Il ministro Cingolani critica il consumo di carne e gli allevamenti intensivi


Maria Mancuso
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Il nuovo ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani non ha paura di dire le cose come stanno: la produzione intensiva di carne e il consumo di prodotti animali non sono sostenibili. Serve un cambiamento altrimenti è a rischio la salute pubblica.

In un intervento avvenuto ieri sera alla conferenza preparatoria della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile 2017-2030, il ministro Cingolani ha detto la sua sull’impatto ambientale della produzione di carne, la consequente perdita di biodiversità e la crescente resistenza agli antibiotici. Nel suo intervento non ha risparmiato critiche al settore della zootecnia e all’eccessivo consumo di carne. 

Cingolani ha dichiarato: «L’agricoltura intensiva pone problemi (…) ha comportato una notevole alterazione dell’ecosistema. La soluzione non è fermare il progresso, ma neppure fare quello che si vuole. Sappiamo che chi mangia troppa carne subisce degli impatti sulla salute, allora si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali». 

Gli allevamenti intensivi non sono sostenibili

Ha poi continuato: «Tutti i problemi di sostenibilità sono interconnessi non si può più separare l’epidemiologia da quello che mangiamo, dal modello di sviluppo economico, questa cross-correlazione richiede soluzioni che siano multiple e si ispirino al concetto del co-beneficio. D’altro canto, la proteina animale richiede sei volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità, e allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale. Modificando la nostra dieta, avremo invece un co-beneficio: miglioreremmo la salute pubblica, riducendo al tempo stesso l’uso di acqua e la produzione di CO2».

Gli allevamenti intensivi causano antibiotico resistenza

Il ministro Cingolani ha poi menzionato il grave problema dell’antibiotico resistenza, dovuta anche all’uso eccessivo che ne viene fatto negli allevamenti intensivi. «Occorre fronteggiare emergenze come quelle dei batteri che sono antibiotico resistenti, perché certe industrie hanno riversato nell’ambiente una tale quantità di antibiotici che adesso ci troviamo con dei batteri corazzati che oltre a rappresentare un problema di inquinamento lo diventano anche per la salute pubblica».

Non sorprenderà a questo punto il fatto che la lobby della carne abbia fatto delle rimostranze, parlando di «affermazioni sconcertanti», «pregiudizi» e «sovrastime». Non è così: la letteratura scientifica ha prodotto centinaia di studi che dimostrano quali siano le conseguenze legate all’allevamento intensivo di animali, al consumo eccessivo di carne, latte e uova, ed infine del ruolo della zootecnia nel dare origine a zoonosi e batteri multiresistenti. 

Dobbiamo cambiare

Insomma, le affermazioni del ministro Cingolani sono rassicuranti e ci fanno ben sperare per un futuro migliore in Italia. Speriamo che la sua influenza vada al di là dei confini nazionali e arrivi al Parlamento Europeo dove le recenti iniziative nell’ambito della Politica Agricola Comune hanno fortemente deluso le aspettative di chi, come noi, crede ancora nei valori del Green Deal europeo.