Davanti al Ministero della Salute a Roma per chiedere il divieto di allevamento di visoni
Sabato 13 febbraio abbiamo organizzato, assieme a LAV, una manifestazione davanti al Ministero della Salute per chiedere il divieto di allevamento di visoni utilizzati per la produzione di pellicce.
Con la manifestazione di sabato mattina abbiamo chiesto al Ministro Roberto Speranza di modificare la temporanea sospensione dell’attività di allevamento dei visoni — che avrà scadenza il 28 febbraio — in un definitivo divieto di allevamento.

© Luca Santini
La sospensione non basta
Finora la sospensione ha permesso agli allevatori di abbattere gli animali per la produzione di pellicce e di mantenere i riproduttori, almeno 7000 visoni, tuttora rinchiusi negli ultimi sei allevamenti rimasti attivi in Italia. Questo provvedimento non interferisce con il normale ciclo produttivo degli allevamenti, in quanto le riproduzioni dei visoni avvengono a marzo. Inoltre non ha in alcun modo ridotto il rischio di formazione di serbatoi di coronavirus negli allevamenti — come dimostrato dal secondo focolaio a emergere in Italia, riscontrato pochi giorni fa in un allevamento in provincia di Padova.
In Italia, come anche in altri Paesi, l’infezione continua quindi a diffondersi, anche ad allevamenti praticamente svuotati. A oggi si contano oltre 400 focolai di coronavirus SARS-CoV-2 in allevamenti di visoni di tutto il mondo.
Gli studi confermano la pericolosità degli allevamenti di visoni
Studi condotti da autorità sanitarie internazionali hanno confermato che l’unica catena di trasmissione di SARS-CoV-2 documentata è umano-visone-umano e inoltre hanno rilevato almeno 7 varianti provenienti dai visoni. Di fronte a questi rischi e al continuo propagarsi delle infezioni negli allevamenti, le misure intraprese in Italia sinora sono state troppo blande.
Ogni singolo allevamento di visoni è infatti come una bomba a orologeria. Le agghiaccianti condizioni in cui sono costretti a vivere i visoni, una specie particolarmente suscettibile al coronavirus, favoriscono la possibilità di formazione di serbatoi del virus. Di conseguenza, dare la possibilità agli allevatori italiani di mantenere gli animali riproduttori o, ancora peggio, di procedere agli accoppiamenti con la conseguente nascita di circa 60.000 visoni, sarebbe una decisione scellerata. Tanto più che alcuni di loro sono stati filmati mentre violano le minime norme di biosicurezza.
Gli allevamenti di visoni devono essere chiusi
Dopo le infezioni rilevate negli allevamenti in tutto il mondo, Francia e Paesi Bassi hanno vietato gli allevamenti di visoni. La Danimarca, tra i maggiori produttori di pellicce, ha abbattuto tutti i di visoni presenti nel Paese e vietato l’utilizzo delle gabbie per tutto il 2021. In Svezia l’attività è stata sospesa per l’intero anno, mentre l’Ungheria, pur non avendo strutture produttive, ha imposto un divieto per evitare che allevatori provenienti da altre nazioni si insedino nel loro territorio.
Gli allevamenti di visoni sono crudeli per gli animali e pericolosi per la salute pubblica. Possono infatti essere causa di diffusione del coronavirus, anche mutato, dagli animali all’essere umano. Focolai di virus sono stati trovati negli allevamenti di tutto il mondo, anche in Italia, nel cremonese e nel padovano. Nell’interesse della salute pubblica e degli animali, gli allevamenti di visoni devono essere vietati.
È un’industria in crisi, crudele e ben l’86% degli italiani è contrario a questa attività. Il momento giusto per chiuderli è ora! Aiutaci a raggiungere questo storico risultato, firma la nostra petizione.