Lunedì 19 luglio si è aperto il processo nei confronti di un allevatore della provincia di Venezia e un suo dipendente filmati da un nostro investigatore mentre maltrattavano alcuni animali e, in un caso, uccidevano una mucca malata senza prima stordirla.
Ci teniamo a precisare che i fatti non sono legati all’investigazione nell’allevamento di mucche per la produzione di Grana Padano, da noi realizzata e diffusa alcuni giorni fa. Questo processo è legato a un’investigazione in altri allevamenti di mucche da latte, pubblicata in esclusiva sul Tg1 nel 2018 e che trovate qui.
Anche allora, come sempre, abbiamo denunciato i maltrattamenti e le illegalità documentate. In seguito all’ispezione dei Carabinieri Forestali di Venezia, il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta ha deciso che vi erano gli estremi per aprire il processo nei confronti dei due allevatori. Il reato è il presunto maltrattamento di animali (art. 81 comma 2 e 544 ter c.p.), contestato in relazione alla violazione del D.Lgs. 146/01 che riguarda le misure minime da osservare negli allevamenti per la protezione degli animali negli allevamenti.
Come in altri processi già aperti grazie alle nostre attività investigative, utilizzeremo energie e risorse economiche per le spese legali. A questa prima udienza ci siamo costituiti parte civile nei confronti dei due imputati, al fine di ottenere la condanna per i reati che vengono loro contestati.
Un’eventuale condanna sarebbe un importante precedente legislativo e un deterrente verso altri allevatori dall’astenersi da comportamenti così violenti verso gli animali.
Ripercorriamo la storia dall’inizio
Nel dicembre 2018 abbiamo diffuso una corposa investigazione realizzata in due allevamenti di mucche situati in provincia di Venezia e a Ravenna. Questa indagine documenta l’intero ciclo di allevamento per la produzione di latte: dalla riproduzione, che avviene con l’inseminazione artificiale, alla mungitura fino al trattamento dei vitelli. Un importante inchiesta sulle problematiche al benessere animale negli allevamenti.
In entrambi gli allevamenti i nostri investigatori hanno però filmato anche diversi maltrattamenti nei confronti degli animali e irregolarità.
Reati contestati
Per quanto riguarda l’allevamento di mucche in provincia di Venezia, gli episodi che abbiamo documentato e che vengono contestati ai due allevatori, il titolare dell’azienda agricola e un operatore con il ruolo di capo-stalla, sono:
1. L’uccisione di una mucca per iugulazione, senza aver previamente proceduto al suo stordimento
Questo animale è morto tra sofferenze atroci, dopo essere stato abbandonato per due giorni, senza acqua né cibo, in un recinto esterno assieme a un asino che le mordeva continuamente la schiena. Si tratta di una ‘mucca a terra’, un fenomeno conosciuto negli allevamenti per cui le mucche, stremate dalla produzione intensiva di latte, si accasciano a terra senza riuscire più ad alzarsi. Ma il loro sollevamento è vietato dal Regolamento CE n.1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto, andrebbero stordite e soppresse in allevamento da un medico veterinario, per limitare il più possibile le loro sofferenze.

© Essere Animali
2. Aver percosso con bastoni le mucche che tardavano negli spostamenti
Comportamenti violenti senza necessità che, come leggerete in seguito, riteniamo purtroppo frequenti negli allevamenti.
3. L’uso di un termocauterizzatore senza controllo veterinario per la decornazione di sei vitelli di 55 giorni
Questo in violazione dei dettami di legge di cui al punto 19 dell’allegato al DIgs. 146/01. La normativa infatti consente la cauterizzazione dell’abbozzo corneale, una pratica che consiste nel rimuovere le corna degli animali per limitare il rischio di ferite degli operatori dell’allevamento, ma solamente se eseguita al di sotto delle tre settimane di vita, sotto il controllo di medico veterinario e con l’utilizzo di anestesia e analgesia.

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Non si tratta di casi isolati
Gli allevamenti intensivi sono luoghi crudeli verso gli animali, dove non possono soddisfare le più elementari esigenze etologiche, rinchiusi a vita in gabbie o recinti.
La legge consente di mutilare, rinchiudere e sfruttare fino allo sfinimento gli animali rinchiusi in questi luoghi crudeli, ma non dimentichiamo che chi lavora in allevamenti e macelli è costretto a rispondere a un sistema produttivo che corre a ritmi sempre più veloci, che porta gli operatori a essere stressati e a diventare insensibili di fronte alla sofferenza degli animali. Lavorare in questo modo può deteriorare seriamente la salute psico-fisica delle persone e portarle a vedere gli animali non più come esseri viventi, ma come oggetti. Un sistema che stritola tutto, senza pietà, inclusi i lavoratori.
Temiamo che anche i maltrattamenti non siano casi isolati. Con le nostre investigazioni ne abbiamo già documentato diversi, anche nel caso menzionato prima, ovvero l’allevamento di mucche da latte in provincia di Ravenna le cui immagini hanno dato corpo a questa investigazione, il processo ha confermato episodi di violenze nei confronti degli animali.
Rendi possibili le nostre indagini e denunce
Il lavoro di investigazione che ogni giorno svolgiamo è essenziale per rendere visibile ciò che altrimenti verrebbe tenuto nascosto, per denunciare i maltrattamenti e promuovere un cambiamento urgente nelle scelte politiche e legislative.
Tutto questo non sarebbe possibile senza il sostegno dei nostri supporter. Insieme possiamo dire basta alla sofferenza di milioni di animali.