Vittoria! L’Unione Europea blocca la censura alle alternative vegetali al latte
Insieme a numerose associazioni abbiamo convinto la UE a fare marcia indietro sui piani per introdurre ulteriori restrizioni ai sostituti vegetali al latte, voluta dalla lobby dello sfruttamento degli animali. Non sarà necessario modificare tutto il packaging e potranno essere incluse definizioni come “cremoso”, “burroso” o “non contiene lattosio”.
La notizia del ritiro dell’emendamento 171 è una boccata d’aria fresca in un momento critico in cui le discussioni sulla PAC deludono fortemente le aspettative di chi sperava in un cambiamento in linea con il Green Deal europeo — come il taglio ai sussidi agli allevamenti intensivi e la promozione di politiche a basso impatto nel settore agroalimentare.
Che cosa avrebbe previsto l’emendamento 171?
L’introduzione dell’emendamento, conosciuto anche come “dairy ban”, avrebbe vietato l’utilizzo di termini evocativi del latte vaccino, come “cremoso”, “non contiene lattosio/latte”, “milk-free”, correndo persino il rischio di mettere in pericolo la salute dei consumatori allergici o intolleranti. Avrebbe inoltre impedito agli acquirenti l’accesso a informazioni cruciali sulla qualità del prodotto e il suo utilizzo e perfino dettagli sul suo impatto ambientale.
Fatto non meno grave, se preso alla lettera avrebbe obbligato i produttori di sostituti vegetali a un re-branding totale dei loro prodotti, perché persino il packaging (forme e colori di cartoni di latte e vasetti di yogurt vegetali) avrebbero dovuto differenziarsi da quelli utilizzati tradizionalmente dall’industria lattiero-casearia.
L’emendamento 171 era stato inizialmente accolto nell’ottobre scorso, in occasione del voto sull’emendamento 165, noto come “burger ban”, che avrebbe censurato termini come “burger”, “salsiccia” e “bistecca” sulle etichette e nelle pubblicità di prodotti vegetali. In quell’occasione le istituzioni europee avevano subito respinto il burger ban, facendo vincere il buon senso. Ci è voluto qualche mese, ma anche nel caso dell’emendamento 171 il bene comune è prevalso.
L’alimentazione vegetale è l’unica via per frenare la crisi climatica
Dopo una lunga campagna a cui abbiamo preso parte insieme a numerose associazioni animaliste, ambientaliste e dei consumatori, anche questo emendamento è stato bloccato, eliminando una inutile e dannosa censura sui prodotti vegetali contro la quale si era espressa anche Greta Thunberg, che segue da tempo un’alimentazione vegana.
Questa decisione segna la fine di un periodo di forte preoccupazione per chi come noi è impegnato in difesa degli animali nonostante le forti pressioni della lobby della carne e dell’industria lattiero-casearia sulle istituzioni europee.
In un momento così delicato in cui tutti gli sforzi dell’Unione Europea dovrebbero essere incanalati verso la promozione di politiche a sostegno dell’alimentazione vegetale, la sola che può frenare la crisi climatica, perdere tempo in inutili restrizioni sarebbe irresponsabile e francamente inaccettabile.