a base vegetale.

Vi sarà capitato di vedere il video in cui un bambino o una bambina si chiede come sia possibile che altre persone mangino carne oppure che si rifiuti categoricamente di finire la cena, una volta scoperto che il cibo che ha nel piatto era un animale.

Non è un caso che una volta acquisita la consapevolezza su come venga effettivamente prodotto un bastoncino di pesce o un cordon bleu, molti bambini si rifiutino di mangiarlo. La loro sensibilità nei confronti degli animali — che ne abbiano in casa o meno — e il rifiuto di voler fare del male a un altro essere vivente, fa sì che a molti di loro sembri inconcepibile che gli adulti vogliano dar loro da mangiare della carne o del pesce.

I bambini non vogliono mangiare gli animali

Secondo uno studio pubblicato su Journal of Environmental Psychology, se messi di fronte alle immagini che ritraggono gli animali, la stragrande maggioranza delle bambine e dei bambini statunitensi tra i 4 e i 7 anni non giudicano maiali, mucche e polli come fonti appropriate di cibo e non pensano sia giusto mangiarli.

Il motivo per cui tanti di loro mangerebbero bocconcini di pollo, burger e polpette dipende dal fatto che non sanno come avviene la produzione alimentare. Dallo studio emerge infatti che le bambine e i bambini in età scolare hanno un’idea vaga di come vengano prodotti gli alimenti comuni, soprattutto quelli che subiscono una trasformazione e che non sono quindi riconoscibili.

Questo non è un caso, è dovuto sicuramente al fatto che nei Paesi industrializzati in generale non si ha un’esperienza diretta di come viene prodotto il cibo. Ma questa non è l’unica motivazione. Parlare di macellazione di animali è un argomento tabù in Occidente, soprattutto tra genitori e figli, quindi il linguaggio che gli adulti utilizzano quando parlano della provenienza della carne è velato e ambiguo.

Dire che un hamburger “viene dalla mucca” ad esempio, non rende esplicito il collegamento diretto tra la morte dell’animale e quel cibo, perciò un bambino può finire per credere che la mucca si comporti come un albero che produce mele, quindi che non sanguina, né muore. E persino quelli e quelle che riescono a fare il collegamento con la morte dell’animale potrebbero pensare che la carne venga raccolta da animali morti per cause naturali. In altre parole per loro non è concepibile provocare la morte di un animale, anche se questo accade per farne del cibo.

I genitori non parlano ai figli della provenienza del cibo

L’alimentazione è uno degli ambiti per cui i genitori ammettono apertamente di non dire le cose come stanno ai propri figli. Da una parte perché l’uccisione di un animale è un fatto cruento che non sembra adatto a essere affrontato con i più piccoli, dall’altra perché ammettere di causare consapevolmente la morte di un animale entra apertamente in conflitto con i valori che i genitori vogliono insegnare ai loro bambini e alle loro bambine (ad esempio che bisogna essere gentili con gli animali). C’è poi un altro aspetto fondamentale da notare: alcuni genitori sembrano aver paura che una volta detta la verità questi poi si rifiutino di mangiare carne e altri prodotti animali, creando un cambiamento alla loro normale routine.

Il 40% dei bambini e delle bambine che ha partecipato allo studio pensa che il bacon venga da una pianta.
© Envato

Un altro recente studio conclude che rispetto ai giovani e agli adulti, i bambini tendono a discriminare meno in base alla specie (sono, quindi, meno specisti), hanno meno probabilità di classificare gli animali “da reddito” come cibo rispetto agli animali domestici e pensano che mangiare carne e altri prodotti di origine animali sia meno “moralmente accettabile”. Inoltre i bambini sembrano ritenere che gli animali da fattoria debbano essere trattati meglio. Secondo un’altra ricerca, inoltre, i bambini tra i 5 e i 9 anni non necessariamente assegnano maggior valore alla vita di un essere umano rispetto a quella degli animali.

Insomma, che cosa ci dicono questi studi? Innanzitutto che, se fossero messi di fronte alla verità, molte bambine e bambini non vorrebbero mangiare prodotti animali perché capiscono che questo causa sofferenza e morte a esseri viventi a cui loro sono affezionati. Ma anche che, come evidenziano i ricercatori, studi di questo tipo possono offrire un punto di vista unico per comprendere come cambiare i comportamenti alimentari diffusi in Occidente, noti per essere una delle principali fonti di inquinamento e gas serra a livello globale.

Numerosissimi studi ci dicono che ridurre drasticamente o meglio eliminare il consumo di carne, pesce, uova e latticini potrebbe limitare enormemente le emissioni di gas serra, ridurre l’inquinamento di acqua e suolo, tutelare gli ecosistemi e preservare la biodiversità.

Se le più piccole e i più piccoli avessero accesso a informazioni corrette e complete su come viene prodotto il cibo di cui si nutrono, potrebbero innescare uno dei cambiamenti più importanti negli anni a venire: una generazione più consapevole.

È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!