Anche la Regione Lombardia chiede di vietare gli allevamenti di visoni

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Simone Montuschi
Presidente

Nei giorni scorsi la Regione Lombardia ha diramato un comunicato in cui chiede al Governo di «procedere alla dismissione definitiva degli allevamenti di visone e degli animali da pelliccia», in quanto «c’è la necessità di prevenire future zoonosi, tutelando la salute delle persone».

Al momento l’attività di questi allevamenti in Italia è sospesa per tutto il 2021, a seguito di un’ordinanza firmata a fine febbraio dal ministro della Salute Roberto Speranza, dopo il rilevamento di focolai di coronavirus negli allevamenti di visoni a Capralba (CR) e Villa del Conte (PD).

La sospensione è un risultato storico: vietando le riproduzioni degli animali, circa 35.000 visoni non dovranno nascere per essere sfruttati tutta la vita e poi uccisi. Gli animali riproduttori tuttavia restano ancora rinchiusi negli allevamenti italiani.

Anche le Regioni chiedono un divieto

Da anni con la campagna Visoni Liberi chiediamo un divieto nazionale di questi allevamenti. Abbiamo realizzato indagini, azioni di protesta e di pressione politica e nei mesi scorsi abbiamo scritto alle Regioni interessate dalla presenza di questi allevamenti chiedendone la chiusura. La richiesta di vietare la produzione di pellicce in Lombardia, per voce della vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, e dell’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, segue quella dell’Emilia Romagna di qualche mese fa.

Il comunicato della Lombardia parla di 7 allevamenti di visoni: 4 in provincia di Cremona, 2 in provincia di Brescia e uno in provincia di Bergamo. Questi dati tengono in considerazione anche gli allevamenti che al momento non contengono nessun animale, mentre in tutto il territorio nazionale risultano attualmente attivi 6 allevamenti di visoni con all’interno gli animali riproduttori — Capergnanica (CR), Calvagese (BS), Villa del Conte (PD), Galeata (FC), San Marco di Ravenna (RA), Castel di Sangro (AQ). A questi si aggiunge l’allevamento di Capralba (CR), in cui tra novembre e dicembre 2020 tutti gli animali sono stati abbattuti a causa del rilevamento di alcuni visoni positivi al coronavirus — le uccisioni sono state riprese in un video straziante realizzato dal nostro team investigativo.

Le richieste delle Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, se accettate dal Governo, porterebbero quindi alla chiusura di 4 allevamenti su 6 di quelli attivi in Italia.

Allevamenti di visoni: crudeli e pericolosi

Oltre a essere estremamente crudeli nei confronti degli animali, rinchiusi in piccole gabbie di rete metallica e uccisi in camere a gas per farne pellicce, questi allevamenti sono estremamente pericolosi anche per la salute pubblica. Le condizioni agghiaccianti in cui sono costretti a vivere i visoni, una specie particolarmente suscettibile al coronavirus, favoriscono la possibilità di formazione di serbatoi del virus.

L’unica catena di trasmissione del coronavirus SARS-CoV-2 documentata finora è infatti quella umano-visone-umano, come confermano studi condotti dalle autorità sanitarie olandesi e danesi, nonché da organismi quali l’OMS, OIE, e ECDC. Queste autorità hanno inoltre rilevato almeno 7 varianti provenienti dai visoni, sequenziate in oltre 1.000 persone in 12 Paesi (di cui 7 Stati membri), particolarmente preoccupanti per le mutazioni nella proteina spike, in quanto potrebbero minacciare l’efficacia dei vaccini.

Ad oggi, solo tra Europa e Nord America, si contano oltre 400 focolai di coronavirus SARS-CoV-2 in allevamenti di visoni.

Vietiamo gli allevamenti per la produzione di pellicce

Ancora una volta rinnoviamo il nostro appello al Governo per chiedere con urgenza una legge che vieti la produzione di pellicce e imponga la chiusura definitiva di tutti gli allevamenti italiani di visoni. Diversi Paesi lo hanno già fatto, anche prima dell’emergenza coronavirus.

Nel comunicato, la Regione Lombardia chiede che la dismissione di queste strutture sia accompagnata da ristori immediati, stimati in circa 13 milioni di euro per la Regione, da utilizzare anche per la riconversione degli allevamenti di visoni. Essere Animali chiede il divieto della produzione di pellicce, una forma crudele e anacronistica di sfruttamento.

Siamo contrari all’utilizzo di fondi pubblici per riconvertire gli allevamenti di visoni in stabilimenti dove allevare altre specie animali.

Riteniamo non sia possibile mettere gli allevatori di visoni sullo stesso piano di altre categorie che hanno subito una perdita economica a causa della pandemia. Il settore delle pellicce conosce una crisi globale da diversi anni e, in Italia, gli allevamenti rimasti aperti hanno proseguito per cieca ostinazione. Non è quindi corretto, a nostro avviso, impiegare denaro pubblico per supportare questi imprenditori, che hanno scelto liberamente di correre un rischio eccessivo restando in attività e che alla lunga sarebbero stati destinati al fallimento, anche nel caso in cui la pandemia non si fosse verificata.

Moratti e Rolfi concludono il comunicato chiedendo di tutelare la salute pubblica, il patrimonio zootecnico e la biodiversità, procedendo con un serio contenimento della fauna selvatica. La nostra organizzazione auspica e da tempo si impegna affinché all’interno della nostra società nascano forme non conflittuali di convivenza tra gli esseri umani e gli animali. Perciò, chiediamo sì un divieto definitivo degli allevamenti di visoni, ma ci opponiamo anche all’eradicazione di qualsiasi animale libero sul territorio, con piani di contenimento che ne prevedono l’uccisione.

Un mondo diverso è possibile, occorre la volontà di costruirlo.


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