Rai 3 mostra ancora una volta le immagini delle nostre investigazioni

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Maria Mancuso
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Ieri sera su #Cartabianca (Rai 3) è andato in onda un servizio a cui abbiamo contribuito accompagnando una giornalista all’interno di due allevamenti intensivi. La puntata era dedicata all’attuale pandemia di coronavirus e più in generale alle malattie zoonotiche.

Francesco Ceccarelli, responsabile del team investigativo di Essere Animali, ha accompagnato Cinzia Torriglia, giornalista di #Cartabianca, il programma di Rai 3 condotto da Bianca Berlinguer, in alcuni allevamenti intensivi di maiali e di galline destinate alla produzione di uova per mostrare le condizioni di vita a cui sono costretti gli animali che vivono in questi luoghi.

Prima tappa: l’allevamento di maiali a Brescia

Il servizio ha prima mostrato le immagini di un allevamento di suini in provincia di Brescia, nella cui provincia vivono più maiali che abitanti. Sporcizia, topi, escrementi dappertutto: come mostrano le telecamere, questa è la quotidianità dei 2-3 mila animali che vivono in quello stabilimento finché non raggiungono il peso adatto alla macellazione.

Per legge ogni maiale oltre i 110 Kg, come questi animali in foto, deve avere a disposizione solo 1 m² di superficie libera.
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Gli animali non hanno spazio per muoversi, sono ricoperti delle loro stesse deiezioni e hanno tutti la coda tagliata, una procedura illegale da 20 anni. In Italia ci sono almeno 9 milioni di maiali allevati in questo modo. Date le condizioni non sorprende che vengano utilizzati molti antibiotici, necessari a non far ammalare gli animali.

Il nostro team e quello di #Cartabianca si spostano nelle gabbie parto dove le scrofe che sono state inseminate artificialmente vivono per un mese. In media partoriscono tra i 10 e i 13 suinetti i quali sono sottoposti al taglio della coda e alla castrazione, spesso senza anestesia.

Seconda tappa: l’allevamento di galline a Mantova

Alle 2 del mattino i nostri investigatori e i giornalisti arrivano in un allevamento di galline in gabbia per la produzione di uova in provincia di Mantova. Gli animali saranno 50-60 mila e le gabbie sono disposte su sei piani: tutte le galline hanno il becco tagliato per evitare che si feriscano quando le terribili condizioni in cui vivono le spingono ad aggredirsi tra loro.

Vivono tutta la vita senza luce solare e con le zampe su una griglia metallica finché la loro produttività non diminuisce e vengono uccise. Quasi tutte hanno il collo spennato per via delle gabbie, il contorno degli occhi è pallido perché sono probabilmente anemiche. L’unica luce che hanno è quella artificiale, vedono il sole solo quando vengono caricate sul camion diretto al macello.

Questa è la norma

Dopo anni di indagini negli allevamenti intensivi di tutta Italia possiamo dire che le immagini che sono andate in onda ieri sera a #Cartabianca non sono altro che la normalità. Non si tratta di eccezioni: questo è semplicemente ciò che si cela dietro i grandi marchi del Made in Italy. Sofferenze infinite per gli animali, rischi per la salute pubblica e per l’ambiente.

Gli odori, gli sguardi, il senso di oppressione che ti soffoca, è la realtà che l’industria non vuole far conoscere, ma noi siamo qui proprio per questo.

Francesco Ceccarelli, responsabile del team investigativo, ha detto: «Accompagnare una giornalista, un fotografo o chiunque si occupa di comunicazione è per noi un’opportunità in più per mostrare senza filtri cosa sono gli allevamenti intensivi. Gli odori, gli sguardi, il senso di oppressione che ti soffoca, è la realtà che l’industria non vuole far conoscere ma noi siamo qui proprio per questo, questa è la nostra pubblicità a carne, latte e uova».


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