Cosa accade negli allevamenti intensivi di mucche da latte e vitelli
Sofferenze e abusi, cicli continui di inseminazione artificiale, separazione dai cuccioli, problematiche ambientali e inquinamento: ecco cosa si nasconde dietro a ogni bicchiere di latte di mucca che beviamo.
Quando parliamo di latte, nella nostra cultura vuol dire soprattutto latte di mucca. Ma come viene prodotto il latte che occupa gli scaffali dei nostri frigoriferi, che serve a produrre formaggi, besciamelle e panna? Molta sofferenza innanzitutto. Pochi lo sanno ed è importante ribadirlo: le mucche non sono macchine da latte, non lo producono automaticamente, ma solo quando partoriscono, così come succede a tutti i mammiferi. Quel latte, quindi, è destinato solo ai vitelli e non agli esseri umani.
Cosa succede negli allevamenti intensivi di mucche?
L’allevamento intensivo di mucche presuppone che ogni cosa, partendo già dalla gravidanza, venga pianificata e strutturata per ottenere il massimo profitto, a danno degli animali stessi. Le mucche che vengono sfruttate per la produzione di latte sono destinate a una vita di dolore fisico ed emotivo. Entrano giovanissime in un ciclo di inseminazione artificiale sfiancante e frenetico che le porta a partorire 3 o 4 volte prima di essere, attorno ai 5 anni di età, mandate al macello perché non più produttive. Non sono rari i casi in cui questo avviene mentre sono ancora incinte.
Le gravidanze continue servono a far sì che producano latte in quantità massicce a ritmi innaturali, fino a 30 litri al giorno. Latte che non verrà dato al loro cucciolo, ma che verrà venduto per il consumo umano. Anche le mungiture si susseguono a ritmi incessanti: due al giorno per 300 giorni all’anno. Una volta macellata, la loro carne verrà venduta come prodotto di seconda scelta.
Guarda il video per scoprire cos’abbiamo documentato in questa indagine svolta sotto copertura in allevamenti di mucche da latte e vitelli:
Che cosa succede ai vitelli negli allevamenti intensivi?
Una volta nati i cuccioli delle mucche da latte vengono separati dalla madre a poche ore dal parto, causando forte stress e dolore a entrambi. Sono poi smistati in base al genere: se sono femmine verranno introdotte nel ciclo della produzione di latte, rimpiazzando, di fatto, le loro stesse madri. Anche loro, dopo 4 o 5 anni, non riusciranno a mantenere i ritmi di produzione e verranno messe su un camion diretto al macello.
Se maschi saranno rinchiusi in piccoli box e allevati per pochi mesi. Qui saranno nutriti con un surrogato del latte volutamente mancante di fibre e ferro che li farà crescere anemici, così da ottenere una carne più tenera e apprezzata dai consumatori. Intorno al sesto mese di età anche loro finiranno al macello per essere venduti come “carne bianca di vitello”.
Mucche allevate in Italia e consumi di latte vaccino
Secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica, le mucche impiegate per la produzione di latte in Italia sono 2,6 milioni. Quasi il 40% di queste è allevato in Lombardia, la regione con più mucche in Italia (oltre 1 milione), seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte.

© Essere Animali
Il nostro Paese è tra i principali leader del settore lattiero-caseario europeo ed è il maggiore produttore di formaggi DOP, ma mentre il consumo pro capite di formaggi è rimasto stabile negli ultimi anni (23 kg a testa), quello del latte è in calo. Dal 2010 al 2019 si è passati dai 54 ai 46 kg a testa. Diversamente va per le alternative vegetali che sono in costante crescita.
Le alternative vegetali: latte di mandorla, latte di riso, latte di soia…
Il latte vegetale è un’ottima alternativa al latte di mucca perché non presuppone lo sfruttamento degli animali, è molto più sostenibile a livello ambientale ed è anche molto più salutare. A differenza del latte di mucca che è invece prodotto per essere adatto alla crescita di un vitello e non di certo per un essere umano.
Secondo uno studio pubblicato su Science, un litro di latte vaccino ha un’impronta carbonica di 3,2 chilogrammi, un’impronta ecologica di 9 metri quadrati di terra e un’impronta idrica 628 litri di acqua. Per contro, per produrre un litro di latte di soia viene emesso soltanto 1 chilogrammo di CO2, vengono consumati soltanto 0,7 metri quadrati di terra e appena 28 litri d’acqua. Numeri estremamente inferiori, sotto ogni punto di vista.
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È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!