Visoni, allevatore aggredisce nostri attivisti e vìola norme di biosicurezza
Ieri sera all’interno della trasmissione Le Iene è andato in onda un servizio di Giulia Innocenzi con le immagini inedite di quanto è accaduto durante una recente nostra azione di fronte all’allevamento di visoni a San Marco, nel comune di Ravenna.
L’obiettivo della manifestazione era chiedere alle istituzioni la chiusura urgente degli ultimi 9 allevamenti di animali da pelliccia ancora attivi in Italia, per le gravi sofferenze a cui sono sottoposti gli animali e per il rischio di diffusione di coronavirus, dopo i casi di visoni infetti rilevati in diversi Paesi nel mondo, tra cui l’Italia.
Durante l’azione, un’attivista di Essere Animali è stata colpita alla schiena con un bastone di ferro da un operatore dell’allevamento che non indossava nessun dispositivo di protezione individuale, come mascherina, guanti e camice. Il cartello che reggeva e con cui protestava in modo pacifico è stato rotto con un colpo di spranga ed è stata più volte insultata.
A parte lo spavento per i nostri attivisti, le violazioni dell’operatore alle norme di biosicurezza anti COVID-19 sono gravissime. Per quanto le condizioni dei 1000 visoni rinchiusi nell’allevamento a San Marco di Ravenna siano state monitorate nei giorni scorsi dai carabinieri del Nas e dai servizi veterinari dell’Azienda Usl Romagna, i quali non hanno riscontrato sintomi clinici riferibili a infezione da Sars-Cov-2, è stato appurato che sono gli allevatori malati a contagiare i visoni.
Allevamenti di visoni e coronavirus: la situazione europea
In Olanda e Danimarca sono stati già documentati oltre 250 casi di successivi salti di specie inverso, dal visone all’essere umano. Inoltre, secondo una nuova analisi scientifica, sette Paesi segnalano infezioni da coronavirus in esseri umani con mutazioni legate al visone, in Olanda, Danimarca, Svizzera, Sud Africa, Russia, Stati Uniti e Isole Faroe. Mutazioni che potrebbero anche ostacolare la ricerca di un vaccino, rendendo l’allevamento di animali da pelliccia un problema sanitario di natura mondiale.
Il rispetto delle norme di sicurezza negli allevamenti di visoni è quindi fondamentale per preservare la salute di tutta la nostra comunità, ma questa non è nemmeno la prima volta che gli allevatori italiani violano queste norme. Come già denunciato in un’investigazione LAV, anche a Capralba (CR), Calvagese della Riviera (BS) e Villa del Conte (PD), sono stati filmati operatori senza alcun dispositivo di protezione.
È urgente vietare gli allevamenti di visoni in Italia
Rinnoviamo quindi il nostro appello al Governo per chiedere con urgenza una legge che vieti la produzione di pellicce e imponga la chiusura di tutti gli allevamenti italiani di visoni, obiettivo della nostra campagna Visoni Liberi.
In questi giorni abbiamo scritto anche alle Regioni e ai Comuni interessati dalla presenza di questi allevamenti per chiedere di emanare ordinanze locali per sospendere l’attività delle strutture presenti sul loro territorio.

© Andrea Rendine / Essere Animali
L’Assessore alle Politiche per la Salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, ha espresso a parole il proprio consenso, ma le Regioni possono farlo per motivi legati a esigenze di tutela della salute pubblica. È necessario quindi passare dalle parole ai fatti, anche per lanciare un segnale al Governo che intervenga con un divieto nazionale, come già molti Paesi hanno fatto, 15 solo in Europa.
Come abbiamo più volte documentato con le nostre indagini, gli allevamenti di visoni sottopongono gli animali a privazioni che causano gravi sofferenze, ferite, comportamenti stereotipati e autolesionistici e presentano condizioni che inevitabilmente favoriscono l’eventuale diffusione di un virus.
Per il rispetto della nostra comunità, degli animali e del pianeta, vietiamoli!
