Le conseguenze della crisi climatica secondo i report scientifici più recenti


Maria Mancuso
Web content editor

Il ruolo del comparto zootecnico nell’attuale crisi climatica è innegabile e mette in pericolo il futuro di tutto il Pianeta, incominciando dalle persone più vulnerabili. Lo dicono numerosi report, come quello dell’IPCC. Serve un’inversione di rotta.

Questa estate le notizie sugli eventi estremi causati dal riscaldamento globale ci hanno tenuti incollati ai notiziari. L’ultima decade (2011-2020) è stata la più calda mai registrata e gli incendi, le ondate di calore e la siccità che ogni estate colpiscono immensi territori in tutto il mondo, Italia compresa, hanno aggravato una situazione già di per sé critica, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico. 

Un report dell’Unicef, pubblicato ad agosto, ha definito la crisi climatica come una «crisi dei diritti dei bambini» e segnala che quasi ogni bambino sul Pianeta è esposto ad almeno un evento estremo causato dal cambiamento climatico, come gravi siccità e inondazioni, inquinamento atmosferico e scarsità d’acqua. Come spiega l’organizzazione, la crisi climatica rende ancora più gravi le condizioni di vita dei bambini, minacciando la loro salute, la loro alimentazione, il loro sviluppo e in definitiva il loro futuro. 

cambiamenti climatici
Negli ultimi anni migliaia di studenti hanno manifestato per il clima unendosi ai “Fridays for Future” di Greta Thunberg.
© Adobe Stock

Crisi climatica: il ruolo del sistema alimentare

Di fronte a questa situazione, le istituzioni continuano a reagire con annunci che raramente — o meglio dire mai — si traducono in azioni concrete all’altezza dell’emergenza. Da dove bisognerebbe iniziare, si chiederà qualcuno? Finora si è guardato soprattutto alle energie fossili — petrolio e carbone soprattutto — che indubbiamente hanno un ruolo fondamentale nell’attuale crisi. Ma secondo gli esperti non basta

Secondo un autorevole studio pubblicato su Science nel 2020, se anche le emissioni causate dai combustibili fossili fossero eliminate all’istante, l’impatto dell’industria alimentare da sola impedirebbe di rispettare gli Accordi di Parigi del 2015. Sarebbe infatti impossibile limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° gradi. I sistemi alimentari infatti, secondo un’altra ricerca, stavolta di Nature, sono responsabili di un terzo delle emissioni antropiche di gas serra e su questo dato pesano massicciamente quelle causate dal comparto zootecnico, vale a dire l’allevamento e la produzione di mangimi. 

E come non citare l’ultimo studio dell’IPCC pubblicato un mese fa, in cui gli autori abbandonano il tipico linguaggio moderato e attento della comunità scientifica e, senza troppi giri di parole, affermano:

«È chiaro da decenni che il clima della Terra sta cambiando, e il ruolo dell’influenza umana sul sistema climatico è indiscutibile»
Report IPCC

Tra le azioni umane che impattano sull’ambiente che vengono menzionate dallo studio c’è anche l’allevamento di animali, che è la principale fonte di ammoniaca nell’atmosfera. La presenza di questa sostanza nell’atmosfera ha un ruolo centrale nei processi di acidificazione degli ecosistemi e di eutrofizzazione delle acque, ed è quindi fortemente deleteria per l’ambiente. Tuttavia, le emissioni di questo composto dell’azoto, spiegano, sono cresciute «fortemente» dal 1850, specialmente dal 1950, guidate dalla crescente produzione di prodotti animali, la diffusa applicazione di fertilizzanti minerali azotati e il mancato controllo della produzione di questa sostanza. 

Essere Animali_in azione a Brescia
Una nostra manifestazione di fronte ad un allevamento intensivo in provincia di Brescia.
© Essere Animali

In Italia la zootecnia si mangia le risorse naturali

Anche in Italia l’impatto della zootecnia sull’ambiente non accenna a diminuire. Secondo un report realizzato da Greenpeace in collaborazione con l’Università della Tuscia, in Italia i settori agricolo e zootecnico consumano una volta e mezza le risorse naturali dei terreni agricoli: «In Italia il sistema agricolo e zootecnico sono nel loro insieme insostenibili e creano un deficit fra domanda e offerta di risorse naturali». Nello specifico, gli allevamenti consumerebbero il 39% delle risorse naturali messe a disposizione dal territorio agricolo italiano. La situazione è più grave nelle regioni del bacino padano e in particolare in Lombardia, dove il settore zootecnico sta divorando il 140% della biocapacità agricola della regione.

Il greenwashing operato dall’industria della carne

Nonostante questo, l’industria della carne continua a presentarsi come parte della soluzione alla crisi climatica. Lo evidenzia l’organizzazione DeSmog, che rivela come questa industria sia capace di nascondere l’impatto devastante che ha sul Pianeta attraverso una macchina molto potente di PR e pressione politica.

Secondo l’organizzazione, le strategie impiegate dall’industria della carne sarebbero molto simili a quelle impiegate dalle lobby del tabacco e dei combustibili fossili, attraverso operazioni di vero e proprio greenwashing.

Bisogna invertire la rotta prima che sia troppo tardi

Il cambiamento climatico è un problema etico, sociale, economico e umanitario che non possiamo ignorare. C’è bisogno di maggiore impegno da parte delle istituzioni e dell’industria, affinché il futuro di miliardi di persone, di animali e del Pianeta intero non venga messo definitivamente a repentaglio. Nel frattempo noi cittadini possiamo ridurre drasticamente o eliminare i prodotti animali dal nostro piatto, scegliendo un’alimentazione più sostenibile, ma altrettanto gustosa.

È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!