Tutto ciò che c’è da sapere sulla pesca
Il documentario Seaspiracy sfata alcuni dei miti più diffusi e ingannevoli sulla pesca. La cattura dei pesci selvatici prevede l’uso di attrezzi che imprigionano e feriscono gli animali, strappandoli dolorosamente al loro habitat naturale.
Ha fatto molto scalpore l’uscita di Seaspiracy, un documentario disponibile su Netflix di Ali Tabrizi prodotto dagli stessi di Cowspiracy e What the Health, che esplora l’impatto dell’industria della pesca sul Pianeta. Un impatto talmente devastante da mettere a serio rischio il futuro di tutte le specie viventi, inclusi gli esseri umani. La salute degli oceani e dei pesci è infatti indispensabile nella regolazione della temperatura terrestre e nella produzione di ossigeno. La pesca industriale sta invece svuotando i mari di tutto il mondo a una velocità tale da impedire agli animali di riprodursi in tempo. Si stima che entro il 2048 gli oceani saranno pressoché vuoti, con montagne di microplastiche come unici abitanti.
I metodi e gli strumenti di pesca
I metodi di pesca sono molteplici e ciascuno di essi prevede l’utilizzo di un’attrezzatura specifica. Secondo un recente studio di Eurogroup for Animals, è possibile raggruppare i principali sistemi di cattura nelle seguenti tre categorie:
- sistemi di pesca a strascico;
- sistemi di pesca a circuizione;
- sistemi di pesca che impiegano attrezzi passivi.
1. Sistemi di pesca a strascico con le reti da traino

In questi prima categorie gli strumenti di pesca per pescare sono trainati, solitamente da un’imbarcazione, e possono lavorare sul fondo del mare o a mezz’acqua: le reti da traino, le più usate, rientrano in questo tipo di metodo di cattura. Sono quattro le tipologie di reti da traino più utilizzate nella pesca commerciale:
- Reti a strascico con divergenti: una volta calate sul fondo, possono essere trainate anche per ore. Catturano soprattutto le specie bentoniche che vivono nel fondale marino o le specie demersali che si recano nei pressi di esso per cercare nutrimento o riposare, come il merluzzo e la sogliola. Provocano gravi ferite, emorragie e lesioni cutanee agli animali, spesso esposti a shock termico e barotrauma se catturato a grandi profondità.
- Rapido o sfogliara: si tratta di una rete fissata a un’armatura rettangolare che, quando viene calata sul fondo del mare, vi aderisce e travolge con violenza tutte le specie marine che incontra – soprattutto la sogliola, la platessa e il merluzzo. Durante l’operazione di traino solleva sabbia e fango che entrano nelle branchie o nella bocca dei pesci catturati, già terribilmente provati dalla brutalità della cattura.
- Reti da traino pelagiche: a differenza delle reti a strascico con divergenti e del rapido, le reti da traino pelagiche non toccano il fondo: operano nella colonna d’acqua dove catturano proprio le specie pelagiche che vivono in mare aperto e hanno pochi contatti con il fondale, come gli sgombri, le acciughe e le sardine. La velocità del traino e l’ammassamento dei pesci nelle reti causano emorragie e abrasioni cutanee agli animali.
- Draghe: sono strutture rigide dotate di un rastrello che penetra nel fondale marino, dove strappa dalla sabbia gli organismi acquatici che lo popolano, soprattutto i molluschi bivalvi. Alcune imbarcazioni possono trainare fino 22 draghe per lato. Le draghe meccaniche, in particolare quella turbosoffiante, son le più pericolose, poiché operano con una violenza tale da rompere i gusci dei molluschi.
2. Sistemi di pesca a circuizione con le reti

In questa categoria le reti vengono usate per accerchiare e intrappolare i pesci. Le reti a circuizione sono reti di larghe dimensioni utilizzate per circondare e catturare, con recupero immediato, un banco di pesci. In Italia vengono utilizzate soprattutto per pescare sgombri, acciughe e sardine. I sistemi a circuizione catturano grandi quantità di pesci, che vengono ammassati nelle reti dove muoiono per asfissia o schiacciamento. Inoltre sono reti poco selettive, in grado di catturare tutti i pesci presenti nella colonna d’acqua.
3. Sistemi di pesca che impiegano attrezzi passivi
Infine in quest’ultima categoria rientrano diversi strumenti verso i quali i pesci nuotano rimanendovi imbrigliati, agganciati o imprigionati. A questa categoria appartengono le reti da posta, gli ami e le trappole. Vediamoli uno per uno.
Reti da posta

Le reti da posta si distinguono principalmente in:
- Reti da posta derivanti: una volta immerse appena sotto la superficie dell’acqua, queste reti rimangono sospese e si muovono in balia delle correnti per qualche ora. Il pesce – soprattutto specie pelagiche come sgombro, pesce spada e tonno – viene intrappolato quando inserisce la testa nella maglia, dove rimane bloccato all’altezza delle branchie. Oltre a causare lesioni cutanee e abrasioni, queste reti espongono i pesci al rischio di essere vittime di attacchi di predatori.
- Reti da posta fisse: queste reti vengono calate in prossimità del fondo marino, dove rimangono ancorate grazie alla presenza di pesi collegati ai galleggianti in superficie. Possono essere composte da una o tre pezze di reti sovrapposte, nelle quali i pesci – in particolare merluzzi , sogliole e naselli – rimangono impigliati o intrappolati anche per molte ore. Nel tentativi di liberarsi, i pesci si contorcono e spesso si procurano lesioni alla testa o alla spina dorsale.
Pesca con ami e lenze

In questa categoria, rientra la pesca effettuata con:
- Lenze: possono essere a mano, a canna e a traino. Sono composte da un lungo cavo sul quale sono inseriti uno o più ami, dove il pesce abbocca poiché attirato da un’esca. Le terribili lesioni sono causate proprio dall’uso dell’amo, la cui rimozione comporta ulteriore sofferenza per gli animali che possono subire altre ferite ed essere esposti a stress acuto.
- Palangari: i palangari sono formati da una lunga lenza su cui vengono posizionati numerosi ami. Possono essere ancorati al fondo del mare (fissi) o calati a mezz’acqua (derivanti): i primi catturano specie demersali come il merluzzo, mentre i secondi specie pelagiche come il pesce spada e altri tonnidi. I pesci vengono brutalmente feriti e costretti a una lunga agonia poiché spesso lasciati attaccati all’amo sott’acqua per giorni interi.
Pesca con trappole

Le trappole possono essere fisse o mobili; queste ultime, conosciute anche come nasse, sono attrezzi dove il pesce viene attirato al loro interno per mezzo di esche, dove rimane intrappolato senza poter sfuggire. Vengono utilizzate soprattutto per la cattura di crostacei, ingabbiati nel fondale per giorni ed esposti ad anossia, shock termico e stress.
Perché difendere i pesci è così importante
Come emerge da Seaspiracy, date le circostanze attuali, non è possibile mangiare pesce proveniente da attività di pesca sostenibili. Le organizzazioni che si occupano di fornire marchi di certificazione di questo tipo semplicemente non possono in alcun modo garantire che quel pesce provenga da attività di pesca legali. L’unica azione davvero sostenibile non può che essere eliminare il consumo di pesce. Di fronte a un punto di non ritorno sempre più vicino, l’unico modo per evitare la sofferenza di miliardi di animali e prevenire la crisi climatica è eliminare il consumo di pesce e scegliere un’alimentazione vegetale.